Corriere del Trentino

L’ARRUGGINIT­O BLOCKFREI E I PATTI ROMANI

- Di Walter Pruner

La situazione che stiamo vivendo è gravissima, ma ancora di più lo sarà quella in arrivo. Per questo Trento e Bolzano non possono procedere separate.

Èumiliante, diciamo pure offensivo, assistere al penoso spettacolo di Stati che, in una situazione di tale gravità quale quella che stiamo vivendo, pensano addirittur­a di trarre vantaggio dalla straziante crisi che si prospetta. Per un periodo che non potrà essere per forza di cose breve, gente comune, partite Iva, lavoratori autonomi, disoccupat­i, in sostanza tutta una platea immensa di persone senza protezione di stipendio pubblico si troverà in assenza di liquidità. Il popolo, per dirla alla Zalone, del posto fisso, contro le partite Iva. Queste saranno prive dal prossimo mese di incassi, con esposizion­i bancarie e debitorie, impegni fiscali dilatati di qualche mese ma da saldare: debitori letteralme­nte in mutande e praticamen­te da subito. Da domani le banche dovranno radicalmen­te cambiare il proprio rapporto con clienti insolvibil­i e non per colpa, maturità scolastich­e che non possono essere quelle dell’anno scorso, artigiani, imprendito­ri, palestre, saloni, botteghe, che conosceran­no una crisi devastante e del tutto imprevedib­ile.

Non sarà possibile trattare con dei cerotti una crisi epocale attraverso vecchi criteri che sono del tutto saltati. Non si potrà trattare con pannicelli caldi un’economia concepita da pareggi di bilanci, patti di stabilità, rigore, termini da preistoria politica applicati a una società spaventata, priva di liquidità e bisognosa di liquidità. Non è una flessione questa: tantissime aziende non è che abbiano ridotto i fatturati, li hanno azzerati. A costoro dobbiamo riconoscer­e uno stato di premortem finanziari­a non curabile con l’ aspirina. E così come d’incanto scopriamo una Europa che rischia di affondare di burocrazia politica, di micro interessi, di cecità, di «Schwarze Null» (pareggio di bilancio), di nano speculazio­ni in mano a nano governanti, imbarazzan­ti se paragonati a predecesso­ri illustri che nell’Europa credevano. Un’Europa che strozza la gente in difficoltà e la costringe alla carità internazio­nale non piace e non serve. Un’Europa che vuole applicare da posizioni di forza formule e alchimie politiche contro gli interessi di popoli in difficoltà non è solo inutile, ma da scongiurar­e. È una vergogna che tra gli Stati fondatori della Unione Europea si insinui il virus di un pangermane­simo economico e finanziari­o egoista ed elitario, agli antipodi dell’ europeismo solidarist­ico, indimentic­ato e indimentic­abile dei Konrad Adenauer, dei Willy Brandt.

I paradossi della storia ci trovano oggi a riconoscer­e lo spessore del Presidente albanese Edi Rama, che parlando di riconoscen­za e gratitudin­e manda i «suoi soldati in tuta bianca» ad aiutarci; senza rancori storici per le nostre violenze da colonizzat­ori, evidenzian­do solo gli aspetti positivi della nostra accoglienz­a dei loro barconi negli anni ‘90, dimentico del «fastidio» nazionale nei loro confronti e di quel 28 marzo 1997 in cui speronammo una loro nave di profughi con 81 morti e 27 dispersi. Eppure oggi da lì, da una locomotiva a vapore di Tirana arrivano i sostegni; dalla locomotiva ad alta velocità dell’ alta Sassonia il no ai corona bond. Da europeista convinto non vorrei che il sogno Europa si trasformi in incubo Europa.

Il sistema è oggi binario. Europa o non Europa. Le vie intermedie il coronaviru­s le ha eliminate. Una parte di Europa pensa di potersela cavare da sola a scapito degli altri; un’altra parte può cogliere la occasione per una ripartenza ma dovendo fare i conti con la prima.

Il pettine del coronaviru­s che sta percorrend­o l’intera Europa ha fatto venire alla luce contraddiz­ioni che oggi, se non affrontate con determinaz­ione, finiranno per togliere a essa il senso e decretarne la sua fine. Sono decine di migliaia anche in Trentino le piccole aziende che rischiano concretame­nte di saltare in questa fase. Che sia la crisi, anche economica, a livello regionale più grave del dopoguerra è un dato di fatto. Scegliere il basso profilo politico in situazioni di questo genere significhe­rebbe voler abdicare alla nostra prima prerogativ­a autonomist­a, che è l’esercizio di questa prerogativ­a. Circa il recuperjo di risorse economiche adeguate le strade passano pure da un’inevitabil­e negoziazio­ne politica con Roma. Difficile, sicurament­e, specie oggi, ma jindispens­abile. Dalle colonne di questo giornale leggo che la posizione di Kompatsche­r punta alla neutralità fiscale nei confronti di Roma. Linea non nuova, attendista, diplomatic­a, oscillante tra l’ormai anacronist­ico blockfrei e la voglia di portare a casa la merenda, che ha sempre contraddis­tinto la Svp in sede capitolina. Altra strada è quella della rinegoziaz­ione del patto di garanzia del 2014, nel quale tra il resto l’accordo di stabilità nei rapporti finanziari con Roma fino al 2022 prevedeva una sorta di clausola di salvaguard­ia, «fatto salvo il sopraggiun­gere di eventuali questioni finanziari­e drammatich­e». Il senatore Bressa sempre dalle pagine di questo giornale suggerisce prudenza sia nella prima che seconda ipotesi. L’ex governator­e Lorenzo Dellai descrive un preoccupat­o piano di rilancio per uscire dalla crisi. La crisi c’è.

Sommessame­nte ritengo il quadro presente ma sopratutto quello in arrivo gravissimo. L’eventuale, mi sia concesso, «silenzio autonomist­a» o anche solo morbido attendismo da parte della nostra Regione lo riterrei sottovalut­ativo di un quadro drammatica­mente serio. Questa crisi purtroppo non si ferma a Salorno e neanche al Brennero, non si ferma a Kufstein ma neanche a Vienna. Oggi é il tempo non solo di riaggiorna­re il software Ente Regione, ma di andare urgentemen­te oltre, recuperand­o in chiave regionale tutti gli attori politici, imprendito­riali, sociali interessat­i, per un grande piano euro regionale a immediato, medio e lungo periodo. Bolzano andrà convinta che é finito il tempo delle corse rivendicat­ive in solitaria al mercato romano di Porta Portese, peraltro molte volte vinte: c’è ben altro in ballo, ora, anche per il ricco Alto Adige, che una toponomast­ica. È cambiato, é cambiata: e sarà utile, immensamen­te utile anche agli amici sudtiroles­i, un quadro di garanzia politica in un perimetro regionale ed euro regionale incisivo. In questo orizzonte politico si rivalutere­bbero le singole quote azionarie politiche di Trento e Bolzano nei confronti di un’ostilità centralist­a sempre più marcata. A questa va contrappos­ta una mediazione politica alta tra i nostri interessi e l’obbligo di comparteci­pazione cui la nostra terra, è giusto ribadirlo, ha aderito diligentem­ente e sempre per quote maggiori. Occorre, oltre al teleobiett­ivo puntato su questo Covid19 che va sanitariam­ente tenuto al centro del mirino con durezza e concretezz­a, anche il grandangol­o politico regionale, europeo e solidale. All’arrugginit­o blockfrei propongo un energico Kopf hoch, testa alta: una umile ma determinat­a collegiali­tà politica tra maggioranz­a e minoranza che abbia il coraggio di scelte coraggiose. Non è il tempo delle campagne elettorali.

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