L’ARRUGGINITO BLOCKFREI E I PATTI ROMANI
La situazione che stiamo vivendo è gravissima, ma ancora di più lo sarà quella in arrivo. Per questo Trento e Bolzano non possono procedere separate.
Èumiliante, diciamo pure offensivo, assistere al penoso spettacolo di Stati che, in una situazione di tale gravità quale quella che stiamo vivendo, pensano addirittura di trarre vantaggio dalla straziante crisi che si prospetta. Per un periodo che non potrà essere per forza di cose breve, gente comune, partite Iva, lavoratori autonomi, disoccupati, in sostanza tutta una platea immensa di persone senza protezione di stipendio pubblico si troverà in assenza di liquidità. Il popolo, per dirla alla Zalone, del posto fisso, contro le partite Iva. Queste saranno prive dal prossimo mese di incassi, con esposizioni bancarie e debitorie, impegni fiscali dilatati di qualche mese ma da saldare: debitori letteralmente in mutande e praticamente da subito. Da domani le banche dovranno radicalmente cambiare il proprio rapporto con clienti insolvibili e non per colpa, maturità scolastiche che non possono essere quelle dell’anno scorso, artigiani, imprenditori, palestre, saloni, botteghe, che conosceranno una crisi devastante e del tutto imprevedibile.
Non sarà possibile trattare con dei cerotti una crisi epocale attraverso vecchi criteri che sono del tutto saltati. Non si potrà trattare con pannicelli caldi un’economia concepita da pareggi di bilanci, patti di stabilità, rigore, termini da preistoria politica applicati a una società spaventata, priva di liquidità e bisognosa di liquidità. Non è una flessione questa: tantissime aziende non è che abbiano ridotto i fatturati, li hanno azzerati. A costoro dobbiamo riconoscere uno stato di premortem finanziaria non curabile con l’ aspirina. E così come d’incanto scopriamo una Europa che rischia di affondare di burocrazia politica, di micro interessi, di cecità, di «Schwarze Null» (pareggio di bilancio), di nano speculazioni in mano a nano governanti, imbarazzanti se paragonati a predecessori illustri che nell’Europa credevano. Un’Europa che strozza la gente in difficoltà e la costringe alla carità internazionale non piace e non serve. Un’Europa che vuole applicare da posizioni di forza formule e alchimie politiche contro gli interessi di popoli in difficoltà non è solo inutile, ma da scongiurare. È una vergogna che tra gli Stati fondatori della Unione Europea si insinui il virus di un pangermanesimo economico e finanziario egoista ed elitario, agli antipodi dell’ europeismo solidaristico, indimenticato e indimenticabile dei Konrad Adenauer, dei Willy Brandt.
I paradossi della storia ci trovano oggi a riconoscere lo spessore del Presidente albanese Edi Rama, che parlando di riconoscenza e gratitudine manda i «suoi soldati in tuta bianca» ad aiutarci; senza rancori storici per le nostre violenze da colonizzatori, evidenziando solo gli aspetti positivi della nostra accoglienza dei loro barconi negli anni ‘90, dimentico del «fastidio» nazionale nei loro confronti e di quel 28 marzo 1997 in cui speronammo una loro nave di profughi con 81 morti e 27 dispersi. Eppure oggi da lì, da una locomotiva a vapore di Tirana arrivano i sostegni; dalla locomotiva ad alta velocità dell’ alta Sassonia il no ai corona bond. Da europeista convinto non vorrei che il sogno Europa si trasformi in incubo Europa.
Il sistema è oggi binario. Europa o non Europa. Le vie intermedie il coronavirus le ha eliminate. Una parte di Europa pensa di potersela cavare da sola a scapito degli altri; un’altra parte può cogliere la occasione per una ripartenza ma dovendo fare i conti con la prima.
Il pettine del coronavirus che sta percorrendo l’intera Europa ha fatto venire alla luce contraddizioni che oggi, se non affrontate con determinazione, finiranno per togliere a essa il senso e decretarne la sua fine. Sono decine di migliaia anche in Trentino le piccole aziende che rischiano concretamente di saltare in questa fase. Che sia la crisi, anche economica, a livello regionale più grave del dopoguerra è un dato di fatto. Scegliere il basso profilo politico in situazioni di questo genere significherebbe voler abdicare alla nostra prima prerogativa autonomista, che è l’esercizio di questa prerogativa. Circa il recuperjo di risorse economiche adeguate le strade passano pure da un’inevitabile negoziazione politica con Roma. Difficile, sicuramente, specie oggi, ma jindispensabile. Dalle colonne di questo giornale leggo che la posizione di Kompatscher punta alla neutralità fiscale nei confronti di Roma. Linea non nuova, attendista, diplomatica, oscillante tra l’ormai anacronistico blockfrei e la voglia di portare a casa la merenda, che ha sempre contraddistinto la Svp in sede capitolina. Altra strada è quella della rinegoziazione del patto di garanzia del 2014, nel quale tra il resto l’accordo di stabilità nei rapporti finanziari con Roma fino al 2022 prevedeva una sorta di clausola di salvaguardia, «fatto salvo il sopraggiungere di eventuali questioni finanziarie drammatiche». Il senatore Bressa sempre dalle pagine di questo giornale suggerisce prudenza sia nella prima che seconda ipotesi. L’ex governatore Lorenzo Dellai descrive un preoccupato piano di rilancio per uscire dalla crisi. La crisi c’è.
Sommessamente ritengo il quadro presente ma sopratutto quello in arrivo gravissimo. L’eventuale, mi sia concesso, «silenzio autonomista» o anche solo morbido attendismo da parte della nostra Regione lo riterrei sottovalutativo di un quadro drammaticamente serio. Questa crisi purtroppo non si ferma a Salorno e neanche al Brennero, non si ferma a Kufstein ma neanche a Vienna. Oggi é il tempo non solo di riaggiornare il software Ente Regione, ma di andare urgentemente oltre, recuperando in chiave regionale tutti gli attori politici, imprenditoriali, sociali interessati, per un grande piano euro regionale a immediato, medio e lungo periodo. Bolzano andrà convinta che é finito il tempo delle corse rivendicative in solitaria al mercato romano di Porta Portese, peraltro molte volte vinte: c’è ben altro in ballo, ora, anche per il ricco Alto Adige, che una toponomastica. È cambiato, é cambiata: e sarà utile, immensamente utile anche agli amici sudtirolesi, un quadro di garanzia politica in un perimetro regionale ed euro regionale incisivo. In questo orizzonte politico si rivaluterebbero le singole quote azionarie politiche di Trento e Bolzano nei confronti di un’ostilità centralista sempre più marcata. A questa va contrapposta una mediazione politica alta tra i nostri interessi e l’obbligo di compartecipazione cui la nostra terra, è giusto ribadirlo, ha aderito diligentemente e sempre per quote maggiori. Occorre, oltre al teleobiettivo puntato su questo Covid19 che va sanitariamente tenuto al centro del mirino con durezza e concretezza, anche il grandangolo politico regionale, europeo e solidale. All’arrugginito blockfrei propongo un energico Kopf hoch, testa alta: una umile ma determinata collegialità politica tra maggioranza e minoranza che abbia il coraggio di scelte coraggiose. Non è il tempo delle campagne elettorali.