Corriere del Trentino

Tersite Rossi, storie virali attraverso il mondo social

Una sorta di diario di pandemia del collettivo Tersite Rossi diffuso in rete (e con l’audio) «Ma non dimentichi­amo i librai»

- di Chiara Marsilli

Un pianista, una casa in campagna, un virus che arriva a sconvolger­e vita e programmi. Suonare solo

per le piante è il racconto in quattro puntate scritto dal collettivo trentino di scrittura Tersite Rossi e diffuso gratuitame­nte in questi giorni attraverso la rete (www.tersiteros­si.it e sui social) accompagna­to dalla versione audio letta dalla voce dell’attrice Maura Pettorruso. «Un diario del virus durante il virus», lo presenta l’autore, aggiungend­o: «per esorcizzar­e questo momento e cercare di restituire un punto di vista diverso». Da dove nasce il racconto?

«Non era programmat­o. Ci siamo sempliceme­nte chiesti se fossimo pronti a scrivere qualcosa, se ci fossero già spunti e stimoli per riflettere. La risposta è stata positiva: già a metà marzo, quando abbiamo scritto il racconto, la situazione che stavamo vivendo aveva già modificato radicalmen­te le abitudini di tutti».

Si può anticipare qualcosa della trama?

«Si tratta del diario di un pianista. Volevamo che il protagonis­ta fosse un artista per sentirlo vicino alla nostra dimensione creativa, senza appiattirc­i nella realtà di scrittori. Il diario inizia il 22 gennaio e segue lo sviluppo del virus fino a fine giugno. La storia ricalca in modo un po’ inquietant­e i fatti accaduti fin dopo la metà di marzo, ma poi si stacca dalla dinamica dell’oggi e si sviluppa in una sorta di distopia che ha dei risvolti positivi. La pandemia che stiamo vivendo è una catastrofe, ma è anche un’occasione per vedere le cose da un nuovo punto di vista: un momento per cogliere le opportunit­à della crisi e ripensare se stessi».

Perché avete deciso di diffondere il racconto attraverso i social e in combinazio­ne con l’audioracco­nto?

«Il self publishing attraverso i social continua ad avere una nomea negativa, ma è un importante canale utilizzato anche da autori affermati accanto alle pubblicazi­oni “classiche”. A noi interessav­a la rapidità: volevamo che il racconto arrivasse alle persone durante l’epidemia stessa. È una modalità, con quella dell’audiolibro, che probabilme­nte replichere­mo».

Il sottotitol­o recita «Un racconto per e con i librai». Che cosa significa?

«Abbiamo sviluppato una rete in collaboraz­ione con i librai, una delle categorie che sta vivendo peggio questa situazione. In questi anni abbiamo conosciuto tanti librai che nel loro piccolo fanno un lavoro importanti­ssimo in territori desertific­ati dal punto di vista culturale. Ne abbiamo selezionat­i e contattati 14, chiedendo loro di leggere il racconto e dare suggerimen­ti. Alla scrittura collettiva, alla quale siamo già abituati, abbiamo aggiunto l’editing collettivo. I librai sono passati dall’essere “solo” l’anello finale della catena editoriale a dare un imprinting fortissimo al racconto. Poi ognuno di loro, pur chiuso, ci sta aiutando nella diffusione del racconto attraverso i social».

Come si scrive un racconto a quattro mani quando tutto il mondo vive l’isolamento e la reclusione?

«È controintu­itivo. Nel nostro caso già da tempo ci eravamo allontanat­i geografica­mente e avevamo sperimenta­to un metodo di lavoro a distanza. Le tecnologie di smart-working che stanno esplodendo ora sono strumenti che già utilizziam­o, quindi il limite al movimento non è stato un problema. Ovviamente la cosa non può funzionare troppo a lungo: l’incontro fisico è essenziale».

Credete che questa pandemia possa essere un’occasione di rinascita?

«Il titolo stesso inquadra la condizione di isolamento ma anche la possibilit­à di ricrearsi e reinventar­si: non smettere di suonare, ma farlo per le piante, che diventano simbolo della capacità di reagire. Rivedere il nostro modello di sviluppo è l’unico modo di usare la pandemia in modo positivo. Il virus non è né una calamità o una volontà divina né frutto di un complotto: la responsabi­lità è collettiva e affonda le radici in uno stile di vita insostenib­ile per il pianeta. Dobbiamo cercare la strada del “più lento” e del “meno”».

La storia

Taccuino di un pianista ispirato all’attualità ma che poi vira verso una distopia più positiva

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 ??  ?? 1 Tersite Rossi è il nome con il quale firma i propri lavori a quattro mani il «collettivo di scrittura» formato da Marco Niro, giornalist­a, e Mattia Maistri, insegnante. I due hanno già pubblicato con questo pseudonimo i romanzi È già sera, tutto è finito (2010), Sinistri (2012), I signori della Cenere (2016) e il recente
Gleba (2019). 2 L’attrice Maura Pettorusso, che presta la sua voce alla lettura di Suonare solo per le piante. 3 Tersite Rossi durante la presentazi­one di un loro romanzo. Dal loro stretto rapporto con quattordic­i librai è nata una collaboraz­ione diretta con un inedito «editing collettivo» di Suonare solo per le piante. 1
1 Tersite Rossi è il nome con il quale firma i propri lavori a quattro mani il «collettivo di scrittura» formato da Marco Niro, giornalist­a, e Mattia Maistri, insegnante. I due hanno già pubblicato con questo pseudonimo i romanzi È già sera, tutto è finito (2010), Sinistri (2012), I signori della Cenere (2016) e il recente Gleba (2019). 2 L’attrice Maura Pettorusso, che presta la sua voce alla lettura di Suonare solo per le piante. 3 Tersite Rossi durante la presentazi­one di un loro romanzo. Dal loro stretto rapporto con quattordic­i librai è nata una collaboraz­ione diretta con un inedito «editing collettivo» di Suonare solo per le piante. 1
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