Corriere del Trentino

Agricoltur­a, caccia a 12.000 stagionali

L’allarme Provincia e Coldiretti: «Ripristina­re i voucher»

- di Erica Ferro

L’emergenza sanitaria porta con sé l’emergenza della manodopera, in gran parte straniera, impossibil­itata a raggiunger­e le campagne italiane e locali: i lavoratori stagionali attesi fra aprile e ottobre sono circa 12.000.

TRENTO Si parte dalle fragole. A breve, tra circa un mese, comincerà in Trentino la raccolta dei piccoli frutti: seguiranno ciliegie, asparagi, prugne, uva, mele. La natura e i raccolti stagionali vanno avanti anche in tempi di coronaviru­s. A cambiare, con ogni probabilit­à, saranno le braccia che potranno raccoglier­e le produzioni. L’emergenza sanitaria porta con sé l’emergenza della manodopera, in gran parte straniera, impossibil­itata a raggiunger­e le campagne italiane e locali: i lavoratori stagionali attesi fra aprile e ottobre sono circa 12.000 in Trentino, gli stranieri sono il 75%. Lo scorso anno gli assunti complessiv­i in agricoltur­a sono stati 29.000, quasi tutti fra giugno e ottobre. Le associazio­ni di categoria sono preoccupat­e, la Provincia si sta muovendo: «Stiamo approfonde­ndo i contratti di rete» fa sapere l’assessora all’agricoltur­a Giulia Zanotelli.

Con l’avanzare della stagione e l’arrivo delle grandi campagne di raccolta l’apprension­e si fa palpabile nelle imprese agricole. Dei 370.000 lavoratori agricoli stranieri impegnati ogni anno in Italia, quasi la metà lavora in sole 15 province: fra queste, a far registrare i valori assoluti più elevati, ci sono Bolzano e Trento. «Il problema è gravissimo e l’ansia tra gli agricoltor­i è tanta — ammette Paolo Calovi, presidente di Cia-Agricoltor­i italiani del Trentino — se le frontiere non aprono il danno sarebbe enorme: si lavora tutto l’anno per far maturare la frutta e ora ci ritroverem­mo nel momento più importante senza poter riuscire a compiere l’operazione finale». Secondo quanto riporta il direttore di Cia Trentino Massimo Tomasi gli stagionali impiegati in Trentino sono circa 12.000 l’anno, per il 75% stranieri. «La Romania è una delle nazioni dalla quale, al momento, proviene la maggior parte dei lavoratori — spiega — in questo periodo il nocciolo duro è composto da manodopera provenient­e da Paesi dell’est Europa, anche Serbia, Albania, Montenegro, persone specializz­ate nel tempo che conoscono il processo produttivo locale».

Le richieste delle associazio­ni le sintetizza il presidente di Coldiretti del Trentino Gianluca Barbacovi: «È necessario creare “corsie verdi” alle frontiere interne dell’Unione europea per la circolazio­ne an dei lavoratori agricoli oltre che per le merci — spiega —. Al governo chiediamo invece il ripristino dei voucher, per dare lavoro a pensionati, studenti, lavoratori in cassa integrazio­ne che in questo momento potrebbe servire sia ad agricoltor­i e a molte famiglie». Ma i voucher «come erano una volta — precisa Calovi — non quelli di adesso, impraticab­ili e vincolanti».

La Provincia, a ogni modo, non resta a guardare: «Abbiamo proseguito anche quest’anno il progetto, lanciato nel 2019, di raccolta delle candidatur­e per lavorare nel settore agricolo in Trentino» fa sapere Zanotelli. Attraverso la precedente campagna erano pervenute 1.142 candidatur­e, 130 gli imprendito­ri agricoli coinvolti, 300 le posizioni ricercate che avevano trovato risposta. «Insieme alla Federazion­e trentina della cooperazio­ne stiamo approfonde­ndo, inoltre, i contratti di rete — spiega l’assessora — che permettono di realizzare raggruppam­enti di imprese per la collaboraz­ione reciproca e di scambiarsi, ad esempio, la manodopera a seconda dei periodi di necessità. Un canale che potrebbe essere utile anche in futuro, non solo adesso in questo periodo di emergenza». Insieme ai colleghi delle altre regioni, Zanotelli ha partecipat­o più volte a videoconfe­renze con la ministra Teresa Bellanova: «L’ultimo decreto governativ­o ha esteso la platea dei famigliari che possono lavorare direttamen­te in azienda dal quarto al sesto grado di parentela — sottolinea — ma sappiamo che il fabbisogno di manodopera non può essere coperto con gli strumenti a disposizio­ne. Per questo abbiamo chiesto anche noi di reintrodur­re i voucher e misure semplifica­tive per l’assunzione di lavoratori». Barbacovi si dice «abbastanza fiducioso, anche perché senza manodopera non si raccoglie la frutta e se questo accade mancherà il cibo per la grande distribuzi­one».

Stranieri

Il 75% degli stagionali proviene dall’estero. Barbacovi: coinvolger­e cassintegr­ati e studenti

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Il blocco degli spostament­i preoccupa le aziende in vista della raccolta
Stagionali Il blocco degli spostament­i preoccupa le aziende in vista della raccolta

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