«Vira in Arte», ecco l’antidoto allo sconforto
«Vira in Arte!», una collettiva su Facebook. Cappello: messaggio di speranza
La pandemia può aver sospeso e cristallizzato gli eventi, ma non il fermento artistico e la creatività che, oggi, trovano più che mai sfogo sui canali che la tecnologia ci mette a disposizione. E così sulla pagina Facebook di Fida, la Federazione degli artisti di Trento e Bolzano, sta spopolando l’iniziativa virtuale e alternativa ideata dalla sua presidente, Barbara Cappello.
«Vira in Arte!» è una carrellata quotidiana di opere e contributi messi a disposizione gratuitamente dagli iscritti all’associazione e da decine di creativi che, da fuori regione ma anche dall’estero, hanno voluto aderire. Immagini e parole come messaggio di vicinanza e di positività in un momento in cui ciascuno di noi è solo con i propri pensieri, spesso tinti di cupa preoccupazione, o costretto a «subire» quelli delle persone con cui condivide spazi domestici sempre troppo ridotti.
«Tre settimane fa, all’inizio della quarantena, ho pensato che un’esposizione virtuale di opere d’arte accompagnate dalle parole degli artisti potesse essere un gesto esortativo per distogliere l’attenzione dal problema attuale che sta soffocando la società con un velo di depressione collettiva — spiega Barbara Cappello —. Questo non significa che si debba prendere atto della situazione, ma occorre cercare di rasserenare gli animi e lo spirito. Sono convinta che l’arte in ogni sua forma, compresi cinema e teatro, anche se virtuale possa aiutare a tollerare meglio, se non a superare, momenti di paura e sconforto».
Opere e pensieri positivi per corroborare gli animi con la bellezza. Questo l’intento da cui nasce «Vira in Arte!»: una roccaforte virtuale in cui da creatività e parole scaturisce un vortice vibrante. Il titolo non è casuale: «Vira è da intendere come un’esortazione a virare, a cambiare rotta, a spostare l’attenzione verso l’arte che è un toccasana, un integratore per il benessere della mente — prosegue la presidente di Fida —. Tutti i membri dell’associazione hanno aderito con entusiasmo e, siccome di “muri” in casa ne abbiamo abbastanza, ho esteso l’invito abbattendo qualsiasi confine e ostacolo che ci confina dentro noi stessi più di quanto non faccia il virus». E così hanno iniziato a piovere le adesioni, giorno dopo giorno si sono aggiunti Armando Riva e Giuliano Mammoli,
ma anche l’artista, curatrice e gallerista Adolfina De Stefani: «Una persona straordinaria, di una certa età ma con una lucidità e una presenza ineguagliabile e ammirevole, che credo possa essere veramente un faro per gli artisti più o meno giovani contemporanei e anche per chi verrà in futuro», commenta Cappello. Sua l’immagine di una proiezione video sulla parete di fronte a casa: una fabbrica di sfondo e parole che scorrono per riflettere sull’egodurante
centrismo, sulla fiducia, sull’individualismo.
Tra i post che hanno riscosso maggiore successo sulla pagina Facebook dedicata al progetto, quello di Kit Kitev, un’associazione di artisti tedeschi di Oberhausen attiva sul fronte delle problematiche sociali: Miriam, Agneska, Christoph e Marzio compaiono in quattro fotogrammi uniti che li vedono mostrare dei cartoni con scritte che danno voce a coloro che, anche questa pandemia, non hanno casa. Questo il messaggio che accompagna l’opera: «Mentre rimaniamo a casa e ci laviamo le mani più spesso che mai, dobbiamo essere consapevoli che altrove — nei campi sovraffollati ai confini dell’UE — queste semplici misure di protezione non possono essere attuate: nessuna casa, nessuna assistenza medica, carenza d’acqua e distanza sociale impossibile».
Di grande impatto il contributo dell’artista trentino Fabio Roncato che realizza le proprie opere materiche utilizzando le siringhe che utilizza quotidianamente per le sue terapie farmacologiche e presenta l’ambivalenza dello strumento medico, traumatico ma anche benefico. «È un messaggio esortativo e azzeccato in questo momento in cui siamo tutti di fronte a una malattia — spiega la presidente —. Una pandemia che spaventa, ma può essere avvicinata con positività e propositività. A prescindere dal fatto che si contragga il virus o no, la vita va avanti».
E ancora Gabriele Stelzer, che ha fotografato la sagoma di una casa colorata attraverso
Sono convinta che l’arte, in ogni sua forma, possa aiutare a tollerare momenti di paura e sconforto
cui si vedono le Dolomiti unendo tre haiku, le delicate poesie giapponesi. O Matteo Boato e le tre poetesse, di cui una visuale, aderenti al «Movimento Realismo Terminale» di Guido Oldani: Tania Di Malta, Annachiara Marangoni e Antje Stehn. Sessanta artisti tutti da scoprire per tuffarsi nel bello che abbiamo dentro per dimenticarsi, un momento, di quello che accade fuori.