Perso mezzo miliardo in un mese
Gli effetti della chiusura sul Pil trentino. Ripartenza, nella task force anche l’ex direttore Ferrari, Arrivabene
Si stima una perdita dell’1,5% del Pil (300 milioni) ogni due settimane di chiusura. Spinelli: «Fabbriche il luogo più sicuro con le disposizioni». La Provincia crea due tavoli per organizzare la ripartenza. Manzana (Confindustria): «Speriamo di riaprire dopo Pasqua».
Manzana: «Dopo Pasqua spero in una riapertura» Fermo il 60% degli artigiani, danni per 135 milioni
TRENTO «Le stime che circolano a livello nazionale sono realistiche anche per il Trentino. Ogni quindici giorni di chiusura costano al Trentino circa l’1,5% del Pil». Achille Spinelli, assessore allo sviluppo economico della Provincia di Trento, fa una prima valutazione del danno economico provocato dalla fermata di tutte le attività non essenziali. Tradotto in cifre si parla di 300 milioni di euro che ogni due settimane di chiusura vengono bruciati. Stime che vengono confermate anche dal presidente di Confindustria Fausto Manzana: «Si parla del 3% del Pil perso in un mese, un’enormità». «A determinare poi l’esatto quantità del danno sarà lo strascico che avrà questa crisi — aggiunge Spinelli —. Sarà importantissimo ripartire con slancio.ci stiamo attrezzando per farci trovare pronti».
Il piano della Provincia
In tal senso la Provincia di Trento ha impostato il lavoro in una duplice ottica. Da circa due settimane sono operativi due gruppi di lavoro coordinati dall’assessore Spinelli, ma nei quali siedono anche gli assessori all’agricoltura Giulia
Zanotelli e all’artigianato Roberto Failoni. Il primo è un gruppo di “analisi di scenario”, del quale fanno parte gli economisti Enrico Zaninotto e Andrea Fracasso ed esponenti di altre discipline. Questo gruppo ha l’obiettivo di delineare gli scenari futuri che la pandemia lascerà in eredità. Il secondo è un gruppo “tecnico-operativo”, composto soprattutto da rappresentanti ed esperti afferenti alla sfera economica. I componenti sono principalmente economisti (come Luca Erzegovesi e Michele Andreaus) e giuristi, insieme all’ex team principal della Ferrari Maurizio Arrivabene, residente a Madonna di Campiglio che si è messo a disposizione gratuitamente. L’assessore Spinelli, però, sottolinea come la ripresa delle attività si spera possa arrivare già dopo Pasqua: «Con tutte le precauzioni del caso adottate, le fabbriche sono luoghi più sicuri delle abitazioni stesse perché si attua una continua sanificazione e si mantengono obbligatoriamente le distanze. Inoltre — aggiunge — si potrebbero adottare misure ulteriori, come la misurazione della temperatura dei dipendenti. Una ripresa graduale dell’attività lavorativa— conclude — è necessaria, anche per ridurre la pressione sui conti dovuta alle misure di sostegno».
Ripartire entro aprile
La necessità di ricominciare a produrre il prima possibile è condivisa anche dal presidente di Confindustria Fausto
Manzana. «In primo luogo bisogna tutelare la salute, ma non dobbiamo dimenticarci che più si rimane fermi e più sarà complicato riaprire. La speranza è di poterlo fare già dopo Pasqua, ma è fondamentale che non si vada oltre aprile. Altrimenti tantissime aziende trentine rischieranno di non riaprire. Ogni settimana di chiusura rende la situazione più pesante». La ripresa dovrà essere graduale, ma coraggiosa. «Nessuno pensa di poter riavviare la macchina e far finta che non sia successo niente — continua Manzana —. Anzi, l’obiettivo deve essere ambizioso e gli investimenti importanti perché le conseguenze di questa crisi le sentiremo per mesi». Le misure di controllo per garantire la sicurezza dei lavoratori saranno
Manzana
Ripartire entro la fine di aprile è necessario, altrimenti tante imprese trentine non riapriranno Misurare la temperatura dei dipendenti è una precauzione possibile
rigide. «Organizzare una sorta di pre-triage anche fuori dai luoghi di lavoro per misurare la temperatura degli operai credo che sia una soluzione fattibile e che non implica nessuna restrizione alla privacy. Penso sia nell’interesse degli stessi dipendenti — aggiunge —, nessuno sarebbe così incosciente da mettere a rischio volontariamente la salute dei colleghi».
L’apertura dei sindacati
Al futuro guardano anche i sindacati. Tramite una lettera indirizzata al presidente della Provincia Maurizio Fugatti e all’assessore Spinelli, i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti si sono messi a disposizione per offrire il loro contributo. L’idea delle sigle sindacali in vista della «fase 2» in cui si dovrà convivere con il virus è di creare una task force trentina con tutti gli attori economici per «disegnare gli scenari futuri per l’economia ed il lavoro e quindi progettare le politiche più efficaci per rafforzare il nostro sistema produttivo». Le sfide da affrontare, secondo i tre segretari saranno economiche e sociali e per superare «una crisi che non ha eguali nella storia del Trentino» servirà che tutti gli attori politici e sociali «condividano le azioni necessarie dentro a un disegno comune».
I danni degli artigiani
Uno dei settori colpiti dalla crisi è quello degli artigiani. Secondo uno studio della Cgia di Mestre sono 15.919 le imprese artigiane trentine che hanno chiuso i battenti per i decreti del Governo , su un totale di 25.926. Quasi sei attività su dieci (59,6%), quindi, sono state fermate: circa 3.600 con il primo dpcm dell’11 marzo, mentre le altre 12.300 con il dpcm del 22 marzo. In questo mese di chiusura le perdite sul fatturato sono stimabili in 135 milioni, ovvero il 3,5% di quello annuo. A livello nazionale la perdita ammonta ad almeno sette miliardi. I settori delle costruzioni, del manifatturiero e dei servizi alla persona sono quelli più colpiti. «L’artigianato rischia di estinguersi, o quasi — segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo —. Se la situazione non migliorerà entro la fine del prossimo mese di maggio, è verosimile che entro quest’anno il 25% delle aziende artigiane scompaia».