«Sanità, basta tagli E nuovi ambulatori»
Il presidente dei medici Ioppi: «L’emergenza di oggi ha fatto emergere gli effetti di scelte dissennate. La riorganizzazione sul territorio andrà concordata»
L’attenzione è ancora rivolta al dramma attuale. Ma il presidente dell’Ordine dei medici Marco Ioppi guarda anche al futuro. Promuovendo le aggregazioni territoriali e ridisegnando gli ambulatori.
TRENTO Le aggregazioni funzionali territoriali, assicura, vanno nella giusta direzione. «Ma in un territorio eterogeneo come il Trentino non è facile realizzarle» sottolinea il presidente dell’Ordine dei medici Marco Ioppi. Che riflette sulla prospettiva tracciata dal dirigente generale Giancarlo Ruscitti sul futuro della sanità trentina. E la arricchisce di ulteriori priorità: dall’utilizzo degli stanziamenti già previsti a favore dei medici di base fino al nuovo volto degli ambulatori, «che dovranno essere decorosi, belli e funzionali».
Presidente Ioppi, in questa emergenza l’Ordine ha preso posizione varie volte. L’ultima per ribadire il ruolo del medico nel dibattito sulle scelte legate ai malati da curare in terapia intensiva.
«Lo sottolineo con forza: in un tempo di guerra come quello che stiamo attraversando, il medico è costretto a intervenire in condizioni drammatiche e laceranti. Ma non abbandona mai il paziente che a lui si affida, nel rispetto profondo del principio di uguaglianza. Il Codice di deontologia impegna il medico a curare tutti sempre e senza alcuna distinzione».
Proviamo a guardare al dopo. Ruscitti ha annunciato di voler lavorare sulle aggregazioni funzionali territoriali. Cosa ne pensa?
«Premesso che in un simile momento di angoscia, quando dobbiamo contare i troppi colleghi morti, questo non è l’argomento in cima ai nostri pensieri, in futuro questa sarà una strada da percorrere. Il fatto che ci sia un punto di riferimento costante sul territorio, in grado di fornire risposte a chi ne ha bisogno senza dover accedere al pronto soccorso, è fondamentale. Vuol dire avere sul territorio una struttura in grado di indirizzare ogni richiesta di salute: la cura al proprio domicilio per i pazienti affetti da patologia cronica, il ricorso ai servizi specialistici o all’ospedale per i casi acuti. Per poi tornare in carico al proprio medico di base, che conosce tutto dei suoi pazienti. In Trentino su questo progetto dobbiamo lavorare, concertandolo con i medici stessi».
In che senso?
«Si deve fare in modo che i medici vengano messi nelle condizioni di creare queste aggregazioni. Oggi il medico ha un proprio ambulatorio o è in affitto o esercita in ambulatori sparsi sul territorio per evitare, soprattutto agli anziani, spostamenti e disagi. Concentrare in un unico ambulatorio l’attività vuol dire sì avere a disposizione tutti gli strumenti diagnostici necessari, togliere il medico dalla solitudine, favorire il confronto con i colleghi e permettere assenze per aggiornamento e di altro tipo senza dover chiudere l’ambulatorio, ma obbliga anche i pazienti a spostarsi».
Un cambio di paradigma.
«Non è facile, soprattutto in un territorio eterogeneo come il Trentino. Per questo credo che questo passaggio debba essere concertato con i medici: non può essere attuato esclusivamente per volontà politica. E deve essere adattato zona per zona. Ancora: le aggregazioni devono prevedere personale amministrativo, una segreteria in collegamento con il Cup, servizi specialistici e di ricovero e un supporto informatico. E devono prevedere un aggancio organizzativo con il servizio di continuità assistenziale, in modo da garantire, insieme, un servizio 24 ore su 24. Dove potrebbero essere collocate le aggregazioni? Ci sono tante strutture da poter usare: gli ospedali periferici, le Rsa, i poliambulatori ».
Come saranno gli ambulatori del dopo-emergenza?
«Prevarrà
l’organizzazione su appuntamento, la ricetta dematerializzata. In questo modo si supererà la malsana abitudine di ammassarsi in locali troppe volte angusti e poco arieggiati. Diciamolo pure: in passato si è data più importanza alla medicina ospedaliera e specialistica, mentre la medicina territoriale è stata un po’ dimenticata. Non incolpo nessuno: pur di avere un ambulatorio in ogni paese si sono accettate anche soluzioni di ripiego. Ma anche un ambulatorio ampio, decoroso, arioso, elegante fa parte della cura, fa bene al medico e al paziente».
In futuro ci sarà il nuovo ospedale. Il progetto, dice Ruscitti, dovrà essere cambiato in vista di Medicina.
«Serve un’organizzazione in grado di garantire spazi per la formazione e la ricerca».
La sanità negli ultimi decenni è sempre stata oggetto di tagli.
«Vorrei partire da una questione: nell’ultima finanziaria sono stati stanziati 250 milioni per dotare gli studi dei medici di medicina generale di strumentazioni importanti per aumentarne la performance. Sono risorse che aspettiamo: ora vanno utilizzate. Per quanto riguarda i tagli, negli ultimi 10 anni alla sanità sono stati tolti 37 miliardi a livello nazionale. Oggi purtroppo a causa del Covid 19 dobbiamo toccare con mano la gravità e la drammaticità delle scelte dissennate fatte. Perché la sanità va considerata una risorsa. E come tale va finanziata».