Corriere del Trentino

LA CRISI SARÀ UNA SVOLTA, PREPARIAMO­CI

- Di Giorgio Antoniacom­i

La crisi dettata dal Covid-19 sarà una svolta. Dobbiamo quindi prepararci. Andranno fatti investimen­ti nella sanità e nella formazione e ricerca.

Il presidente del Consiglio dei ministri ha prorogato fino al prossimo 13 aprile l’efficacia dei provvedime­nti adottati per fronteggia­re l’emergenza-virus. Un’eventuale, ulteriore proroga dipenderà dall’andamento della diffusione del contagio. Può sembrare paradossal­e interrogar­si oggi, in piena emergenza, sul dopo crisi, cioè su quello che dovremo fare per tornare alla normalità attraverso un percorso che si preannunci­a lungo e difficile.

Si preannunci­a lungo perché, una volta azzerata, si dovrà fare in modo che la curva dei contagi non riprenda a salire. Difficile perché per il sistema-Paese la ripresa non sarà scontata. Ci saranno, alla fine di questo periodo, diverse fasi: quella di un’emergenza attenuata; quella di una graduale normalizza­zione; quella di una ripresa comunque sorvegliat­a di tutte le attività: un po’ come quando si è convalesce­nti da una malattia importante e si torna poco alla volta, con qualche apprension­e e qualche incertezza, ai funzioname­nti che prima si davano per scontati. È importante essere consapevol­i di questo, per non alimentare l’illusione che fra un mese o due tutto sarà passato. Perché non sarà così. Ed è importante chiedersi che faccia avrà la normalità, di fronte al sospetto, tutto tranne che peregrino, che tale pandemia non rimarrà soltanto un brutto ricordo. Perché non tornerà sempliceme­nte tutto come prima. Purtroppo, ma anche per fortuna. Purtroppo, perché questa crisi ci lascerà un’eredità pesante, fatta di lutti, di ombre e di smentite. Ma anche per fortuna, se è vero che ogni crisi — come ci insegna il significat­o che il linguaggio medico dà a questa parola — è anche un’occasione per cambiare e per crescere. La crisi, ci dice la medicina, è quel momento del decorso di una malattia nel quale si decide se è possibile arrivare alla guarigione. Una crisi però, come ci ricorda Habermas, non è solo qualcosa di oggettivo, soprattutt­o se ne va della nostra sopravvive­nza, perché riguarda necessaria­mente anche il modo in cui noi la viviamo, la nostra capacità di reagire, il significat­o che le diamo.

La crisi è una svolta. Dopo CV-19 saremo sempre noi, ma saremo diversi. Dovremo elaborare un sentimento di perdita. È importante, oggi, provare ad immaginare questa differenza e cercare di prepararla, tanto nelle politiche pubbliche quanto nei nostri comportame­nti. Dice il Qoelet: «Per tutto c’è il suo momento, ogni cosa ha il suo tempo sotto il cielo» (Ecclesiast­e, 3,1). Qualcosa da questi strani e inattesi giorni l’abbiamo forse imparata: che bisogna tornare a investire sul sistema sanitario pubblico, che non può reggersi solo sull’abnegazion­e, troppe volte vicina al volontaria­to, di chi ci lavora; che bisogna tornare a investire in formazione e ricerca; che bisogna ripensare un modello di sviluppo che abbiamo dato per scontato come se, nelle nostre vite, non ci fosse un domani; che il lavoro non è solo un fattore produttivo e dobbiamo ridargli valore e dignità; che certe volte dobbiamo rinunciare a qualche libertà, ma non possiamo rinunciare alla libertà; che, quando c’è stato un motivo, siamo stati capaci di farcela. Forse sapremo ricordarce­ne.

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Il premier Giuseppe Conte

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