Salme in Friuli, ma costi più alti
L’emergenza coronavirus e l’aumento esponenziale dei decessi ha causato anche pesanti ripercussioni sulla gestione delle salme e i forni crematori sono in affanno. Mantova e Bologna, che sono i due punti di riferimento per il Trentino, non riescono più a gestire il notevole afflusso di salme e quindi ad accogliere anche quelle dal Trentino e ha chiuso anche il tempio crematorio di Bolzano. Ma la richiesta è sempre alta. Ora le salme verranno portate in Friuli, come ha anticipato nei giorni scorsi dal presidente Maurizio Fugatti.
«I costi però sono più alti — osserva il presidente della Socrem, Ermenegildo Pedrini — nei giorni scorsi è morto un signore della val Cavedine e i familiari si sono un po’ lamentati perché costa troppo». Sono circa 4.000 gli iscritti alla Socrem in Trentino che esprimono attraverso un modulo la volontà di essere cremati. «C’è anche chi fa un testamento supplementare per l’organizzazione del funerale — spiega Pedrini — solitamente sono persone sole. Sono circa un centinaio». Con la diffusone del Covid-19 la situazione è diventata più difficile: «C’è un decreto della protezione civile nazionale che fornisce delle indicazioni: se non si riesce a cremarle entro due a tre giorni le salme vengono messe in un container o nelle celle frigo, se i Comuni sono attrezzati. L’ altra soluzione è inumarli in un campo comune e riesumarli di volta in volta».
Ma l’emergenza coronavirus non ha oortato a un aumento di richieste di cremazioni, nel Comune di Trento. «Non in maniera vertiginosa —spiega Joseph Tassone, responsabile dei servizi funerari del Comune di Trento — negli ultimi anni si registra un trend in crescita tra 60-70%. In questo momento non c’è una corsa alla cremazione, non ci sarebbero le ragioni, non mancano ad oggi gli spazi di sepoltura e non ci sono ragioni sanitarie. Mantova è il nostro forno di riferimento e ora è in una situazione di grandissima emergenza, ma sono riusciti comunque ad accogliere le nostre richieste solo piccoli accorgimenti organizzati come il numero di salme e i viaggi a cadenza bisettimanale, oltre alla dilazione sul tempo di rientro delle ceneri».
Secondo Tasssone la situazione per ora al cimitero di Trento è gestibile «senza misure straordinarie, perché il cimitero monumentale di Trento non ha problemi di spazi. C’è un sistema rodato di turnazione, per i Comuni piccoli è più difficile». Tassone rivolge poi il pensiero ai colleghi: «Hanno raddoppiato gli sforzi, sia gli amministrativi che gli operai cimiteriali per garantire a ognuno che si rivolge a noi che sia almeno un po’ sollevato dal dolore e delle incombenze e per chi muore abbia la dignità possibile nonostante l’emergenza. Meritano il mio grazie più sentito». Per quanto riguarda i funerali vengono in forma ristretta «nel rispetto delle misure adottate dall’inizio sia a livello nazionale che provinciali e seguendo anche le indicazioni della Curia».