Agricoltura, pacchetti formativi per qualificare la mano d’opera
L’Agenzia del lavoro si è già mossa. Coinvolto anche il settore turistico
Giocare d’anticipo e guardare al futuro. Sul sito dell’Agenzia del lavoro di Trento già da qualche tempo campeggiano gli annunci di ricerca lavoro nei due comparti chiave dell’economia trentina: agricoltura e turismo. Sopratutto per il comparto agricolo il tempismo in questa fase dell’emergenza coronavirus sarà fondamentale: «La natura non aspetta» ricorda il presidente Riccardo Salomone. «Siamo partiti prima del decreto che ha bloccato tutta l’Italia. L’iniziativa aveva l’obiettivo di proseguire e perfezionare quanto già fatto l’anno scorso per rispondere al calo della manodopera straniera, soprattutto dai paesi dell’est Europa, nella comparto raccolta di piccoli frutti, mele e uva. Tale situazione si replicherà anche quest’anno e in maniera ancora più accentuata a casa delle frontiere sostanzialmente chiuse e del fisiologico calo di stranieri disposti a venire in Italia per lavorare. Per questo la ricerca di lavoratori prosegue e nelle prossime settimane procedeAvevamo remo nel mettere in contatto domanda e offerta». Se i tempi di riapertura del comparto turistico vivono una maggiore incertezza legata al temine della situazione di emergenza sanitaria, quello agricolo dovrà rispettare i ritmi imposti dalle stagioni.
Priorità: formazione, organizzazione e incentivi. «Originariamente il settore agricoltura era rimasto furori dal fondo territoriale previsto dal decreto “Cura Italia”, ma con modifiche ad hoc siamo riusciti a ottenere l’inserimento. da parte un tesoretto di 14 milioni e avevamo già previsto l’apertura alla cassa integrazione alle imprese piccole e piccolissime. Ora ci aspettiamo dalla Provincia interventi che alzino il livello anche in termini di erogazione di risorse». Occhi puntati anche sulla formazione dei lavoratori. «Alcune lavorazioni necessitano di professionalità specialistiche. Siamo in contatto con le imprese e stiamo ideando dei pacchetti di formazione breve che consentano a tutti di imparare almeno le basi dei mestieri più richiesti». In fase di studio la possibilità di incontro domanda e offerta sulla base di contratti di rete: «Lo strumento esiste già ma va perfezionato e permetterebbe a più imprese dello stesso settore o legate da interconnessioni di assumere lo stesso lavoratore in codatorialità. Il lavoratore potrà per esempio passare dalla raccolta di piccoli frutti ad aprile e maggio a quella delle mele in estate fino all’uva ad agosto e settembre. Una facilitazione per i datori di lavoro, sollevati dal carico burocratico dei contratti più brevi, e per i lavoratori che avrebbero garanzia
di continuità per alcuni mesi senza interruzione». Infine, non per importanza, il rispetto delle norme sanitarie: «Serve maggiore uniformità nelle indicazioni e più informazione per le aziende. L’ottimismo di guardare al futuro non manca. Ma dobbiamo renderci conto che questa emergenza avrà conseguenze a lunghissimo termine cambierà il nostro modo di lavorare e di fare impresa per i prossimi anni».