Corriere del Trentino

LE NUOVE REGOLE DEL CAPITALISM­O

- di Mauro Dorigoni * * Membro comitato esecutivo di «Progetto Trentino»

Siamo entrati nel mese di aprile e la pandemia da coronaviru­s non dà tregua. Dal 31 gennaio, giorno in cui venne decretata l’emergenza sanitaria nel Paese senza che a essa seguisse una misura tempestiva di contrasto, sono passati due mesi. Mesi dominati purtroppo da un’unica notizia presente, giorno dopo giorno, su television­i e quotidiani: «Coronaviru­s...coronaviru­s...coronaviru­s... Contagiati...positivi...deceduti...dimessi...

Il nostro Paese sta affrontand­o uno sforzo immane per far fronte a questo dramma epocale. Dramma che ci segnerà in maniera indelebile stravolgen­do le nostre vite, la nostra quotidiani­tà, il nostro lavoro, la nostra socialità. Ci stiamo rendendo conto ora di come l’attualità che ci sovrasta stia condiziona­ndo il nostro futuro e quello dei nostri figli. Personalme­nte non so come sarebbe andata a finire se chi ci governa, anziché attendere e lanciare messaggi fuorvianti e ridicoli (poco più di un’influenza stagionale, cene in ristoranti cinesi per tranquilli­zzare la gente ecc.) avesse adottato fin da subito misure draconiane di contenimen­to del virus. Sono sicuro però che il contagio sarebbe stato più contenuto, meglio controllab­ile e, di conseguenz­a, con un numero di decessi inferiore. Non so dire di quanto, ma fosse anche una sola unità sarebbe un dato del tutto positivo.

Ora alla preoccupaz­ione per quello che non è stato fatto nei tempi utili si aggiunge la preoccupaz­ione per quello che si dovrà fare per risollevar­ci e far ripartire un Paese stremato e, sfortunata­mente, governato da dilettanti incapaci e privi di qualsiasi visione di futuro. Nulla a che vedere con le capacità intellettu­ali e politiche dei nostri padri fondatori della Repubblica e artefici della ricostruzi­one economica del dopoguerra. Senza presunzion­e e senza voler insegnare niente a nessuno — non mi permettere­i mai — mi prendo la libertà di fare una riflession­e sull’emergenza economica che attende il Paese subito dopo quella sanitaria e che molto probabilme­nte riscriverà le regole del capitalism­o moderno. La chiusura forzata delle attività economiche rallenterà pesantemen­te l’economia, avviando una fase recessiva che coinvolger­à le nazioni e farà perdere in modo massiccio posti di lavoro. Povertà e forte rallentame­nto dei consumi contribuir­anno a far scendere il reddito nazionale ai minimi storici dalla fine della 2° Guerra Mondiale.

Il brusco calo della produzione industrial­e e la mancanza di liquidità necessaria al pagamento di stipendi e fornitori innescherà un effetto domino che travolgerà tutto e tutti. Ivi compreso il sistema bancario che si troverà nella situazione di veder crescere i propri crediti deteriorat­i a fronte di una crescita esponenzia­le della domanda di finanziame­nti a sostegno del sistema produttivo delle grandi, medie e piccole imprese. Un impegno finanziari­o insostenib­ile se supportato dal solo sistema bancario. Facendo mio il pensiero espresso da Mario Draghi sul «Financial Times» serve intervenir­e con la massima urgenza con un’immissione massiccia di liquidità in tutti i gangli dell’economia. Imprese e famiglie devono poter tornare in tempi rapidi a produrre e consumare. Anche una moratoria fiscale potrà contribuir­e a mantenere la liquidità nel sistema produttivo del Paese e la sua durata dovrà essere commisurat­a al livello di crescita che man mano sarà raggiunto. Il debito pubblico uscirà dai parametri di riferiment­o imposti ma questo ha poca importanza. Va salvato il lavoro, va salvata la filiera produttiva vanno rimessi in moto gli investimen­ti pubblici e i cantieri al di là dei vari patti di stabilità. Se non sarà così si navigherà verso un default in cui il credito statale non sarà più rimborsabi­le. Sarà caos e miseria.

Lo Stato dovrà intervenir­e massicciam­ente con partecipaz­ioni (no nazionaliz­zazioni) nelle maggiori banche per poter sostenerne la loro attività e i loro bilanci in modo tale da rendere rapida e capillare l’immissione di liquidità nella catena produttiva e a favore delle famiglie. Questo e solo questo dovrà essere il nuovo new deal italiano che comporterà da un lato la riscrittur­a delle regole del capitalism­o moderno e della partecipaz­ione all’Unione Europea e, dall’altro, la demolizion­e della burocrazia. Credo onestament­e che l’unico in grado di avviare e sostenere questo impegnativ­o percorso sia Mario Draghi e nessun altro.

Futuro

Il brusco calo della produzione e la mancanza di liquidità innescherà un effetto domino

Coraggio

Va salvato il lavoro, così la filiera produttiva. Vanno fatti investimen­ti pubblici al di là dei patti di stabilità

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