Corriere del Trentino

Altra lampada da accendere

- Di Giuseppe Malcangio

Tra le lampade che possiamo accendere per illuminarc­i il passo in questi terribili momenti, non possono mancare né la grande letteratur­a, né la poesia, né il buon cinema, veri e propri strumenti di conoscenza e interpreta­zione della realtà. Poi,certo, queste emozioni, storie, visioni dovranno lasciare il campo a una luce ben più potente e originaria, più decisiva di ogni altro linguaggio e sapere: ma proviamo a procedere, con molta cautela.

«Né il sole né la morte possono essere guardati fissamente»: è una riflession­e di La Rochefouca­uld citata nello splendido finale de «La presa del potere da parte di Luigi XIV», film- capolavoro di Roberto Rossellini (1966). Dopo la passeggiat­a nei giardini di Versailles, fra gli inchini dei nobili e il saluto dei cortigiani, il sovrano si ritira nelle sue stanze, si spoglia dei simboli del potere e, ritornato uomo, legge il suo filosofo preferito e pensa ad alta voce: «Né il sole né la morte...». Ma mentre il sole può abbagliarc­i per un attimo, non possiamo in alcun modo sopportare la vista della morte, lo sguardo della Medusa, l’incontro tragico che pietrifica e uccide, il massimo dell’inconoscib­ile. Soprattutt­o oggi, di fronte alle terribili immagini esibite dai giornali, web e television­i, esplode il pensiero estremo, quello che ci conduce alla riflession­e sull’annullamen­to, cioè la contraddiz­ione suprema, l’assurdo: un «qualcosa», la morte, che è niente, un nemico che si sdoppia, un’identità che ci sfugge, anzi ci inganna.

Alla ricerca di un «farmaco», attraverso i secoli,l’umanità ha creduto di trovare il rimedio ora nelle forme del mito, negli dei, nelle religioni, nella filosofia e, oggi, nella potenza della tecnica guidata dalla scienza moderna. Tutte forme di «riparo» parzialmen­te e apparentem­ente differenti, che tuttavia possiedono un’anima comune perché condividon­o la stessa fede, credono in sostanza che tutti noi,insieme alla varietà delle cose di questo mondo, si sia niente («polvere sei e polvere ritornerai»). Così ci illudiamo di morire in modo diverso quando lasciamo questa terra: alcuni con la speranza in Dio e nella resurrezio­ne della carne, altri convinti del materialis­mo o aggrappati al pensiero scientific­o ( l’ ultima divinità).

Ma al di là e al di sopra della cultura dominante, al di fuori della logica stessa del «rimedio», ci attende (forse?) un orizzonte assolutame­nte diverso, un sapere futuro che ci sussurra la vera buona novella, cioè che tutto (Tutto) è già salvo dal tempo e dalla morte. Adesso, però,fermiamoci qui, almeno per ora. Abbiamo tentato di spingerci troppo avanti,con scarso ordine e poca prudenza, ed ecco che il linguaggio, pur con i suoi limiti,ci ha trascinato dentro questa terribile complessit­à, nel cuore della notte. Torniamo allora sui nostri passi, laddove siamo partiti: un altro film, un bel libro, un grande poeta, un maestro del pensiero, insomma un’altra lampada da accendere. Dunque, come mi piace ripetere, proviamo ancora ad arrampicar­ci sulle spalle dei giganti.

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