«Ogni giorno un allenamento ad hoc Così si riduce l’ansia da isolamento»
Itas, il preparatore Guazzaloca: se lo stop si allungasse a inizio maggio sarebbe dura ripartire
Alessandro Guazzaloca, preparatore atletico dell’Itas, quanto le mancano i suoi ragazzi?
«Mi mancano la routine degli ultimi trenta anni e la vita di gruppo perché siamo abituati a un rapporto quotidiano. Durante la stagione si trascorre più tempo con la squadra che con la famiglia e per me si tratta di relazioni individuali visto che devo costruire la prestazione del singolo. Inoltre in questa società abbiamo rapporti cementati da un progetto pluriennale».
Come ha riprogrammato il lavoro atletico in queste settimane?
«In questi momenti viene in soccorso l’esperienza. Vengo dall’atletica, sport nobile ma povero di mezzi e spesso mi sono dovuto inventare esercizi a corpo libero. All’inizio ho pensato ad un programma da tre allenamenti individuali di prevenzione e mantenimento ma quando i tempi si sono allungati ho ritenuto opportuno alzare il livello. Ora lavoriamo su circuiti ad alta componente metabolica: un programma diverso ogni giorno, sette giorni la settimana senza pause. Il feedback dalla squadra è stato positivo perché l’allenamento aumenta l’energia e attenua anche il senso di ansia derivante dall’isolamento».
La seduta quotidiana è un momento importante anche sul piano mentale.
«Noi possiamo ritenerci fortunati, però questo contesto ci pone in uno stato d’animo negativo e un’ora di allenamento aiuta ad alleggerire la testa. È un momento che ci riporta al nostro lavoro e alla vita di spogliatoio: pur essendo provati da un allenamento intenso, i ragazzi tengono la mente aperta sul concetto di squadra»
Al termine dell’isolamento, quanto tempo servirà per tornare in campo?
«Direi che potrebbero bastare tre settimane di allenamento tecnico di squadra e specifico sul piano fisico perché comunque ripartiremmo da una situazione di attività, non di totale stop. Manca però la parte di sensibilità tecnica. Per usare un paragone automobilistico, ora stiamo scaldando le gomme ai box poi dovremo fare il giro di riscaldamento e solo dopo saremo pronti per la gara».
Sotto il profilo atletico ritiene che esista un punto di non ritorno?
«Dopo Pasqua modificherò ancora l’allenamento inserendo elementi di forza per un paio di settimane puntando a tornare in palestra a fine aprile o inizio maggio. Se però i tempi si allungassero ulteriormente, sarebbe un problema. A maggior ragione visto che bisognerebbe giocare le ultime gare in tempi ristretti quindi con maggiori rischi di infortuni».
Questa fase influirà anche sulla prossima stagione?
«C’è sempre una componente a lungo termine da valutare. Pensiamo però che in condizioni normali alcuni atleti finiscono la stagione a maggio e riprendono soltanto ad agosto. Se non ci saranno infortuni a complicare il percorso, l’effetto che avremo sulla prossima annata quindi potrebbe essere positivo perché tenersi in movimento è importante. Per gli atleti professionisti ma non solo».
Avete infatti pensato ad un programma per coinvolgere i tifosi.
«Proponiamo qualche esercizio semplice per mantenere l’organismo in buone condizioni e contrastare la sedentarietà. L’obiettivo non deve essere voler fare tutto e subito ma conoscere la risposta del proprio corpo. Consiglio di non prendere esempi eccessivi e di non pensare di essere atleti ma di puntare al proprio benessere. È meglio mezzora di attività ben fatta tutti i giorni piuttosto che esagerare. Se al termine di questo periodo qualcuno avrà riscontrato benefici, allora avremo ottenuto qualcosa di positivo anche da una fase difficile e, per un inguaribile ottimista come me, non ci potrebbe essere finale migliore».
L’atletica mi ha aiutato Così ho inventato esercizi a corpo libero
Per tornare a giocare bastano tre settimane di allenamento specifico