Corriere del Trentino

LA PALMA COME LA FENICE I SUOI RAMI SIMBOLO DI RESURREZIO­NE

- Brunamaria Dal Lago Veneri

«Enel vedere quest’uomo che muore, Padre io provo dolore», scriveva Fabrizio De Andrè. Con le Palme inizia la settimana di passione, preludio alla morte di Cristo. La grande Settimana di Passione o Settimana Santa, Karwoche in tedesco, ha nella nostra terra una tradizione molto antica. L’etimologia di Karwoche deriva dall’antico tedesco kara con il significat­o di lutto.

Il primo gradino della Settimana Santa è la domenica delle Palme nella quale si ricorda l’ingresso di Cristo a Gerusalemm­e sulla groppa dell’asinello e la folla plaudente agitando rami di palma. I greci chiamavano la palma phoinix, come l’uccello del paradiso, la Fenice che rinasce miracolosa­mente dalle ceneri e si nutriva di perle e di incenso.

La palma è pianta solare per eccellenza con le foglie simili a raggi. Plinio riferiva che a Cora, nel Basso Egitto, esisteva una palma che moriva e rinasceva spontaneam­ente assieme alla fenice, «l’uccello che pare tragga il nome e il comportame­nto da questa palma». Questa pianta, descritta anche da Lycostene con il nome di Botuan, ha viso, braccia e gambe umane e corpo vegetale. I suoi piedi la possono spostare, ma solo al tramonto. Durante il giorno sta ritta ed irradia il sole del quale è il simbolo. Sul simbolismo dell’albero solare fiorì più tardi una leggenda narrata nel Vangelo dello Pseudo Matteo.

Un giorno, durante la fuga in Egitto, Maria si sentiva affaticata per la calura del deserto. Vedendo una palma, disse a Giuseppe: «Vorrei riposare un poco alla sua ombra». Quando poi si accorse che la palma era carica di datteri esclamò «Giuseppe, vorrei, se fosse possibile, cogliere di quei frutti». «Mi meraviglio delle tue parole – disse Giuseppe – non vedi quanto è alta la palma!». Allora il Bambino fece un cenno e la palma si inchinò e Maria poté raccoglier­ne i frutti.

Nella commemoraz­ione dell’ingresso del Signore a Gerusalemm­e la palma viene sostituita da rami d’ulivo. Marco e Matteo, narrando l’ingresso a Gerusalemm­e, non accennano come Giovanni alle palme, ma narrano che la folla aveva tagliato i rami di olivo al passaggio del Signore. L’ulivo è, fino dal tempo dell’Antico Testamento, nell’episodio della colomba che porta a Noè il primo ramo verde d’ulivo dopo il Diluvio Universale, la testimonia­nza della rinascita.

A proposito di Diluvio o meglio di pioggia, nella nostra tradizione si usa dire «Pioggia sulle Palme e sereno sulle uova» e viceversa. Nella tradizione locale la Domenica delle Palme è festeggiat­a con grandissim­o rilievo e spesso con una vera procession­e che parte dalla chiesa e fa il giro del sagrato. Il ramo d’olivo benedetto viene appeso fra le braccia del Crocefisso che adorna ogni stube contadina e sulla porta della stalla. I rami dell’anno precedente vengono bruciati nella notte del Venerdì Santo. Comunque alcune foglie d’ulivo vengono bruciate alla fiamma della candela benedetta ogni volta che si scatena un temporale. Al ramo d’ulivo si può sostituire un bastone adornato di rametti di salice, gattici e olivo (Palmbusch o Palmbesen).

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