TERAPIA D’IMPATTO
Molti punti interrogativi
Da più parti si invoca un «piano Marshall» per far ripartire l’economia del dopo-pandemia. Di una simile terapia choc avrebbe bisogno, però, anche la nostra pubblica amministrazione, la cui fragilità questa crisi ha messo impietosamente in evidenza.
Una terapia choc che non può essere, come pure spesso superficialmente si sostiene, solo l’iniezione di nuove risorse. Servono soprattutto idee.
Filibustieri o imbroglioni? Questo il dilemma che mi assilla dopo aver visto la puntata di Report, dedicata alla pandemia di coronavirus, messa in onda su Rai 3 nei giorni scorsi. Non so ancora decidermi come definire quei dirigenti della sanità pubblica e proprietari di cliniche private intervistati durante la trasmissione.
Com’è possibile che illustri membri dell’Istituto Superiore di Sanità, direttori di Aziende sanitarie, per non parlare dei proprietari di case di cura private convenzionate, assumano atteggiamenti così reticenti e persino arroganti in un simile frangente?
Nemmeno un minimo di pudore, una labile traccia di umiltà nell’ammettere che qualche errore è stato fatto! Errore che, se ammesso, sarebbe certo perdonabile, mentre queste reticenze sembrano nascondere ben altro e tutto ciò che rende opaca la gestione di questa emergenza è oggi imperdonabile.
Su tutti questi signori si staglia nettamente Thomas Sheffer, il ministro delle finanze dell’Assia che, gettandosi sotto un treno, ha compiuto un gesto a testimonianza un sussulto di coscienza che certo questi signori sono ben lungi dal provare.
Essi infatti non solo non si sono dimessi per le loro evidenti responsabilità nell’impreparazione in cui il nostro sistema sanitario è stato colto (tra i responsabili ovviamente vanno inclusi anche i politici alternatisi al governo negli ultimi trent’anni, distintisi per i continui tagli alla sanità pubblica), ma addirittura nemmeno sono disposti a riconoscere gli errori di sottovalutazione commessi.
Continuando su questa strada non ci si deve meravigliare se si apriranno spazi sterminati all’irrazionalità. Per questo mi chiedo ancora: filibustieri o imbroglioni?