Bar e ristoranti «Nuove regole impraticabili»
Le nuove regole, distanze e ingressi contingentati in bar e ristoranti, rischiano di dimezzare gli incassi. «Sono impraticabili», dicono gli esercenti.
«Si sta parlando per il nostro settore di distanze di sicurezza e entrate contingentate: siamo d’accordo se hanno un senso, se dovessero essere insostenibili meglio rimanere chiusi». In attesa che il governo nazionale dia inizio alla «Fase 2» dell’emergenza Covid-19, cioè quella della riapertura graduale di imprese e attività commerciali gli esercenti della città di Trento fanno sentire la loro voce. Con una lettera aperta indirizzata ai presidenti di «Confesercenti» e «Unione commercio e turismo», una quarantina di commercianti, tra baristi e ristoratori, hanno messo nero su bianco tutte le loro perplessità sulle future regole da rispettare: in particolare quella sulla distanza minima di sicurezza tra i clienti (di almeno 1 metro al bancone e di almeno 2 metri nelle sale). Un richiamo al realismo che si articola in quattro punti ben chiari. Come prima cosa, viene bocciata l’idea che il servizio di consegna a domicilio possa in qualche modo rimpiazzare la normale attività nel locale: «è impensabile che puntando sul Delivery si possa recuperare il mancato fatturato derivante da norme troppo stringenti». Si passa così ad analizzare gli effetti che potrebbero scaturire dalla nuova regolamentazione. Nel caso dei bar, si stima una riduzione del 60% della disponibilità ad ospitare i clienti all’interno del locale. Oltretutto, fanno notare i commercianti, «la clientela potrà permettersi lunghe file quotidiane per un caffè?». Per quanto riguarda la ristorazione, invece, «quanti ristoranti potranno, realisticamente, garantire distanze di 2 metri tra i tavoli?». Insomma, «quanti posti a sedere si perderanno?». Quesiti che nascono da esigenze estremamente pratiche, essenziali per poter continuare a portare avanti un’attività. Per questo motivo, in chiusura, si dice chiaramente che «nella migliore delle ipotesi gli incassi si dimezzeranno». Dunque, si chiedono i commercianti, «come dovremmo comportarci con il personale in esubero? Sarebbe drammatico dover licenziare risorse umane preziose per il futuro dell’azienda». Da qui l’invito a Massimo Peterlana (Confesercenti) e Marco Fontanari (Unione) a far valere le loro istanze ai tavoli istituzionali con la Provincia: ovvero «cassa integrazione fino ad apertura totale, moratoria sugli affitti dei locali e blocco totale di utenze e tributi». Infatti, «se le restrizioni dovessero essere impraticabili — concludono — saremmo impossibilitati ad aprire, e fino alla fine di tutta questa maledetta storia, dovremo rimanere chiusi».