RIDATECI LE LIBRERIE
Se c’è un cittadino attento, educato e persino mite è sicuramente quello che frequenta le librerie. Di certo sa rispettare l’eventuale coda in modo che in libreria, se piccola, si entri solo uno alla volta. Com’è in grado di usare guanti e mascherine tenendo le dovute distanze dai suoi simili. Insomma, è certamente una persona in grado di fare né più né meno, anzi forse meglio, di quel che fanno i frequentatori di tanti supermercati e persino delle farmacie.
Eppure le librerie sono considerate off limits: chiuse come bar e ristoranti dove i contatti e gli affollamenti, tanto giustamente temuti in tempi di coronavirus, sono inevitabili. La cosa appare come una contraddizione non da poco, mentre sono giustamente aperti i rivenditori di giornali. Rivenditori che poi molto spesso, soprattutto nei paesi, sono all’interno dei cosiddetti negozi di vicinato dove solo teoricamente non puoi comprare di tutto ma di certo puoi acquistare un block notes o una agenda su cui tenere il diario delle tue giornate ai tempi del coronavirus.
Tutto lecito e tutto giusto: ma perché non è possibile andare a comprare un libro, in modo da poter passare leggendo, e dunque nel migliore dei modi, queste lunghe giornate di isolamento forzato? Certo, è enorme la contraddizione tra quel che è consentito a edicole e rivendite di tabacchi ma vietato alle librerie. Ma è poca cosa rispetto a quella che vede la chiusura di tantissime industrie salvo quelle che producono materiale bellico e sistemi d’arma. Insomma, si sono nascosti in molti sotto il cappello della necessità primaria per la quale ai tempi della Pandemia è opportunamente consentito.
Per cui, anche se non tutta la società del Trentino Alto Adige appare soddisfatta delle misure che le giunte Kompatscher e Fugatti hanno varato, forse è il caso di fare ancora almeno un piccolo, ma significativo, passo in avanti. I provvedimenti provinciali — a chi li guarda senza pregiudizi — appaiono come un mix intelligente e sostanzioso di aiuti e di provvedimenti che uniscono l’indispensabile rigore per bloccare l’epidemia a un altrettanto indispensabile sguardo sulla realtà e verso il futuro. Il tutto nella convinzione che nel momento in cui — e succederà — questa drammatica crisi sarà passata tutto il nostro tessuto sociale dovrà comunque essere vivo e reattivo. L’idea insomma è che si deve anche guardare avanti mentre devono essere vietati e sanzionati tutti i comportamenti che all’evidenza sono estremamente pericolosi come assembramenti e contatti ravvicinati. Ebbene: andare in una libreria sicuramente non rientra tra questi. Per cui, se nelle prerogative dei governatori ci dovesse essere un auspicabile margine di manovra, allora ridateci le librerie.