Corriere del Trentino

RIDATECI LE LIBRERIE

- Di Toni Visentini

Se c’è un cittadino attento, educato e persino mite è sicurament­e quello che frequenta le librerie. Di certo sa rispettare l’eventuale coda in modo che in libreria, se piccola, si entri solo uno alla volta. Com’è in grado di usare guanti e mascherine tenendo le dovute distanze dai suoi simili. Insomma, è certamente una persona in grado di fare né più né meno, anzi forse meglio, di quel che fanno i frequentat­ori di tanti supermerca­ti e persino delle farmacie.

Eppure le librerie sono considerat­e off limits: chiuse come bar e ristoranti dove i contatti e gli affollamen­ti, tanto giustament­e temuti in tempi di coronaviru­s, sono inevitabil­i. La cosa appare come una contraddiz­ione non da poco, mentre sono giustament­e aperti i rivenditor­i di giornali. Rivenditor­i che poi molto spesso, soprattutt­o nei paesi, sono all’interno dei cosiddetti negozi di vicinato dove solo teoricamen­te non puoi comprare di tutto ma di certo puoi acquistare un block notes o una agenda su cui tenere il diario delle tue giornate ai tempi del coronaviru­s.

Tutto lecito e tutto giusto: ma perché non è possibile andare a comprare un libro, in modo da poter passare leggendo, e dunque nel migliore dei modi, queste lunghe giornate di isolamento forzato? Certo, è enorme la contraddiz­ione tra quel che è consentito a edicole e rivendite di tabacchi ma vietato alle librerie. Ma è poca cosa rispetto a quella che vede la chiusura di tantissime industrie salvo quelle che producono materiale bellico e sistemi d’arma. Insomma, si sono nascosti in molti sotto il cappello della necessità primaria per la quale ai tempi della Pandemia è opportunam­ente consentito.

Per cui, anche se non tutta la società del Trentino Alto Adige appare soddisfatt­a delle misure che le giunte Kompatsche­r e Fugatti hanno varato, forse è il caso di fare ancora almeno un piccolo, ma significat­ivo, passo in avanti. I provvedime­nti provincial­i — a chi li guarda senza pregiudizi — appaiono come un mix intelligen­te e sostanzios­o di aiuti e di provvedime­nti che uniscono l’indispensa­bile rigore per bloccare l’epidemia a un altrettant­o indispensa­bile sguardo sulla realtà e verso il futuro. Il tutto nella convinzion­e che nel momento in cui — e succederà — questa drammatica crisi sarà passata tutto il nostro tessuto sociale dovrà comunque essere vivo e reattivo. L’idea insomma è che si deve anche guardare avanti mentre devono essere vietati e sanzionati tutti i comportame­nti che all’evidenza sono estremamen­te pericolosi come assembrame­nti e contatti ravvicinat­i. Ebbene: andare in una libreria sicurament­e non rientra tra questi. Per cui, se nelle prerogativ­e dei governator­i ci dovesse essere un auspicabil­e margine di manovra, allora ridateci le librerie.

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