Corriere del Trentino

I sindacati pressano Ccb «Sottoscriv­a l’anticipo della cassa integrazio­ne»

Cgil, Cisl e Uil «riprendono» Manzana «Aziende più piccole erogano l’indennità, Gpi no» Intanto il governo ha stanziato 400 miliardi

- Di Marika Damaggio

TRENTO La direzione è duplice: liquidità, con impulso ai prestiti attraverso garanzie pubbliche al 90%, e alleggerim­ento della pressione fiscale con slittament­o di versamenti e ritenute per 10 miliardi di euro. Dopo trattative certosine e un confronto politico che ha impegnato maggioranz­a e opposizion­e, il consiglio dei ministri ha licenziato nella serata di ieri il decreto che mobilità 400 miliardi per sostenere l’economia fiaccata dallo stop alla produzione. E in attesa di declinarle il provvedime­nto in loco, i sindacati vegliano sull’erogazione degli ammortizza­tori sociali. Di qui la lettera inviata dai segretari di Cgil, Cisl e Uil a Cassa Centrale Banca affinché sottoscriv­a l’impegno di Abi ad anticipare la cassa integrazio­ne. Non solo: i sindacati riprendono Fausto Manzana, presidente di Gpi e di Confindust­ria Trento. «Molte aziende, più piccole, anticipano le indennità compensand­o i ritardi dell’Inps. La sua azienda no».

Mentre si attende l’avvio della «fase 2», prodromica a un ritorno alla normalità produttiva, il governo dispiega ulteriori misure per tamponare l’emorragia. «Con il decreto appena approvato diamo liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese, 200 per il mercato interno, altri 200 per potenziare il mercato dell’export» ha detto il premier Giuseppe Conte dopo una giornata di lavori a Palazzo Chigi. Argomento centrale del nuovo decreto è l’impulso ai prestiti per gli imprendito­ri, anche piccoli e medi. Nel decreto si mobilitano 200 miliardi di prestiti con garanzie fino al 90% per tutte le imprese, senza limiti di fatturato.

Il perno dell’operazione governativ­a è Sace, controllat­a al 100% da Cassa Depositi e Prestiti, che concederà garanzie fino 200 miliardi di euro. A sostegno delle garanzie è prevista la creazione di un fondo con una dotazione da un miliardi di euro, in capo al Ministero dell’Economia.

Lo stesso decreto prevede poi uno stop dei versamenti fiscali e dei contributi per imprese e profession­isti e delle ritenute dei lavoratori autonomi, per aprile e maggio, per un importo totale di quasi 10 miliardi. Il governo punta a sospendere i pagamenti di Iva, ritenute e contributi per i due mesi. Secondo i dati della relazione tecnica del provvedime­nto, si stima un ammontare di ritenute sospese pari a circa 4,3 miliardi e un ammontare di Iva pari a 4,48 miliardi. Sospesi, poi, anche i pignoramen­ti da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossion­e.

Il provvedime­nto prevede inoltre il rafforzame­nto del

Golden Power, ovvero lo scudo normativo per evitare che le imprese italiane, soprattutt­o in settori strategici, siano acquistate da capitali stranieri.

Ancora una volta le misure nazionali dovranno integrarsi con quelle locali. I segretari generali di Cgil (Andrea Grosselli), Cisl (Michele Bezzi) e Uil (Walter Alotti) hanno scritto al presidente di Cassa Centrale Banca. A Giorgio Fracalossi hanno chiesto delucidazi­oni in merito alla convenzion­e tra Abi e parti sociali che prevede l’anticipo dell’integrazio­ne salariale per i lavoratori e le lavoratric­i in cassa integrazio­ne. Si tratta, nella sostanza, di un prestito senza interessi restituito dall’Inps ma che deve passare da precisa sottoscriz­ione dell’accordo promosso da Abi. «A questo proposito — scrivono i segretari a Fracalossi — siamo a chiederle se l’istituto da lei presieduto ha già avuto modo di effettuare la comunicazi­one o, se non l’avesse ancora fatto, se e in che tempi intendesse farlo».

I tempi di erogazione degli ammortizza­tori sono, del resto, cruccio diffuso. A ribadirlo sono i segretari generali di Filcams Cgil (Pala Bassetti), Fisascat Cisl (Lamberto Avanzo) e Uiltucs (Walter Largher) che in una nota riprendono aspramente Fausto Manzana. «Mentre il gruppo Gpi decide di non anticipare l’integrazio­ne salariale per gli oltre tremila dipendenti del Gruppo messi in cassa integrazio­ne con riduzioni d’orario dal 20 al 50%, e scaricare sui propri lavoratori il peso dei ritardi e delle difficoltà dell’Inps, ci sono aziende in Trentino e nel resto d’Italia che invece decidono non a parole, ma nei fatti di non lasciare soli i loro addetti e da subito comunicand­o la decisione di ricorrere alla cassa integrazio­ne si sono resi disponibil­i ad anticipare la quota di ammortizza­tore sociale». Viceversa, scrivono, tra le realtà trentine che hanno deciso di intervenir­e anticipand­o la cassa ci sono — tra le altre — Risto 3, Pulinet, la Vales e la coop Le Coste, coop Aurora e Ascoop «che pur costrette a mettere in cassa migliaia di addetti della ristorazio­ne collettiva o del pulimento sono rimasti a fianco dei loro dipendenti».

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Sostegno pubblico Da sinistra il presidente del consiglio Giuseppe Conte e il ministro all’Economia Patuanelli

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