I sindacati pressano Ccb «Sottoscriva l’anticipo della cassa integrazione»
Cgil, Cisl e Uil «riprendono» Manzana «Aziende più piccole erogano l’indennità, Gpi no» Intanto il governo ha stanziato 400 miliardi
TRENTO La direzione è duplice: liquidità, con impulso ai prestiti attraverso garanzie pubbliche al 90%, e alleggerimento della pressione fiscale con slittamento di versamenti e ritenute per 10 miliardi di euro. Dopo trattative certosine e un confronto politico che ha impegnato maggioranza e opposizione, il consiglio dei ministri ha licenziato nella serata di ieri il decreto che mobilità 400 miliardi per sostenere l’economia fiaccata dallo stop alla produzione. E in attesa di declinarle il provvedimento in loco, i sindacati vegliano sull’erogazione degli ammortizzatori sociali. Di qui la lettera inviata dai segretari di Cgil, Cisl e Uil a Cassa Centrale Banca affinché sottoscriva l’impegno di Abi ad anticipare la cassa integrazione. Non solo: i sindacati riprendono Fausto Manzana, presidente di Gpi e di Confindustria Trento. «Molte aziende, più piccole, anticipano le indennità compensando i ritardi dell’Inps. La sua azienda no».
Mentre si attende l’avvio della «fase 2», prodromica a un ritorno alla normalità produttiva, il governo dispiega ulteriori misure per tamponare l’emorragia. «Con il decreto appena approvato diamo liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese, 200 per il mercato interno, altri 200 per potenziare il mercato dell’export» ha detto il premier Giuseppe Conte dopo una giornata di lavori a Palazzo Chigi. Argomento centrale del nuovo decreto è l’impulso ai prestiti per gli imprenditori, anche piccoli e medi. Nel decreto si mobilitano 200 miliardi di prestiti con garanzie fino al 90% per tutte le imprese, senza limiti di fatturato.
Il perno dell’operazione governativa è Sace, controllata al 100% da Cassa Depositi e Prestiti, che concederà garanzie fino 200 miliardi di euro. A sostegno delle garanzie è prevista la creazione di un fondo con una dotazione da un miliardi di euro, in capo al Ministero dell’Economia.
Lo stesso decreto prevede poi uno stop dei versamenti fiscali e dei contributi per imprese e professionisti e delle ritenute dei lavoratori autonomi, per aprile e maggio, per un importo totale di quasi 10 miliardi. Il governo punta a sospendere i pagamenti di Iva, ritenute e contributi per i due mesi. Secondo i dati della relazione tecnica del provvedimento, si stima un ammontare di ritenute sospese pari a circa 4,3 miliardi e un ammontare di Iva pari a 4,48 miliardi. Sospesi, poi, anche i pignoramenti da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.
Il provvedimento prevede inoltre il rafforzamento del
Golden Power, ovvero lo scudo normativo per evitare che le imprese italiane, soprattutto in settori strategici, siano acquistate da capitali stranieri.
Ancora una volta le misure nazionali dovranno integrarsi con quelle locali. I segretari generali di Cgil (Andrea Grosselli), Cisl (Michele Bezzi) e Uil (Walter Alotti) hanno scritto al presidente di Cassa Centrale Banca. A Giorgio Fracalossi hanno chiesto delucidazioni in merito alla convenzione tra Abi e parti sociali che prevede l’anticipo dell’integrazione salariale per i lavoratori e le lavoratrici in cassa integrazione. Si tratta, nella sostanza, di un prestito senza interessi restituito dall’Inps ma che deve passare da precisa sottoscrizione dell’accordo promosso da Abi. «A questo proposito — scrivono i segretari a Fracalossi — siamo a chiederle se l’istituto da lei presieduto ha già avuto modo di effettuare la comunicazione o, se non l’avesse ancora fatto, se e in che tempi intendesse farlo».
I tempi di erogazione degli ammortizzatori sono, del resto, cruccio diffuso. A ribadirlo sono i segretari generali di Filcams Cgil (Pala Bassetti), Fisascat Cisl (Lamberto Avanzo) e Uiltucs (Walter Largher) che in una nota riprendono aspramente Fausto Manzana. «Mentre il gruppo Gpi decide di non anticipare l’integrazione salariale per gli oltre tremila dipendenti del Gruppo messi in cassa integrazione con riduzioni d’orario dal 20 al 50%, e scaricare sui propri lavoratori il peso dei ritardi e delle difficoltà dell’Inps, ci sono aziende in Trentino e nel resto d’Italia che invece decidono non a parole, ma nei fatti di non lasciare soli i loro addetti e da subito comunicando la decisione di ricorrere alla cassa integrazione si sono resi disponibili ad anticipare la quota di ammortizzatore sociale». Viceversa, scrivono, tra le realtà trentine che hanno deciso di intervenire anticipando la cassa ci sono — tra le altre — Risto 3, Pulinet, la Vales e la coop Le Coste, coop Aurora e Ascoop «che pur costrette a mettere in cassa migliaia di addetti della ristorazione collettiva o del pulimento sono rimasti a fianco dei loro dipendenti».