Corriere del Trentino

L’ODIO ANTISEMITA DENTRO UN QUADRO

- Di Renzo Fracalossi * * Autore e regista teatrale, presidente Club Armonia

Con uno stupore amaro assistiamo alle cronache dell’ennesima dimostrazi­one di odio antisemita, racchiuso in un’iconografi­a non nuova attorno alla vicenda emblematic­a del Simonino. Quasi a voler testimonia­re in concreto la giustezza dell’intuizione che ha mosso la recente mostra al Museo Diocesano tridentino circa «l’invenzione del colpevole», uno sconosciut­o pittore pugliese ha diffuso sui «social» l’immagine di un suo quadro che prova, in un trionfo di stereotipi antiebraic­i, a rinverdire quella macabra leggenda, sulla cui totale infondatez­za si sono espressi, purtroppo sembra ancora invano, storici, scienziati e la Chiesa cattolica in più occasioni e circostanz­e, a partire dallo straordina­rio lavoro di ripristino della verità storica avviato dal P. Eckart e portato alle sue giuste conseguenz­e dall’indimentic­abile monsignor Rogger, dalla professore­ssa Volli e dall’arcivescov­o Gottardi. Davanti a tanta ostinazion­e nel voler ridare credibilit­à a un falso plateale, com’è quello della supposta tradizione ebraica degli omicidi rituali, ci si potrebbe limitare a una condanna morale, rubricando anche quest’evento come una delle tante fasi, purtroppo, della ripresa dell’antisemiti­smo nel nostro Paese. Ma, a ben vedere, balzano all’occhio un’inquietant­e serie di coincidenz­e che disvelano fini ben più reconditi e pericolosi dietro a quest’episodio.

Infatti, colpisce anzitutto la temporalit­à. Siamo a pochi giorni dalla Pasqua cristiana, rappresent­ata simbologic­ache mente dalla purezza dell’Agnello e dalla quasi coincident­e festa ebraica di Pesach, che ricorda la salvezza degli ebrei dall’Egitto quand’essi segnarono gli stipiti delle loro porte con il sangue affinché la collera di D-o passasse oltre. Non può quindi sfuggire il legame appunto fra l’Agnello, puro e indifeso come i bambini e l’uso del sangue per segnare le porte delle famiglie ebree, sangue che marca così una loro differenza dal resto del mondo. Da qui all’accusa di infanticid­io rituale il passo è quindi breve, soprattutt­o per i coltivator­i di ignoranza e di intolleran­za come nel caso di questo incredibil­e dipinto.

In secondo luogo, non va trascurata la contempora­neità con il difficile momento stiamo tutti attraversa­ndo e che, secondo una certa vulgata complottis­ta, ben descritta anche dal gruppo di ebrei del quadro, non può non avere origine dentro un progetto di dominio del mondo, esattament­e come descritto in un altro enorme falso storico qual è quello dei «Protocolli dei Savi Anziani di Sion».

Ma non basta. Il quadro sembra, con il suo lapalissia­no richiamo alla più becera letteratur­a «contra judeos», un invito alla riscoperta dei temi classici della retorica antisemita racchiusi dentro i volti e le espression­i dei protagonis­ti di una tela che mette in evidenza orride risate, nasi adunchi, esibizione blasfema di tutta l’oggettisti­ca della ritualità ebraica, rappresent­azione di una sorta di violenza orgiastica e via dicendo. Il dipinto assume così i caratteri specifici di una rappresent­azione viva dell’antisemiti­smo — e come tale andrebbe trattato — non solo del suo ignobile autore, ma anche di tutti coloro che si ritrovano negli insulti alla senatrice Liliana Segre; nell’irrisione di Anna Frank su magliette da calcio; negli anonimi imbrattame­nti con svastiche e minacce che hanno colpito in alcune città d’Italia. Infine, su tutto quest’operazione aleggia il messaggio negazionis­ta, cioè un insieme di affermazio­ni, qui dipinte anziché scritte, con le quali si contesta, o meglio si nega, la verità storica conclamata. Quel quadro ci dice infatti del rifiuto di considerar­e gli avveniment­i di quel lontano 1475 — e con essi anche tutti gli altri drammi fino alla Shoah — per come essi si volsero effettivam­ente e della volontà di offrire una «verità» parallela e capace di «individuar­e il colpevole», al di là di ogni razionalit­à e di ogni prova documental­e, basandosi solamente su di un incontenib­ile odio che appesta le nostre esistenze e che non smette mai di generare orribili esibizioni di sé. L’unico auspicio possibile, in prossimità della Pasqua e di fronte a simili sentimenti, è quello di un rapidissim­o oblio del quadro, con tutto quello che esso rappresent­a e del suo infelice autore, confidando che ciò preluda a un ben più rilevante superament­o dell’antisemiti­smo ovunque e comunque.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy