Lezioni dalla pandemia Serve una terapia choc
Ma anche coraggio e prima di ogni altra cosa, un bagno di umiltà. Da dove vogliamo partire? Dal collasso annunciato del portale dell’Inps di fronte alle domande di bonus, quando i limiti della piattaforma avrebbero dovuto suggerire quantomeno un accesso scaglionato?
Dall’istruzione scolastica? Bene, a cinque settimane dalla chiusura delle scuole e con la quasi certezza di non tornare più in aula fino alla fine dell’anno scolastico, si attendono ancora dal Ministero linee guida uniformi sulla didattica online, lasciata all’estro e al buon cuore dei singoli docenti e all’interpretazione dei dirigenti scolastici in quanto «non prevista dal contratto collettivo nazionale».
Vogliamo parlare del percorso labirintico nell’informazione che ogni giorno deve compiere il cittadino, il lavoratore o l’imprenditore per capire se può andare a lavorare oppure no, uscire di casa oppure no, passeggiare oppure no, districandosi tra decreti, ordinanze regionali e ordinanze comunali, quando basterebbe (e molti Paesi lo fanno) mettere in un unico sito web tutte le informazioni aggiornate sull’emergenza? Delle autocertificazioni e delle ordinanze scritte in un italiano che gran parte della popolazione ha difficoltà a capire («mendace», «combinato disposto» «inottemperanza») proprio nel momento in cui sarebbe più urgente farsi capire bene?
Per tacere dei social media messi in mano come un’arma contundente a sindaci che improvvisamente si sentono sceriffi, e dei comuni che invitano apertamente i cittadini alla delazione via web, incuranti delle più elementari leggi sulla privacy. Quando chiunque abbia un minimo di buon senso dovrebbe riconoscere come, a fronte di pochi irresponsabili (giustamente da sanzionare: ma secondo i dati del Viminale sono meno del 3% su oltre 200.000 controlli giornalieri) la grande maggioranza degli italiani abbia accolto senza resistenza limitazioni mai viste nella storia democratica.
Eppure gli esempi di chiarezza ed efficienza ci sono, in Italia e all’estero. Ci sono scuole che fin dal primo giorno di emergenza hanno fatto sentire i propri docenti e studenti guidati e non abbandonati in territori ignoti. Ci sono sindaci che hanno trattato i propri cittadini da alleati e non da delinquenti. Ma per vederli, e per imitarli, bisogna guardare, studiare, mettere da parte la presunzione di saper sempre tutto quando nella maggior parte dei casi, purtroppo, non si sa niente. Questo è il vero piano Marshall di cui la nostra pubblica amministrazione ha bisogno. Sarà una sfida difficilissima. Ma se non ora, quando?