«La quarantena serve anche a riflettere sui testi»
Il personaggio Nathalie, vincitrice della quarta edizione di «X-Factor», sarà domani tra gli artisti di «Iorestoacasa Festival». La cantante si racconta: le esitazioni iniziali, il rapporto con l’intimità di questi giorni. E infine, la creatività
La cantautrice romana Nathalie sarà domani il nome di punta della terza puntata dell’Iorestoacasa Festival. Una staffetta musicale in diretta Instagram con cinque artisti che si alterneranno a partire dalle 18.30, curato dalla pianista trentina Isabella Turso. Un’iniziativa che abbina l’intento artistico al proposito solidale di raccolta fondi a sostegno degli enti impegnati nella lotta per contrastare il Covid-19.
Antonella Lo Coco, che ha partecipato a X-Factor nel 2012, aprirà la serie delle dirette dal proprio canale Instagram per passare poi il testimone ad Aura Zanghellini, giovane voce trentina diplomata al Cpm di Milano. Barbara Bertoldi è la seconda artista regionale che chiuderà alle 20.30 con un’esibizione per voce e violoncello, preceduta da Mik, unico esponente maschile della cinquina che si è fatto notare nel 2013 a X-Factor con la band The Panicles prima di darsi alla carriera solista. Natalia Beatrice Giannitrapani, in arte Nathalie, nel 2010 ha vinto la quarta edizione di X-Factor con l’inedito «In punta di piedi», per poi partecipare l’anno successivo al Festival di Sanremo con «Vivo sospesa». Il suo ultimo album «Into the flow» (2018) presenta sette brani in inglese e tre in italiano, a dimostrazione del taglio internazionale della sua musica.
Nathalie, come vive questa situazione di emergenza?
«Io normalmente alterno periodi in cui giro tantissimo ad altri in cui mi chiudo in casa a scrivere e comporre. Certo, mi manca andare fuori, ma la prendo come un’occasione per riflettere e lasciare fluire la mia creatività, che è sicuramente una grande risorsa. Cerco di mantenere positività e serenità dedicando il tempo alle persone che amo, anche a distanza».
L’unico modo per mantenere un contatto col pubblico adesso è rimasto quello delle dirette sui social?
«Devo dire che nei primi
giorni di clausura non riuscivo ad espormi, ho avuto bisogno di un po’ di raccoglimento e di silenzio prima di accettare le proposte di queste dirette. È una cosa che ho già fatto, ma spesso in questi momenti prevale la parte parlata rispetto a quella cantata».
Cosa l’ha convinta ad aderire all’Iorestoacasa Festival?
«Mi piace molto l’idea della staffetta con altri artisti. Avendo mezz’ora a disposizione tocca condensare molto sia le canzoni che le parole. Mi trovo a riflettere su alcune canzoni, che in questo periodo assumono significati diversi: penso alla canzone del mio primo album “Lungo le sponde del fiume” che dice “è normale avere paura, ma è sbagliato avere paura”. È un sentimento che avverto in modo tanto attuale».
Lei compone indifferentemente in italiano e in inglese?
«Ho sempre avuto una passione per le lingue straniere, mi ci identifico. Mia madre è belga di madrelingua francese e quindi sono cresciuta parlando due lingue. Oltre all’italiano e all’inglese c’è anche il francese: diciamo che spesso è la canzone che decide quale lingua scegliere. Senza dubbio l’inglese è più liquido e fluido, ma ogni suono ha un significato e cerco di esprimerlo nella lingua più adatta».
Ha mai suonato in Trentino?
«Penso di averci suonato una sola volta all’inizio, ma avrei un gran desiderio di partecipare ai “Suoni delle Dolomiti”, di cui mi hanno parlato tanto i miei amici Gnu Quartet: credo che suonare immersi nella natura sia una cosa unica».