La curva lentamente si appiattisce Un caso il confronto col Tirolo
Nel Land austriaco «solo»35 vittime, in Alto Adige 164 Il bollettino: 1.732 contagiati, ricoveri in risalita ma calano gli intensivi. Quarantena, più uscite che ingressi
L’emergenza coronavirus sembra colpire diversamente le tre aree dell’Euregio. Soprattutto per quel che riguarda il tasso di letalità, e cioè il rapporto tra decessi e contagi che, stando agli ultimi bollettini diffusi, è decisamente più basso nel Tirolo del nord (1,2%) rispetto ad Alto Adige (9,5%) e Trentino (7,4%).
A sottolineare la differenza è stato, ieri mattina, Sven Knoll, consigliere provinciale di Süd-Tiroler Freiheit. «Rapportato alla popolazione, il tasso di mortalità in Alto Adige è superiore a quello italiano e 15 volte quello del resto dell’Austria — ha riferito —. Ci devono essere delle ragioni specifiche che vanno indagate. Oltre alle carenze organizzative del sistema sanitario, e cioè alla mancanza di dispositivi di protezione, il sospetto è che pesino anche fattori medici. I virologi dell’università di Innsbruck sospettano che una possibile causa dell’aumento del tasso di mortalità si ada ricondurre a un farmaco antiipertensivo, Ace 2 inibitore, somministrato più di frequente in Italia che in Austria ».
Guardando ai dati, anche il tasso di guarigione appare diverso. Il record, anche qui, è del Tirolo, con il 37,5% di guariti (su 2.872 contagiati). Segue l’Alto Adige con il 14,5% (su 1.732), e il Trentino con 9% (su 3.111). Meno evidente la differenza sul tasso di positimetodo vi: in Alto Adige (su 521 mila abitanti) ce ne sono 3,3 ogni mille persone, in Trentino (1,1 milioni di abitanti) 2,9, e in Tirolo (1,7 milioni di abitanti) 1,7. Guardando al numero di tamponi, sono di più quelli effettuati finora in Alto Adige: 32,3 ogni mille abitanti. Seguono i 14,1 del Tirolo e, infine, gli 11,7 del Trentino.
Anche il presidente Arno Kompatscher si dice stupito. «Bisognerebbe conoscere il
Letalità apparente otto volte più alta a Sud del Brennero. E a Innsbruck più guariti
di rilevazione dei dati per comprendere l’origine della differenza — argomenta—. In Alto Adige ci atteniamo a quello della Protezione civile nazionale, forse quello dell’Austria è leggermente diverso. Ma forse centra anche il fatto che i dati sono temporalmente sfasati: da noi l’epidemia è iniziata prima, e ci troviamo già al momento dell’apice dei contagi. E poi, forse, c'è anche un elemento di casualità». Per quanto riguarda i decessi, «è chiaro che il dato segue gli altri — riprende Kompatscher —. C’è un periodo di incubazione del virus, poi di della malattia che purtroppo, in determinati casi, porta alla morte. Spetterà agli esperti in biostatistica fornire una spiegazione quando si potranno comparare i dati».
Intanto, l’ultimo bollettino relativo all’Alto Adige sembra confermare il fatto che l’andamento dei contagi sia passato da una salita a un «altipiano», come lo aveva definito nei giorni scorsi l’assessore alla sanità Thomas Widmann. I positivi salgono a 1.732 (79 in più rispetto al giorno prima), a fronte di 1.097 tamponi analizzati (numero torna a quattro cifre). Il che significa che la percentuale di positivi, come da una settimana a questa parte, resta sotto il 10%, attestandosi al, 7,2%. Altri 28 i guariti (252 in tutto), e per la prima volta le persone che hanno concluso l’isolamento (3.232) sono più di quelle in quarantena (3.206).
Tornano ad aumentare i ricoveri (229, 11 in più dopo quattro giorni di discesa), ai quali si aggiungono i 12 tra le case di cura private Melitta e Bonvicini (venerdì erano, rispettivamente, 24 e 13, ai quali si aggiungevano i 4 della Sant’Anna). In calo quelli intensivi, ora 47 in Alto Adige (-1) e 9 tra Austria e Germania (-2). Altri 8 i decessi: 4 in ospedale (109 in tutto) e 4 nelle case di riposo (55). Altri due operatori dell’Azienda sanitaria sono stati contagiati (183), ai quali si aggiungono 10 medici di base e 2 pediatri di libera scelta (dati stabili).
Nell’Euregio