Alberghi, molte incognite Battaiola preoccupato
Anef lancia le misure: guanti, mascherina, distanza
Il presidente degli albergatori trentini Giovanni Battaiola esprime preoccupazione per il settore. L’incognita sull’apertura dei confini, gli oneri collegati ai protocolli di sicurezza, la preoccupazione sul fronte legale con il Covid classificato come infortunio sul lavoro rendono difficile la ripartenza: «Sono convinto che il turismo debba ripartire ma servono interventi importanti».
Il weekend del 7 marzo è ancora impresso nella mente del Trentino. Piste aperte, code. Di lì a poco il lockdown e l’incremento dei contagi che ha ingaggiato una polemica vivace sulle scelte per tutelare il comparto turistico. A distanza di due mesi, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (Anef) si rivolge al governo per chiedere, con urgenza, la riapertura degli impianti. Lo fa per voce della presidente Valeria Ghezzi e proponendo un pacchetto di misure per garantire la sicurezza e rilanciare il turismo in montagna.
«Ad oggi, purtroppo, non è ancora stata definita una data di apertura per gli impianti a fune», premette l’associazione. «Abbiamo la necessità — rimarca Anef — di definire al più presto la data della ripartenza, che ci auguriamo possa essere in prossimità della data di riapertura di bar e ristoranti. Gli impianti a fune sono il volano di un’importante filiera, che a valle trova albergatori, commercianti, maestri di sci e guide alpine, ristorazione; e a monte, grazie a costanti e ingenti investimenti diretti, genera lavoro per imprese locali e non, innescando un processo virtuoso con benefici in termini di benessere sociale e introiti per le casse dello Stato».
«Abbiamo urgenza di riaprire — fa eco Valeria Ghezzi, presidente di Anef — e dimostrare che, con le giuste cautele, gli impianti possono essere fruibili già da questi mesi estivi, in quanto sono un mezzo che garantisce un trasporto sicuro, di breve durata e molto ben areato».
Tant’è che Anef ha sottoposto all’attenzione del governo una serie di regole per garantire la sicurezza dei lavoratori e degli utenti. «Come già si è avuto modo di constatare all’inizio dell’emergenza sanitaria — premette Anef nell’elencare il documento — ridurre la portata e quindi limitare il numero di utenti trasportati simultaneamente sugli impianti, non è efficace né idoneo ad evitare gli assembramenti. Al contrario, l’effetto rilevato è stato un allungamento dei tempi di attesa in coda, con conseguente aumento del rischio per i turisti, in particolare quando l’attesa avviene al chiuso e senza dispositivi di protezione individuale».
La scelta è quindi «di bilanciare l’affluenza con la portata, favorendo il più possibile la fluidità e la costante mobilità. In assenza di code, infatti, il riempimento dei veicoli si riduce automaticamente».
Ancora: obbligo del distanziamento fisico di almeno un metro tra le persone in tutte le fasi preparatorie al trasporto (transito dal parcheggio, coda alla cassa, coda ai tornelli, accesso alla stazione di partenza, sala d’aspetto, ecc.), l’obbligo di utilizzare mascherina e guanti per l’estate (da non togliere mai durante il trasporto). Obbligatoria l’areazione della cabinovia e funivia con il blocco di uno o più finestrini anche durante il trasporto, l’apertura delle porte delle cabinovie o funivie (solo se vuote) per una areazione completa laddove possibile, e l’igienizzazione delle cabine. «Difficile, per ora, l’ipotesi di procedere alla misurazione della temperatura», conclude Anef che chiede attenzione per un comparto strategico per il turismo montano.