Bordon: «Plasma, già venti i donatori I test rapidi privati non sono affidabili»
Direttore, da giorni la comunità scientifica sta discutendo sulla cura con il plasma dei guariti dal Covid-19, l’Avis ha lanciato l’appello per cercare volontari, come vi state organizzando?
«Non siamo Padova, che è un centro trasfusionale enorme e pertanto è già in possesso di attrezzature particolari che servono a lavorare le piastrine. Questo macchinario non l’avevamo, ma l’abbiamo chiesto e credo che per fine mese saremo pronti. Intanto lunedì si riunisce il Comitato etico per esaminare il protocollo che abbiamo proposto. In questi giorni il team della medicina trasfusionale ha già raccolto il plasma di venti guariti che è stato congelato in attesa dei test necessari a verificare l’attendibilità, poi serve un kit specifico per dare una garanzia di anticorpalità».
Questa cura è molto criticata e divide medici e scienziati, il professor Pierluigi Lopalco, ordinario di Igiene all’università di Pisa, sostiene che non è la soluzione al problema e anche Giuseppe Ippoliti dello Spallanzani di Roma è cauto. Il professor Massimo Pizzato del Cibo la ritiene invece una valida alternativa. Cosa ne pensa?
«Siamo prudenti. Al momento questa cura non è riconosciuta dall’Istituto superiore di sanità, ma come Azienda siamo sempre stati aperti a ogni innovazione. Il plasma serve per trattare pazienti molto gravi e per fortuna ne abbiamo pochi».
Ci sono rischi di contrarre altri tipi di patologie?
«Vengono effettuati test apposta, il plasma viene analizzato, deve avere certe caratteristiche. Questa cura al momento non è sostitutiva di altre, non è stata ancora validata, ma noi intanto stiamo raccogliendo il plasma per essere pronti».
Ieri i nuovi casi con sintomi insorti negli ultimi cinque giorni sono stati due, mentre altri 28 sono risultati positivi al tampone. Continua la discesa?
«Siamo in una fase discendente, abbiamo avuto un solo decesso e sono undici i pazienti ricoverati in terapia intensiva, speriamo quindi di non dover mai utilizzare la cura con il plasma, è destinata solo a pazienti molto gravi».
Parliamo di tamponi, il presidente Fugatti ha detto che siamo ai primi posti in Italia per il numero di analisi salivari effettuate. Negli ultimi giorni sono aumentati notevolmente. Adesso li state facendo su tutto il personale sanitario e li farete anche alle forze dell’ordine?
«Facciamo sia i test sierologici che i tamponi su tutti i dipendenti dell’Azienda sanitaria e per le forze dell’ordine, vigili del fuoco, abbiamo già iniziato la scorsa settimana. Siamo la provincia che fa più tamponi in assoluto in Italia. Come evidenziato da un recente studio, che ha analizzato il periodo dal 22 aprile al 6 maggio, in Trentino sono stati effettuati in media 222 tamponi per centomila abitanti. Oggi abbiamo superato Bolzano come numeri di tamponi assoluti. Si può sempre fare di più, ma noi siamo i primi in Italia ad aver fatto un’indagine epidemiologica a tappeto. Abbiamo una grande potenza di fuoco per la ricerca degli asintomatici che non ha nessuno. I test sul nostro personale vengono analizzati dal laboratorio dell’ospedale di Rovereto, mentre quelli sulla popolazione dall’Istituto superiore di sanità di Roma».
Sono iniziati i tamponi anche nei centri disabili? Sia per gli ospiti che per il personale?
«Si, vengono fatti a entrambi, operatori compresi».
Direttore, c’è un’altissima richiesta da parte della popolazione, in particolare delle aziende, di test sierologici e tamponi anche a pagamento. In Trentino ci sono strutture accreditate?
«In Trentino non ci sono strutture accreditate. I laboratori privati offrono solo test rapidi e non sono validati dall’Istituto superiore di sanità (Iss), possono dare falsi negativi su pazienti asintomatici. Noi li usiamo solo sui pazienti sintomatici abbinati al tampone. I test sierologici effettuati con un prelievo di sangue venoso li stiamo sperimentando insieme all’Iss. Lo studio che stiamo facendo nei cinque Comuni è fondamentale per avere dati epidemiologici, è il primo studio di massa sugli anticorpi che viene fatto e ha un valore a livello nazionale».
Per quanto riguarda i familiari dei positivi, prima venivano considerati automaticamente positivi anche senza tampone, ma quando viene fatto il secondo test salivare dopo il periodo di quarantena e risulta negativo, automaticamente si ritiene negativo anche il familiare?
«No, adesso vengono fatti i tamponi anche sui familiari stretti. I casi di contagio tra i minori che si sono registrati negli ultimi tempi sono i figli di pazienti risultati positivi a cui è stato effettuato il tampone».
Siamo prudenti la cura con il sangue dei guariti non è stata riconosciuta dall’Iss Serve per i pazienti molto gravi