Corriere del Trentino

Manovra, scintille in Aula L’opposizion­e: legge modesta

I sindacati: «Aperture anticipate solo se concordate con Roma»

- Donatello Baldo Alberto Mapelli

Maurizio Fugatti non teme impugnativ­e da parte del governo sulla riapertura dei negozi: «Mi aspetto che da qui a martedì il ministro Boccia risponderà alle richieste avanzate dalle Regioni». Intanto sui patti congelati si registra una convergenz­a tra i due governator­i: la controprop­osta del governo infatti sembra piacere a entrambi.

Per il governator­e Fugatti

TRENTO la manovra anti-crisi, che ha presentato ieri in Consiglio provincial­e, è «un primo passo con il quale è stato possibile far convergere 150 milioni di euro già disponibil­i a bilancio». Di questi, sono 64 i milioni derivano dal finanziame­nto a debito, mentre per la restante somma si tratta di recupero di avanzi di Enti e Agenzie (7,5 milioni), minori fabbisogni legati alle limitazion­i dell’emergenza Covid-2 come mense, trasporti, realizzazi­one di eventi (9 milioni), minori fabbisogni effettivi rispetto al quanto previsto in sede di bilancio (14 milioni). Le altre risorse derivano poi da un «recupero» su altri capitoli, e tra questi anche il «taglio» ai 20 milioni previsti per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici: «Siamo certi che i lavoratori capiscano l’urgenza di trovare soluzioni a chi il Covid il lavoro lo ha tolto o rischia di toglierlo».

«Un trauma umano, sociale, economico — ha sottolinea­to Fugatti — paragonabi­le solo alla Seconda Guerra Mondiale». Ma sui numeri della manovra, le minoranze hanno sottolinea­to imprecisio­ni e contraddiz­ioni. «Attenti ai numeri — ha esordito Giorgio Tonini del Pd — perché, come tutti sanno, di fronte al pericolo di una drammatica recessione si attuano manovre espansive. Ma in questo caso — si chiede — quante sono le risorse in più? Sono 64 milioni, il resto è spostament­o di risorse. Per non prendere in giro i cittadini dobbiamo dirlo».

Sulla stessa linea anche Filippo Degasperi (Onda civica): «Nelle conferenze stampa quotidiane trasformat­e in televendit­e si parlava di una manovra poderosa dal valore di 850 milioni di euro. Oggi il presidente Fugatti è stato più modesto, porta una manovra da 150 milioni, perché da quella cifra così alta sono stati tolti i milioni già finanziati precedente­mente, quelli che in realtà non erano risorse pubbliche ma possibilit­à di indebitame­nto delle imprese con le banche e le sospension­e delle tasse locali che se non vengono pagate a giugno saranno pagate comunque a settembre». Rimangono così i 150 milioni, «molti recuperati attraverso tagli a capitoli di bilancio», come quello destinato al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici: «Quelli che fino a 5 minuti prima erano gli eroi, i medici, gli infermieri, i vigili del fuoco, gli uomini della Protezione civile e se volgiamo anche gli insegnanti— osserva Degasperi — cinque minuti dopo diventano i lavoratori garantiti che non devono lamentarsi perché almeno uno stipendio lo portano a casa. Be

ne — aggiunge — ma qualcuno i soldi li ha visti, al capo del Dipartimen­to Salute Giancarlo Ruscitti l’aumento è arrivato».

«Se questa legge è migliorata — sostiene invece Paolo Ghezzi di Futura — è anche grazie alle opposizion­i che sono riuscite ad aumentare i fondi per le fasce più deboli. Mancano tuttavia risorse per chi è a basso o bassissimo reddito, manca il sostengo alla cultura, manca l’attenzione al terzo settore». Per Rossi, «giusta l’impostazio­ne delle manovra», ma nutre dubbi sul taglio di 12 milioni alla scuola: «Servono invece finanziame­nti per ripartire a settembre con un aumento dell’organico». E sempre sulla scuola, Rossi sfida la giunta con un emendament­o che riguarda nidi e scuole per l’infanzia: «Basta approvarlo e tra pochi giorni si può partire, come già fanno in Alto Adige». Tanti gli interventi dell’opposizion­e ma anche della maggioranz­a, che hanno portato il voto finale sulla manovra a tarda notte.

Mentre dentro si svolgeva il Consiglio provincial­e, davanti Cgil, Cisl e Uil hanno organizzat­o un presidio simbolico con circa una settantina di persone per chiedere che si rafforzino maniera incisiva gli investimen­ti per le famiglie e i lavoratori trentini, ma anche per reclamare maggiori risorse per la sanità trentina e per il turismo. Presenti i tre segretari provincial­i Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil). «Non siamo contro la manovra, ma chiediamo più attenzione per i tanti lavoratori che stanno ancora attendendo la cassa integrazio­ne», commenta Alotti. «Vogliamo anche più attenzione per le donne – aggiunge Grosselli –, sia per quelle che torneranno sul posto di lavoro sia per chi rimarrà in smartworki­ng, magari con i figli da gestire». «Il turismo non è solo grandi strutture, ma anche stagionali che non avranno un lavoro e piccole realtà che faranno fatica ad adeguarsi per rimanere aperti», commenta Bezzi.

Le tre sigle sindacali, poi, si dicono contrarie a riaperture anticipate se non concordate con il Governo rischiando impugnatur­e. Le linee guida provincial­i, per loro, andrebbero stabilite solo dopo l’approvazio­ne di quelle nazionali e con al tavolo anche Inps e Inail. «In ballo ci sono anche i 430 milioni del Patto di Milano – concludono i sindacati –. Non sappiamo quanto potrebbe essere utile creare attriti per anticipare l’apertura di pochi giorni».

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I segretari Alotti, Bezzi e Grosselli
Sindacati I segretari Alotti, Bezzi e Grosselli

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