Manovra, scintille in Aula L’opposizione: legge modesta
I sindacati: «Aperture anticipate solo se concordate con Roma»
Maurizio Fugatti non teme impugnative da parte del governo sulla riapertura dei negozi: «Mi aspetto che da qui a martedì il ministro Boccia risponderà alle richieste avanzate dalle Regioni». Intanto sui patti congelati si registra una convergenza tra i due governatori: la controproposta del governo infatti sembra piacere a entrambi.
Per il governatore Fugatti
TRENTO la manovra anti-crisi, che ha presentato ieri in Consiglio provinciale, è «un primo passo con il quale è stato possibile far convergere 150 milioni di euro già disponibili a bilancio». Di questi, sono 64 i milioni derivano dal finanziamento a debito, mentre per la restante somma si tratta di recupero di avanzi di Enti e Agenzie (7,5 milioni), minori fabbisogni legati alle limitazioni dell’emergenza Covid-2 come mense, trasporti, realizzazione di eventi (9 milioni), minori fabbisogni effettivi rispetto al quanto previsto in sede di bilancio (14 milioni). Le altre risorse derivano poi da un «recupero» su altri capitoli, e tra questi anche il «taglio» ai 20 milioni previsti per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici: «Siamo certi che i lavoratori capiscano l’urgenza di trovare soluzioni a chi il Covid il lavoro lo ha tolto o rischia di toglierlo».
«Un trauma umano, sociale, economico — ha sottolineato Fugatti — paragonabile solo alla Seconda Guerra Mondiale». Ma sui numeri della manovra, le minoranze hanno sottolineato imprecisioni e contraddizioni. «Attenti ai numeri — ha esordito Giorgio Tonini del Pd — perché, come tutti sanno, di fronte al pericolo di una drammatica recessione si attuano manovre espansive. Ma in questo caso — si chiede — quante sono le risorse in più? Sono 64 milioni, il resto è spostamento di risorse. Per non prendere in giro i cittadini dobbiamo dirlo».
Sulla stessa linea anche Filippo Degasperi (Onda civica): «Nelle conferenze stampa quotidiane trasformate in televendite si parlava di una manovra poderosa dal valore di 850 milioni di euro. Oggi il presidente Fugatti è stato più modesto, porta una manovra da 150 milioni, perché da quella cifra così alta sono stati tolti i milioni già finanziati precedentemente, quelli che in realtà non erano risorse pubbliche ma possibilità di indebitamento delle imprese con le banche e le sospensione delle tasse locali che se non vengono pagate a giugno saranno pagate comunque a settembre». Rimangono così i 150 milioni, «molti recuperati attraverso tagli a capitoli di bilancio», come quello destinato al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici: «Quelli che fino a 5 minuti prima erano gli eroi, i medici, gli infermieri, i vigili del fuoco, gli uomini della Protezione civile e se volgiamo anche gli insegnanti— osserva Degasperi — cinque minuti dopo diventano i lavoratori garantiti che non devono lamentarsi perché almeno uno stipendio lo portano a casa. Be
ne — aggiunge — ma qualcuno i soldi li ha visti, al capo del Dipartimento Salute Giancarlo Ruscitti l’aumento è arrivato».
«Se questa legge è migliorata — sostiene invece Paolo Ghezzi di Futura — è anche grazie alle opposizioni che sono riuscite ad aumentare i fondi per le fasce più deboli. Mancano tuttavia risorse per chi è a basso o bassissimo reddito, manca il sostengo alla cultura, manca l’attenzione al terzo settore». Per Rossi, «giusta l’impostazione delle manovra», ma nutre dubbi sul taglio di 12 milioni alla scuola: «Servono invece finanziamenti per ripartire a settembre con un aumento dell’organico». E sempre sulla scuola, Rossi sfida la giunta con un emendamento che riguarda nidi e scuole per l’infanzia: «Basta approvarlo e tra pochi giorni si può partire, come già fanno in Alto Adige». Tanti gli interventi dell’opposizione ma anche della maggioranza, che hanno portato il voto finale sulla manovra a tarda notte.
Mentre dentro si svolgeva il Consiglio provinciale, davanti Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un presidio simbolico con circa una settantina di persone per chiedere che si rafforzino maniera incisiva gli investimenti per le famiglie e i lavoratori trentini, ma anche per reclamare maggiori risorse per la sanità trentina e per il turismo. Presenti i tre segretari provinciali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil). «Non siamo contro la manovra, ma chiediamo più attenzione per i tanti lavoratori che stanno ancora attendendo la cassa integrazione», commenta Alotti. «Vogliamo anche più attenzione per le donne – aggiunge Grosselli –, sia per quelle che torneranno sul posto di lavoro sia per chi rimarrà in smartworking, magari con i figli da gestire». «Il turismo non è solo grandi strutture, ma anche stagionali che non avranno un lavoro e piccole realtà che faranno fatica ad adeguarsi per rimanere aperti», commenta Bezzi.
Le tre sigle sindacali, poi, si dicono contrarie a riaperture anticipate se non concordate con il Governo rischiando impugnature. Le linee guida provinciali, per loro, andrebbero stabilite solo dopo l’approvazione di quelle nazionali e con al tavolo anche Inps e Inail. «In ballo ci sono anche i 430 milioni del Patto di Milano – concludono i sindacati –. Non sappiamo quanto potrebbe essere utile creare attriti per anticipare l’apertura di pochi giorni».