«M49? Un orso in cattività soffre Ripartiamo da Gandhi»
Tragedia a Folgaria: la vittima aveva 57 anni. Tofana di Rozes, valanga travolge uno studente trentino
Lo zoologo Andrea Mustoni parla di M49: «Un animale in cattività soffre».
TRENTO Era uscito per cercare il cane, a cui era affezionato. E che si era allontanato mettendolo in apprensione. Ma Stefano Buzzi, 57 anni, di Folgaria, a casa non è più rientrato. Fatale una scivolata che lo ha fatto precipitare per decine di metri in uno strapiombo, nei boschi attorno a passo Sommo. Una tragedia resa ancora più amara dal fatto che il cane, che Stefano era uscito a cercare, è stato ritrovato ancora vivo.
Il corpo dell’uomo è stato ritrovato dopo una giornata di intense ricerche, che hanno coinvolti gli operatori del soccorso alpino, le unità cinofile, i vigili del fuoco, la croce rossa, i carabinieri e il cane molecolare della scuola provinciarete le cani da ricerca e catastrofe. È stato proprio quest’ultimo, dopo il ritrovamento della macchina dell’uomo in località Grimen (zona Forte Cherle), a condurre i soccorritori al salto di roccia che è costato la vita a Stefano: i soccorritori si sono calati alla base della pabenessere di roccia, dove è stato ritrovato il corpo.
Ma quella di ieri è stata una giornata drammatica anche in quota. Sulla Tofana di Rozes, a Cortina d’Ampezzo, uno scialpinista bellunese — Tommaso Redolfi, di 23 anni, laureato alla facoltà di Ingegneria civile dell’Università di Trento ad aprile in videoconferenza — è stato travolto e ucciso proprio da una slavina. La massa di neve e ghiaccio si è staccata sopra il rifugio Giussani e ha trascinato la vittima a valle per circa duecento metri davanti agli occhi del fratello di 27 anni, che è riuscito a salvarsi e a dare l’allarme. Purtroppo, però, sono stati vani i tentativi di salvataggio da parte del Soccorso alpino e della Guardia di finanza.
Proprio in quelle ore, in Trentino, sulla Marmolada, era scattata l’allerta per un’altra valanga, con un fronte di circa 300 metri di lunghezza e 10 metri di larghezza. A lanciare l’allarme sono stati due scialpinisti che avevano assistito al distacco della massa nevosa, avvenuto verso le 11 sotto Punta Penia, a quota 3.100 metri, in prossimità del rifugio Pian dei Fiacconi, nel territorio di Canazei.
Il timore dei due testimoni era che qualcuno potesse essere rimasto seppellito sotto la neve. Per questo si è attivata immediatamente la macchina dei soccorsi. Il primo a imbattersi nelle attività di bonifica è stato un operatore del Soccorso alpino che si trovava casualmente nella zona interessata dalla valanga. In supporto, subito dopo, sono arrivati i colleghi di Moena e dell’alta val di Fassa, e l’unità cinofila della polizia di Stato. Dopo quasi un’ora di verifiche, i soccorritori hanno infine accertato che fortunatamente non era stato travolto nessuno.
Altri distacchi spontanei di neve potrebbero verificarsi nei prossimi giorni. Domani infatti, a causa del transito di una perturbazione, sono previste nevicate moderate, localmente anche più intense, con limite della quota neve in calo fino a 2.200 metri.
In quota Slavina ieri mattina a Punta Penia, in Marmolada: nessuno è rimasto travolto