Il futuro è «green» L’ecologia la vera agenda
L’emergenza ha aperto le porte alla sostenibilità Il futurologo Scolozzi: «Se ci muoveremo attivamente, gli impatti alla fine saranno positivi»
TRENTO Coronavirus e rivoluzione green, un binomio possibile. L’emergenza sanitaria apre le porte a un futuro in cui la sostenibilità ambientale e sociale sarà uno degli imperativi a dettare le mosse che seguiranno la fine del lockdown. «Dipende tutto dal tipo di reazione che metteremo in atto — avverte Rocco Scolozzi, ecologo e futurologo dell’Università di Trento —. Siamo davanti a una biforcazione: da una parte ritornare a preoccuparci del breve e brevissimo orizzonte, dall’altra imparare a essere più lungimiranti». Una strategia che potrà seguire i passi dell’Agenda 2030. «Nel primo periodo e sul brevissimo termine gli impatti del Covid sono stati negativi, soprattutto dal punto di vista sociale, di governance e di giustizia — conferma l’esperto —. Sul lungo termine invece sarà possibile far scaturire effetti positivi». Un esempio per distinguere i due orizzonti è la mobilità. «Si apre una biforcazione: cedere alla comodità del mezzo individuale, e quindi rischiare l’involuzione della mobilità sostenibile, oppure ideare nuove strategie per garantire la sicurezza sanitaria rafforzando la mobilità pubblica. Due futuri possibili e opposti». A determinare l’una o l’altra delle possibilità sarà solo la volontà umana. E la pandemia ha anche rotto degli equilibri non sempre virtuosi. «Vivere in un paese abbastanza benestante assopisce la voglia di investire tempo e risorse nell’innovazione — osserva infine Scolozzi —. Due mesi fa, ci si poteva accontentare di una scelta limitata di futuri possibili. Più si apre la possibilità di futuri diversi più entra in gioco la nostra attivazione personale».