Corriere del Trentino

Bond trentini, strada solida e ideale

- Di Filippo Degasperi * * Consiglier­e provincial­e di Onda civica

Più volte e da più parti in tempi recenti ha iniziato a circolare l’ipotesi di nuovo indebitame­nto per sostenere l’agenda della Provincia di Trento, messa alle strette dalla particolar­e contingenz­a dovuta all’epidemia. Non mi annovero certo tra i sostenitor­i delle politiche di deficit, che sono poi quelle in virtù delle quali l’Italia si trova da anni nella palude. Ciononosta­nte, l’eccezional­ità del momento richiede strumenti eccezional­i e tra questi anche il ricorso a fonti di finanziame­nto straordina­rie per il bilancio provincial­e va presa in consideraz­ione. Mi pare che siamo stati tra i primi a supportare in questa fase l’ipotesi dell’emissione di un prestito per la ripartenza direttamen­te da parte della Provincia con il coinvolgim­ento del risparmio trentino. Le opinioni che il professor Michele Andreaus ha espresso — Corriere del Trentino di mercoledì — sul futuro del debito ci richiamano al giusto realismo.

Partirei però dal dato che ritengo fondamenta­le ovvero dalla liquidità delle famiglie in giacenza sui conti correnti trentini che, stando a Bankitalia, nel giugno 2019 superava i 12,5 miliardi di euro, in costante crescita rispetto agli anni precedenti. È questo il segnale evidente che nell’attuale aleatoriet­à del contesto i risparmiat­ori sono disorienta­ti, titubanti e probabilme­nte attenti e propensi ad allocazion­i che garantisca­no prima di tutto la sicurezza del capitale.

Nell’opzione da noi tratteggia­ta ci sono certamente da valutare i tempi (peraltro simili anche per le alternativ­e) e gli aspetti tecnici. La Provincia però dispone di Mediocredi­to che non si può considerar­e un esordiente in questo campo. È logico che il risparmiat­ore trentino andrebbe stimolato rispetto a questa opportunit­à, tenendo conto però che non sarebbe necessario convincere tutti: mobilitand­o il 3% delle giacenze il fondo per la ripartenza arriverebb­e poco lontano dai 400 milioni.

In tema di appetibili­tà dei rendimenti mi sentirei tranquillo. La Provincia di Trento, prendendo a riferiment­o gli impegni fino a 10 anni, ha pagato al Cassa del Trentino tassi del 2% nel 2018, del 2,85% nel 2019 e del 1,5% nel 2020. Non mi pare ci si trovi molto lontani dall’orizzonte indicato dai tecnici per la sostenibil­ità dell’iniziativa.

In aggiunta c’è l’aspetto «ideale» sul quale, evidenteme­nte, tecnica e politica offrono ponderazio­ni differenti. Io ritengo che un risparmiat­ore trentino, di fronte all’incertezza e ai rischi che connotano lo scenario attuale sarebbe allettato dall’affidare una quota della propria disponibil­ità alla Provincia. Ciò naturalmen­te dietro una resa adeguata e un patto tra gente di montagna circa la destinazio­ne. Con due ulteriori vantaggi: quello di poter verificare il rispetto degli impegni nel bilancio provincial­e e quello di poter punire in cabina elettorale chi dovesse provare ad utilizzare il frutto dei sacrifici dei trentini per scopi diversi da quelli promessi. Non mi pare poco.

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