FLORA, MAIA, IL MESE DI MAGGIO E LA NASCITA DELL’ASPIRINA
Flora, Bona, Maia erano le divinità alle quali i Romani consacravano il mese di maggio. Flora la dea dei fiori, Bona Dea, o Bona la dea delle selve, la regina dei serpenti (con un serpente in mano era raffigurata) e Maia.
Secondo alcuni scrittori latini, da Maia prese il nome il mese di maggio, ma altri sostenevano che Maius era l’appellativo di Giove, riferito alla sua grandezza e maestà e che fu Romolo che divise il popolo in anziani (maiores) e giovani (iuniores) e a loro furono dedicati i mesi di maggio e poi quello di giugno. Questo viaggio di riti e divinità, sfociò con il cristianesimo nella dedicazione del mese di maggio a Maria. Così maggio divenne il mese mariano.
Maria, la prima delle donne, la regina dei fiori, della natura, raffigurata come Bona con un serpente sotto i piedi. Anche se la motivazione è diversa (Maria schiaccia il serpente-demonio), la formalizzazione del mese di maggio come mese di Maria è dovuta ad un gesuita, Dionisi, che nel 1725 suggerì di celebrare la Santa Masimbolo dre, Maria, anche con devozione in casa. Nascono così gli altarini della Madonna da costruirsi in casa, la dedicazione con fiori, preghiere e litanie e i «fioretti di maggio» che si celebravano quando ero bambina.
Nel calendario celtico degli alberi al quale Robert Graves dedica il libro intitolato La Dea Bianca si narra di una cosmogonia a partire dagli alberi, dove gli alberi sono le lettere che formano il nome segreto di un dio e nello stesso tempo, sono un alfabeto per decifrare i segreti del creato. In questo calendario stagionale si vedono gli uomini come figli degli alberi e un dio appeso che dona agli uomini le parole e le parole nascono dalle lettere legate al nome degli alberi.
Il quinto segno, dedicato al mese di maggio, il V mese, è Saile, il nome dell’albero del Salice. Le prime lettere dell’alfabeto arboreo sono Beth, la betulla, Louis, il sorbo selvatico, Nion, il frassino, Fearn l’ontano e, appunto il quinto è Saile il salice. Il salice o vinco, da cui vimine, è l’albero sacro alla Dea Madre, alla Dea Luna,
del femminile, nasce vicino all’acqua, fonte di vita.
Le foglie e la corteccia del salice che contengono acido salicilico, sono un rimedio sovrano contro i crampi e i dolori reumatici fino dall’antichità.
Fu così che attraverso l’osservazione scientifica di queste qualità nacque l’aspirina. Ufficialmente, lo scopritore fu Charles Fridric Gerhardhar, già nel 1853, ma fu il gruppo farmaceutico Bayer che nel 1899 ne deposito la formula e creò la sintesi meno costosa che ancora usiamo.
Secondo una storia diffusa nella città di Napoli, il nome «Aspirina» deriva da «Aspreno», uno dei santi protettori della città partenopea, il cui culto è rimasto in voga fino agli anni ‘20 del secolo XX.
Si narra, allora, che, in una sua visita alla città, l’allora amministratore delegato dell’azienda Bayer, in visita nel capoluogo partenopeo, udì questa storia e al rientro in Germania diede alla molecola brevettata il nome che derivava da «Aspreno», Aspirina, appunto.