La storia di Arminio, condottiero vissuto duemila anni fa
Nemesi rossa è il titolo del libro di Nicola Messina, autore trentino appassionato di storia romana, che ha voluto rievocare la figura del condottiero germanico Arminio a duemila anni dalla morte. La pubblicazione comprende un racconto di fiction storica seguito da un breve saggio intitolato L’importanza di chiamarsi Hermann. Nicola Messina è noto per aver organizzato per anni eventi musicali in Trentino con la sua associazione «Woody Music», portando in concerto esponenti del countryrock mondiale come Dave Alvin,
Elliott Murphy, Willie Nile, Popa Chubby ed Eric Sardinas. La passione per la storia e la numismatica ultimamente hanno preso il sopravvento tanto da portare alla pubblicazione di Nemesi rossa. «L’idea iniziale risale a più di venti anni fa – spiegaNicola Messina – e vuole portare a conoscenza un fatto storico accaduto duemila anni fa. In copertina la statua del condottiero germanico è sfumata e posta su uno sfondo grigio all’interno di un ovale, come le fotografie di un tempo. La memoria nazionalista, per cui era stata eretta, sta svanendo.
La didascalia a fianco ci informa che la lotta per la libertà è antica quanto la tirannia che l’opprime. Il grigio, nelle sue sfumature, simboleggia la cospirazione, mentre il rosso del titolo, il voltafaccia o il tradimento a cui è difficile sfuggire». Arminio è un personaggio controverso, noto per la vittoria nella battaglia di Teutoburgo, in cui tradisce l’Impero romano di cui è rappresentante in terra barbara per lottare per la libertà del suo popolo. E finisce a sua volta vittima di un tradimento da parte delle sue stesse genti germaniche, per il timore che accumuli troppo potere.
«Non è semplice ribellarsi a chi ti prende prigioniero e ti alleva, anche nel migliore dei modi, per scopi contrari alla propria natura – scrive l’autore al termine del saggio - poi, credendo di averti condizionato, ti concede la cittadinanza solo per propagandare la grandezza di Roma tra le popolazioni barbare, con il fine di sottometterle e tassarle.
Numerosi capi ribelli sono stati ammaliati dal lato indulgente di una dittatura, di un despota, prima di dire no all’asservimento. La rivolta di Arminio, maturata in circostanze a noi oscure, non è il rifiuto della civiltà, ma il risultato dell’arroganza di un Impero contro una cultura diversa». Una figura che non va strumentalizzata a fini nazionalistici ma che, secondo l’autore, può essere vista come il primo seme dell’Europa modern, a cui seguiranno Alarico, Carlo Magno e Federico II di Svevia. Messina sta lavorando alla prossima pubblicazione: una raccolta di undici racconti più un saggio storico, ambientata quattrocento anni dopo Arminio.