Prodotti bio, gli effetti dell’isolamento
«Nutrire Trento» prova a verificare gli effetti positivi dell’isolamento sulle abitudini dei trentini
Un questionario per capire se i cittadini sono disposti a continuare a ordinare a domicilio prodotti provenienti da aziende locali. È la sfida post lock down del progetto «Nutrire Trento».
TRENTO Dagli stravolgimenti che il coronavirus ha provocato nella vita dei cittadini si può ricavare qualche abitudine positiva da applicare anche in futuro? È una delle domande a cui gli attori che siedono al tavolo di lavoro di «Nutrire Trento», il progetto nato nel 2017 con l’obiettivo di promuovere una produzione e un consumo più sostenibili e avvicinare produttori e consumatori nel capoluogo trentino, vogliono trovare una risposta.
In altre parole, le nuove forme di approvvigionamento sperimentate durante la quarantena possono riproporsi anche prossimamente, soprattutto se creano benefici?
Quello che è in cambiato, in tempi di lockdown, è sotto gli occhi di tutti: «Praticamente l’unica cosa che abbiamo potuto comprare, in questi mesi, è stato il cibo — sottolinea Francesca Forno, docente al dipartimento di sociologia e ricerca sociale e al centro agricoltura alimenti ambiente dell’università di Trento e coordinatrice della parte accademica del progetto — recenti dati Nielsen pubblicati in questo periodo rilevano un aumento significativo nell’acquisto di prodotti ortofrutticoli bio, oltre che una crescita generale delle vendite di frutta e verdura. Si cucina in casa molto di più, ponendo maggiore attenzione alla qualità, quantità e provenienza del cibo che si acquista. Visto che era consigliato fare la spesa una sola volta alla settimana, c’è stata una maggiore pianificazione dei consumi e siccome i mercati sono stati sospesi, i produttori si sono organizzati per la consegna a domicilio dei prodotti ortofrutticoli di provenienza locale».
In tempi di emergenza, dunque, si è riusciti velocemente a riconnettere produzione e consumo introducendo innovazioni che, se mantenute e potenziate, potrebbero essere importanti anche in termini di sostenibilità ambientale.
Ma questo sistema di produzione, distribuzione e acquisto sperimentato da molti durante il lockdown può essere sostenibile anche quando chi ne ha usufruito tornerà al lavoro? La consegna a domicilio potrà costituire un’ulteriore modalità di vendita per i produttori locali?
Per cercare di capirlo «Nutrire Trento» chiede a 35 famiglie residenti in città che già acquistano o sono interessate ad acquistare da aziende agricole che consegnano a domicilio e ad almeno cinque, massimo otto, agricoltori locali partecipanti alla piattaforma, di compilare dei brevi questionari nei prossimi due mesi. Già 42 nuclei familiari e sei produttori hanno aderito, ma c’è tempo fino a venerdì per candidarsi: i partecipanti verranno estratti a sorte.
«In questo modo – conclude Forno – le famiglie avranno l’occasione di condividere le proprie esperienze, mentre i produttori saranno seguiti per migliorare le loro forme di comunicazione e commercializzazione».