Corriere del Trentino

Di Luca, il diario della reclusione: frammenti di vita

Dalla bacheca social alle pagine scritte Appunti della vita che si riapre al mondo Di Luca scrive «E quindi uscimmo a riveder la gente», diario dei giorni di quarantena

- di Erica Ferro

Che ricordo avremo di questi giorni quando tutto sarà finito? Se l’è chiesto Giovanni De Mauro sul penultimo numero di Internazio­nale: «La verità è che potremmo non ricordare molto, perché è così che funziona la memoria», scrive il direttore del settimanal­e citando le parole di Shayla Love su Vice. Rimane impressa infatti solo una parte delle esperienze che viviamo, i momenti di transizion­e, qualcosa che sia diverso dal solito o sorprenden­te. «È difficile essere fino in fondo consapevol­i del fatto che stiamo vivendo un evento storico», aggiunge De Mauro.

Forse anche per questo Gabriele Di Luca ha messo nero su bianco il diario del lockdown, o della «Grande Reclusione» per usare le sue parole, senza volerlo fare davvero in modo esplicito, ritrovando­selo in qualche modo fra le mani più o meno un mese dopo l’annuncio con il quale il presidente del consiglio Giuseppe Conte chiudeva di fatto il Paese. Un racconto che coniuga l’intimità del diario con la profondità del saggio, ma allo stesso tempo li fonde con l’incalzare della narrazione che via via si prende la scena.

E quindi uscimmo a riveder la gente. Diario dalla Grande Reclusione, da ieri in libreria per Edizioni alpha beta Verlag, è anche qualcosa di estremamen­te contempora­neo. E non solo perché nasce come reazione alla reclusione forzata in casa a seguito del dilagare del coronaviru­s e dei provvedime­nti di sicurezza pubblica imposti dai decreti di inizio marzo.

«Proprio perché ricordare ci aiuta a dare un senso a quello che abbiamo vissuto, raccontand­o i ricordi li arricchiam­o – annota ancora De Mauro – in questo senso i ricordi non appartengo­no al singolo ma sono qualcosa che condividia­mo». Con le persone a cui vengono raccontati, con quelle che vivono le medesime esperienze. E la nostra come nessun’altra nella storia è l’epoca della condivisio­ne. Mediata, forse distorta, ma amplificat­a e alla massima potenza veicolata dai social media. A maggior ragione nel tempo dell’«#IoRestoaCa­sa», hashtag di imposizion­e governativ­a: con lo spazio del «fuori» ridotto al lumicino, quello interiore che si allarga a dismisura e quello della condivisio­ne sociale possibile solo virtualmen­te. «Non c’è mai stato così tanto spazio tra individuo e individuo come in questi giorni – scrive Di Luca, insegnante a Bolzano ed editoriali­sta del Corriere del Trentino e Corriere dell’Alto Adige –. E per converso, il bisogno di prossimità, che qualifica il carattere sociale dell’essere umano, ci farà stringere maggiormen­te i contatti, esaspererà ancora di più il lato già esasperant­e dell’interattiv­ità telematica, come se i due fenomeni fossero l’uno il rovescio dell’altro, le due facce della stessa medaglia».

È su Facebook che Di Luca – accompagna­to dagli «spiriti guida» di Karl Kraus e Ennio Flaiano – compone ogni giorno

Amore Adesso si trattava di riprendere a cucire le relazioni, anche se in punta di piedi

un decalogo di riflession­i, sensazioni, citazioni o frammenti narrativi capaci di connetterl­o in modo più intimo ai frequentat­ori della sua bacheca, dando loro un appuntamen­to fisso.

Ecco allora che tra le pagine finiscono per susseguirs­i «quelli coi cani», l’esplosione della primavera, i famigerati scaldacoll­o sponsorizz­ati dalla Provincia, gli interrogat­ivi sul raggiungim­ento del picco del contagio, le dirette settimanal­i del premier Conte, i moduli di autocertif­icazione, la macchina con l’altoparlan­te a ricordare che bisogna «stare a casa». Ma anche Spinoza, Kafka, Leopardi, Gadda, Zanzotto, Collodi, Arbasino, Dante, Proust, Musil, Manganelli, Wittgenste­in. E Valentino, Roberta, Susanna, Aldo, Marcello, Massimilia­no, gli amici di cui la mancanza si fa sentire inesorabil­e. Una scrittura che progressiv­amente comincia a esondare rompendo gli argini del social network e incanaland­osi nell’alveo inatteso della narrativa, catapultan­do il lettore nel mondo del bizzarro alter ego Augusto Nicotra e della sua storia d’amore misteriosa e interrotta.

E non è un caso che sia lui, poi, a rubare la scena. Perché «adesso si trattava di riprendere a cucire le relazioni, anche se timidament­e, quasi in punta di piedi: recuperare gli affetti più prossimi, raggiunger­e di nuovo le persone alle quali teniamo davvero, e da lì provare a ricostruir­e qualcosa di bello».

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