Riaperti diecimila negozi «Fateci lavorare di domenica»
Nei mesi di stop perdita di mezzo milione Piffer: il 2020 sarà l’anno dei 300 giorni Failoni: «Si lavori anche nei weekend»
Diecimila negozi hanno alzato le serrande dopo due mesi di stop forzato. I due mesi di lockdown hanno causato una perdita di mezzo milione, ma ieri le città si sono nuovamente rianimate. E ora gli esercenti pensano la futuro: «Fateci lavorare di domenica».
La coincidenza può far sorridere. Così come a fine aprile, quando la Provincia diede il via alle passeggiate su tutto il territorio dei singoli Comuni, anche ieri è stata la pioggia a dare il benvenuto ai primi negozi che hanno finalmente potuto alzare le serrande dopo due mesi di chiusura forzata. Ma l’acqua che battezza la riapertura e scoraggia ad uscire di casa è la minore delle tante difficoltà che da qui in avanti si troveranno ad affrontare i commercianti trentini. «Il 2020 verrà ricordato come l’anno di 300 giorni — ha dichiarato il presidente dell’Associazione dei commercianti al dettaglio di Confcommercio Massimo Piffer — Mancano e mancheranno per sempre i due mesi di chiusura forzata e questo si ripercuoterà inevitabilmente sulle aziende. Nonostante la pioggia, oggi (ieri per chi legge,
ndr) siamo comunque soddisfatti di poter finalmente dire che tutta la categoria può riaprire le porte, pur con le cautele e le precauzioni che abbiamo condiviso anche noi sui tavoli di lavoro con la Provincia».
Circa 10mila le attività commerciali che hanno potuto riprendere l’attività bruscamente interrotta agli inizi di marzo: più di 60 giorni di stop totale che dovrebbero pesare sul Pil del Trentino, secondo le stime di Piffer, intorno ai 500 milioni. Da ieri sono di nuovo aperte tutte le attività di commercio sia al dettaglio che all’ingrosso senza differenziazione per categoria Ateco: i negozi di abbigliamento, di calzature, tessili, i concessionari, i negozi di arredamento e molti altri si sono andati ad aggiungere alle librerie e punti vendita di articoli per bambini, aperti un paio di settimane fa, e ai rivenditori di generi alimentari che non hanno mai abbassato le serrande.
«Abbiamo aperto con una brutta giornata di pioggia dopo due mesi di sole — commenta Andrea Grigoli dell’omonimo negozio del centro storico di Trento — e l’afflusso, soprattutto nella mattinata, è stato fortemente influenzato dal meteo. Domani (oggi per chi legge,
ndr) sarà il vero banco di prova per capire se i clienti hanno voglia di tornare. Io sono felice di aver riaperto e vado avanti positivamente aggiunge -. Ci siamo adeguati alle limitazioni che mi appaiono ragionevoli, la cosa più difficile sarà farle rispettare ai clienti ma dovremo abituarci a questo nuovo modo di lavorare e di vivere».
Nonostante la pioggia, alcuni trentini hanno voluto ugualmente andare in città o nei centri commerciali e approfittare subito della possibilità di tornare a fare shopping. Le motivazioni che muovono i clienti sono le più disparate: la voglia di acquistare un regalo per un’amica, il desiderio di premiarsi dopo le lunga settimane di quarantena con un piccolo accessorio lussuoso o semplicemente il gusto di andare a comprare una maglia di persona senza dover passare attraverso l’online. «Riassaporo la libertà» sorride una signora in fila davanti al punto vendita di una catena di abbigliamento, aggiungendo: «L’abbiamo data troppo per scontata».
La libertà commerciale è arrivata in Trentino con qualche giorno d’anticipo rispetto al resto d’Italia, che riaprirà lunedì. «Abbiamo deciso di anticipare rispetto al piano nazionale per due motivi — ha spiegato l’assessore provinciale al commercio Roberto Failoni — primo per dare un segnale di speranza all’intero comparto. In secondo luogo, abbiamo ritenuto giusto che gli imprenditori possano utilizzare questi giorni per valutare la situazione della propria attività e introdurre i necessari accorgimenti per corrispondere ai protocolli di sicurezza. Ora i commercianti potranno stare aperti anche tutto il weekend, per incentivare gli acquisti, mentre gli alimentari dovranno stare chiusi la domenica finto al 24 maggio. Confidiamo nel grande senso di responsabilità delle imprese trentine: più della volontà di riaprire c’era l’esigenza di sapere come poter riaprire in sicurezza».
Proprio da un tavolo di lavoro condiviso tra associazioni di categoria e amministrazione provinciale è stato prodotto un protocollo unico per le imprese di commercio al dettaglio e all’ingrosso. «Un documento che riassume le disposizioni da seguire in maniera chiara» ha spiegato il presidente della categoria Grossisti e Pmi Mauro Bonvincin. Moltissimi gli aspetti normati. Dall’areazione — raccomandata quella naturale e assolutamente da evitare il ricircolo — all’uso delle mascherine e dei guanti — obbligatorie in ogni caso le prime, solo consigliati i secondi —, e non ultimo la gestione del numero massimo di persone all’interno dell’esercizio commerciale.
«Un solo cliente alla volta per negozi sotto i 40 metri quadrati, mentre per attività più grandi sta al titolare stabilire il numero massimo di persone ammesse» spiega Bonvincin. «Rimane la criticità del contagio da Covid-19 equiparato ad infortunio sul lavoro: in realtà si tratta di una previsione ancora peggiore, se possibile, perché un lavoratore contagiato, e può succedere anche al di fuori dei locali aziendali, rischia di mettere in seria difficoltà l’intera azienda».
Il presidente di Confcommercio Trentino Giovanni Bort ha voluto chiarire: «Gli effetti di questo blocco sono stati molto gravi sulle imprese del settore. Nei provvedimenti provinciali ci sono misure a sostegno delle attività, ma vista la pesantezza inaudita di questa crisi occorrerà monitorarne l’evoluzione sul lungo periodo».