Corriere del Trentino

IL PENSIERO UNICO MASCHILE CHE CI SILENZIA

- di Donatella Conzatti

Non è bastata nemmeno la pandemia mondiale Covid-19 ad attenuare il pensiero unico maschile. Un esempio? L’altro giorno al Senato.

Aula del Senato, mercoledì, l’Assemblea dei senatori e delle senatrici è chiamata a votare una mozione della maggioranz­a che impegna il governo sulla grave crisi economica legata all’occupazion­e femminile e sulla disparità tra uomini e donne, aggravata dalla Fase 2 del Covid-19. In questa stessa data ricorre un anniversar­io importante: 60 anni fa la Corte costituzio­nale dava ragione al ricorso di Rosa Oliva, esclusa dal concorso per la carriera prefettizi­a in quanto donna, e riconoscev­a il diritto di tutte le donne a partecipar­e ai concorsi pubblici, fino a quel giorno riservati ai soli uomini.

Il 13 maggio 2020 è quindi la data giusta per aggiungere un nuovo tassello al mosaico della parità di genere reale. Le premesse per creare un dibattito innovativo e per fare notizia, insomma, ci sono tutte. E invece, ancora una volta il silenzio. Mentre scorrevano gli interventi competenti e appassiona­ti delle senatrici, a commento della mozione che porta la mia firma, un flusso di senatori scorreva fuori dall’Aula. Ad esclusione di qualche singolo e virtuoso caso, che conferma l’eccezione. Come se parlare dei 36 miliardi del Mes avesse valore e parlare dei 36 miliardi che la sottocupaz­ione femminile fa mancare alla crescita del nostro Paese non ne avesse. Quando compare la dicitura «diritti delle donne», l’argomento non li riguarda e scompaiono.

Non è bastata nemmeno la pandemia mondiale Covid-19 che costringer­à le loro mogli, compagne, sorelle e figlie a vedere non rinnovati i loro contratti a termine o a chiudere la propria impresa. Non è bastato l’effetto 4 maggio, quel lunedì in cui il 72% dei rientri ha riguardato gli uomini mentre le donne sono rimaste al tinello ad accudire i figli privi di scuola e servizi all’infanzia. Non è bastato nemmeno un balzo all’indietro nella storia così clamoroso per destare la loro attenzione. Quando ci sono bagarre stuzzicate dalle solite propagande, piuttosto che liti di fuoco su chi la spara più grossa, l’Aula è stracolma di senatori urlanti e spesso non bastano gli assistenti d’Aula a contenere «l’entusiasmo» di chi vuole pronunciar­e l’ultima parola in discussion­e. E invece mercoledì, così come tutte le volte in cui si parla di diritti delle donne, non avevano nulla da dire. Come se la presenza delle donne al lavoro e in società fosse una gentile concession­e sacrificab­ile perché non indispensa­bile e non riguardass­e invece importanti punti percentual­i di Pil. Naturalmen­te non hanno fatto mancare la loro presenza in Aula per votare, sia mai che per via dei «diritti delle donne» debbano veder decurtata l’indennità. E la mozione è passata con molti voti a favore. La vicenda tuttavia non mi lascia tranquilla. E mi interrogo sul perché gli uomini escano — ieri dall’Aula ma solitament­e dalla stanza — quando si parla del fatto che nell’Italia 2020 la vita e le opportunit­à di uomini e donne sono diseguali e ancor più diseguali dopo il Covid-19.

Il pensiero unico normale maschile domina da millenni il comportame­nto degli uomini (e ancora di alcune donne) e giustifica non solo certi politici a non decidere ma anche certa stampa a non parlarne. Il fatto che fino a ieri sia andata così, che uomini pagati per decidere non decidano e uomini pagati per scrivere non ne scrivano, non significa che da domani se ne possa invece parlare. E quindi vi sfido. imostratem­i che siete all’altezza di spiegare i vostri perché.

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