Bosso: ora sono un albero Il disco in Val di Fiemme
La scomparsa Compose una sinfonia dedicata alla foresta di Paneveggio e la comunità gli dedicò un abete nel Bosco che Suona. Protagonista a I Suoni delle Dolomiti
Il ricordo del musicista, pianista, direttore d’orchestra e compositore Ezio Bosso, che da tempo soffriva di una malattia neurodegenerativa e morto giovedì notte a Bologna, a causa del cancro, ha lasciato profondo sgomento anche in Trentino-Alto Adige, dove ha suonato più volte. La Comunità di Val di Fiemme nel 2010 gli aveva regalato l’abete di risonanza. La scomparsa del grande artista colpisce e addolora anche per il segno che aveva lasciato in una rassegna come I Suoni delle Dolomiti. Presente in tre edizioni del festival, a partire dal 2009, quando si era esibito sull’Altopiano di Lavarone con i Buxusconsort. Nel 2010 Ezio Bosso ha composto una sinfonia ad hoc dedicata agli alberi della foresta dei violini del parco di Paneveggio, che è confluita nel disco Sinfonia no. 2 – Under the Tree’s Voices. Il 15 luglio di quell’anno la sua direzione dell’Orchestra Filarmonica ‘900 del Teatro Regio di Torino con i Buxusconsort nella foresta degli Stradivari rimane uno dei momenti più intensi ed emozionanti dell’intero Festival.
«Per me è stato un viaggio che è durato un anno – scriveva Bosso nelle note dell’album – . Ora sono anche un albero nel vero senso del termine: la Comunità della Val di Fiemme mi ha intitolato un albero del Bosco che Suona. Quel giorno mi sono commosso. E mi sono reso conto ancora una volta di come tutto in realtà sia mosso da altro. Che quello che conosciamo in fondo serve solo a esprimere quello che sentiamo. E sì, diciamolo pure, dietro c’è sempre uno scambio d’amore. In questo caso per la musica, per i musicisti, per la Val di Fiemme, il Trentino, il festival I Suoni delle Dolomiti, per gli uomini degli alberi ma soprattutto per lui: l’Albero. Se mi volete venire a trovare sono il primo a destra sul sentiero che sale dopo Uto Ughi...».
Un’opera che si compone di cinque movimenti ispirati dall’intreccio ideale tra l’uomo, gli alberi e la musica. La registrazione e il mix di quell’album è opera del trentino Marco Olivotto, che ricorda con commozione il musicista
e compositore.
«È una delle memorie più belle condivise con un’artista davvero straordinario. Abbiamo registrato quel disco in un prato all’aperto e ci siamo poi dati appuntamento nel mio studio per l’editing e il mixing. All’epoca Ezio Bosso viveva a Londra ma quel giorno non si presenta. Il giorno dopo mi telefona scusandosi dall’ospedale dove è stato ricoverato per una brutta caduta in metropolitana. Il ricordo è amaro perché è stata una delle prime manifestazioni della malattia che poi lo ha colpito».
Il tumore e la malattia neurodegenerativa non impediscono a Bosso di ripresentarsi nel 2013 a I Suoni delle Dolomiti per una memorabile «Alba delle Dolomiti» a 2560 metri di quota del Col Margherita, in Val di Fassa.
Nell’occasione Ezio Bosso si esibisce al pianoforte con i sei violoncellisti dell’Italian Cello Consorts eseguendo la composizione inedita Six breaths.
Il suo nome diventa molto popolare solo nel 2016 dopo la commovente performance al Festival di Sanremo con Following a bird.
Pochi mesi dopo Ezio Bosso incanta anche l’Auditorium Santa Chiara di Trento nell’unica tappa regionale del
tour The 12th Room, che fa registrare il tutto esaurito.
L’ultima sua esibizione regionale risale al 2 settembre 2018 quando dirige con energia e passione contagiosa i cinquanta elementi della Stradivarifestival Chambers Orchestra per il Summer Music
Festival all’Auditorium S.Chiara di Trento.