I TRE SANTI DEL FREDDO, LA SAGGEZZA POPOLARE E I RITI
Difficile capire metereologia e pratiche divinatorie degli antichi
Igiorni 12, 13 e 14 maggio sono dedicati ai santi Pancrazio, Servazio e Bonifazio, i tre severissimi «santi del ghiaccio» della tradizione locale.
I santi del ghiaccio sono annoverati fra i cosiddetti «nodi del freddo», ritorno del freddo in piena primavera.
Molti sono i proverbi che ci allertano sui pericoli del ritorno del freddo. Ad esempio: «april non ti scoprir, maggio va adagio» o, più precisamente, «se maggio è chiaro, attenti alla brina».
La fine di questo incubo del freddo è dedicato a una non ben definita Santa Sofia, o meglio die Kalte Sofie, Sofia la fredda, che « il freddo porta via».
Ma, ci si potrebbe chiedere com’è accaduto che tre santi come Pancrazio, Servazio e Bonifazio, siano diventati sinonimo di personaggi da temere e rappresentino i santi del freddo.
Ma, forse, una coincidenza curiosa mi si affaccia alla mente. Parlando di pronostici sul tempo mi ricordo di Arato di Soli, nato probabilmente a Tarso in Cilicia (come Pancrazio e Bonifazio, ma quasi sei secoli prima, 315-245 a.C.), è venerato a Soli dove gli fu data cittadinanza e onori funebri.
Soggiornò ad Atene, dove fu discepolo di Zenone, visse poi a Pella alla corte di re Antigono che gli suggerì di trattare la materia dei Fenomeni, basandosi sull’opera astronomica Lo specchio di Eudosso da Cnido. Ne derivò un’opera singolare, semplice e complessa che ebbe la sorte di diventare il bacino dalla cultura antica fino al Medio Evo, al Rinascimento per i poeti, gli astrologi, i meteorologi, i compilatori di lunari e previsioni del tempo. Nel mondo romano ebbe tre traduzioni, una addirittura di Cicerone.
Fantasie? Certo le condizioni atmosferiche pare siano rimaste uno degli ultimi fili culturali di collegamento diretto dell’uomo civilizzato, cittadino, industrializzato, con l’ordine naturale.
I segni del tempo, almeno come li intendeva Arato, non erano materia alla portata di tutti, ma venivano raccolti, come saggezza popolare con l’incertezza della materia, l’ambiguità dei segni, il buon senso del confronto necessari per interpretarli.
Credo sia molto difficile per noi capire cosa intendessero gli antichi con le loro pratiche divinatorie e interpretative nei riguardi del tempo atmosferico.
Distrutto una specie di ordine universale, entrati nella versione scientifica delle previsioni del tempo, mi pare interessante raccogliere le briciole di una tradizione millenaria che parte dall’osservazione minuta ed attenta del mondo popolare e si condensa in detti, principi, proverbi, credenze.
Certo il sole, la pioggia, il vento e il freddo saranno quelli che Dio ci manderà, come è stato sempre, anche se alle volte, come in questi giorni, San Pancrazio, San Servazio e San Bonifazio, i santi del ghiaccio, si fanno freddamente sentire. Speriamo nella saggezza di santa Sofia e, comunque, nel buon tempo a venire e non parlo solo di tempo atmosferico.