LO SNOBISMO MUSCOLARE DI CENTRODESTRA
Se si critica, anche aspramente, lo si deve fare con il proposito di aiutare chi è al potere. Nessuno infatti ha in appalto tutta la dignità umana.
Per la prima volta (e forse l’ultima, ma non si sa mai) nella mia breve vita politica, vorrei dare ragione a Mirko Bisesti: sì, proprio all’assessore provinciale alla cultura, nonché luogotenente salvinista in Trentino, con il quale sono quasi sempre in sanguigno e schietto dissenso. Quando, nel Consiglio provinciale dedicato alla scuola ai tempi del Covid-19, Bisesti ha polemizzato con i «leoncini da tastiera» — cosa che ha ovviamente indignato noi leoncini e i nostri alleati — se la prendeva, dal suo punto di vista, con quella sinistra snob che sa solo criticare e schernire sui social l’operato degli «umili servi del popolo», i leghisti ascesi alle stanze del potere provinciale il 18 ottobre 2018. Nulla di nuovo. Secondo il populismo salvinista, gli intellettuali («vil razza dannata» come i cortigiani del Rigoletto) e il popolo sono contrapposti: due diversi tipi antropologici. Dalle persone di cultura («i maestrini dalla penna rossa» secondo la celebre etichetta che un giorno lontano mi affibbiò personalmente il venerabile Feltri, perché avevo osato scrivere un libretto antiberlusconiano) non può venire nessuna buona idea, perché frequenterebbero solo i salotti e non i bar: Fugatti ha più volte esecrato, con aperta insofferenza, «quelli che scrivono sui giornali». (Da quando anche i suoi scrivono sui giornali e lui, grazie al Covid-19, può contare su una media di 33 titoli che amplificano ogni suo sussurro e grido, forse ha cambiato idea. Ma questo è un altro discorso). Su un punto, solo su un punto, Bisesti ha ragione: governare è una cosa; criticare chi governa, un’altra. Fare bene la prima cosa è difficile (e difatti lui non ci è riuscito tanto bene, né sulla scuola né sulla cultura). Fare la seconda cosa è più agevole. Perciò se giustamente si critica, in questa fase di epocale emergenza lo si deve fare senza spocchia snob. A proposito, casualmente, in questi giorni, nella «Montagna incantata» (è ancora la vecchia traduzione) di Thomas Mann, ho letto un passaggio illuminante. A pagina 362 dell’edizione Corbaccio degli anni
Trenta si legge questa critica a Settembrini, l’italiano che simboleggia l’illuminista, il progressista, l’anticlericale, il moderno: «...c’è lo stato di devozione e quello di libertà. Ambedue hanno i loro vantaggi; ma contro l’indirizzo di Settembrini io ho una certa avversione, perché egli crede di avere in appalto tutta la dignità umana, e questa è un’esagerazione». In questo periodo senza precedenti dobbiamo evitare qualsiasi forma di presunzione, riscoprire riserve straordinarie di modestia e di pazienza (queste due virtù le ho evocate all’ultimo Consiglio, e a Fugatti sono piaciute!). Di fronte a chi governa alla giornata, rifuggendo dalla visione politica come se fosse un virus, con orizzonti asfittici e salvinisti, noi opposizioni dobbiamo comunque dare il nostro piccolo contributo perché si faccia il meglio possibile. Senza la presunzione esagerata di avere «in appalto tutta la dignità umana». Se si critica, anche aspramente, lo si deve fare con il proposito di aiutare chi è al potere a governare meglio. Con convinzione e con modestia. Se Fugatti aprirà lo sguardo alla fascia più debole e al pieno rispetto di chi chiede trasparenza e chiarezza sulla propria sicurezza ci troverà dalla sua parte. I due ordini del giorno delle minoranze unite, su finanza pubblica e assegno unico provinciale, votati all’unanimità, vanno in questa direzione, di contributo a governare meglio il Trentino. Il fatto che un terzo ordine del giorno delle minoranze unite, che dava termini precisi per il piano sanitario della fase 2, sia stato respinto senza che il presidente o l’assessora sentissero neppure il dovere di spiegare perché, è stato invece una brutta prova di snobismo muscolare di destra. Domani il Consiglio provinciale (per la prima volta in modalità televoto), affronterà tutte le questioni aperte dell’emergenza sanitaria: vediamo se Fugatti sarà più ricettivo e dialettico. Sulla legge per la ripresa economica ha incassato 30 sì su 35 consiglieri. A causa delle evidenti contraddizioni e insufficienze della legge, un settimo dell’aula si è astenuto: solo 5 di noi consiglieri non gli hanno dato la benedizione politica. Tra questi, due di Futura, che quindi in questa fase può considerarsi la maggior forza di opposizione.