Ristoranti, riaperture tra le accuse
Pochi i locali al lavoro: «Ci si deve organizzare». Confesercenti attacca il sindaco. Il Comune stanzia nuove risorse
Ieri in Trentino sono stati pochissimi i ristoratori che hanno deciso di riaprire. Va meglio per i bar, che già nella giornata di ieri pullulavano di persone che si godevano il primo caffè di stagione all’aperto. «Abbiamo avuto i protocolli solo nel fine settimana. E il sindaco Andreatta è totalmente assente» accusa Massimiliano Peterlana (Fiepet). «Abbiamo paura, la responsabilità che ci viene chiesta è troppa» ammette il titolare di Uva e Menta. Anche a Riva del Garda si prova a ripartire, anche se — per ora — solo per i residenti: la fascia lago è chiusa in attesa dell’arrivo dei turisti. E per gestire l’estate i sindaci hanno concordato di potenziare il servizio spiagge sicure.
Previsioni Molti apriranno nel weekend, l’80% entro il 3 giugno. Mettere a norma il locale richiede tempo
Al Vo’ Abbiamo deciso di ricominciare anche se le regole ci penalizzano Abbiamo 35 posti invece di 95. Desiderio fortissimo
Doveva essere un giorno di grande riapertura e invece i ristoranti che hanno acceso i fuochi in cucina si contano sulle dita di una mano. A tre giorni dall’ufficiale annuncio del governo del via libera per le attività di bar e ristorazione, in Trentino ieri sono stati pochissimi i ristoratori che hanno deciso di iniziare immediatamente l’attività. Va meglio per i bar, che già nella giornata di ieri pullulavano di persone che si godevano il primo caffè di stagione all’aperto, distanziate e con la mascherina.
«I protocolli sono stati deliberati venerdì sera, i ristoratori li hanno avuti in mano solo tra sabato e domenica — spiega Massimiliano Peterlana, titolare del ristorante Due Spade di Trento e presidente della Fiepet Confesercenti —. Ora il lavoro è la riorganizzazione e la sanificazione. Non si tratta di problemi semplici da risolvere: ci sono difficoltà con il reperimento dei dispositivi di protezione individuale, bisogna capire quante e quali richiamare dalla cassa integrazione, come allestire il locale, come gestire alcuni piccoli problemi pratici come i menu». Una situazione complessa sulla quale pesa anche l’assenza del sindaco di Trento Alessandro Andreatta. «Dispiace dire che l’azione del sindaco è inesistente: nemmeno una parola — commenta duro Peterlana —. L’assessore al commercio Roberto Stanchina è l’unico che si muove, e almeno le promesse sono confortanti. La giunta non si vede ma spero che stia lavorando». Anche il Due Spade non ha osato inaugurare di lunedì. «Noi partiamo domani (oggi,
saremo tra i primi. La maggior parte sfrutterà questa settimana per organizzarsi e aprirà nel fine settimana oppure direttamente la settimana prossima. Entro il 3 giugno l’80% di noi sarà aperto». Resta fuori un 20% composto dalle microimprese. «Molti hanno problemi tecnici anche insuperabili. Per i locali più piccoli il distanziamento significa avere così pochi tavoli da rendere insostenibile economicamente l’ipotesi dell’apertura».
Il discorso è fatto proprio anche da Maurizio Menta, titolare della pizzeria e birreria Uva e Menta in piazza Garzetti. «Per il momento la pizzeria resta chiusa. Abbiamo paura: la responsabilità che ci viene chiesta è eccessiva, e anche l’aspetto economico è una grande incognita. Abbiamo chiesto un prestito, ma la banca vuole un business plan per i prossimi quattro anni: impossibile, visto che la minaccia di dover chiudere di nuovo se dovesse tornare a crescere la pandemia è reale». La situazione di Trento rispecchia quella dell’intera provincia. «Ho parlato con colleghi di Rovereto, di Cles, di Pergine, del Lago di Caldonazzo e di molte altre zone — illustra Peterlana —. Siamo tutti nella stessa situazione: i più sono al lavoro per riaprire nel fine settimana o all’inizio della prossima».
Tra i pochi che hanno deciso di sfidare le incertezze del primo giorno c’è Francesco Antoniolli, vicepresidente dell’associazione ristoratori di Confcommercio. Il suo ristorante al Vo’ è il più antico della città ed è gestito dalla sua famiglia da quattro generazioni: «I ristoranti sono gli ambasciatori del prodotto trentino, ma anche un momento sociale molto importante. Per questo abbiamo deciso di ricominciare e vogliamo trasmettere al nostro ospite un senso di sicurezza, coccolando il cliente con molto impegno. Certo i protocolli ci penalizzano: siamo passati da 95 a 35 posti a sedere. Ma avevamo un grande desiderio di ricominciare e abbiamo lavorato per tutto il fine settimana per essere pronti ad aprire». Due clienti confermano: «Siamo tranquilli, è tutto pulitissimo». Anche sotto il Nettuno avvolto dai teli per il restauro lo Scrigno del Duomo ha dato il via alla stagione: «Abbiamo dovuto sacrificare molte sedie, prevediamo di spendere in tutto circa 10mila euro per le operazioni di adattamento e a parte le promesse non abbiamo ancora ricevuto alcun aiuto concreto, ma siamo qui — chiarisce il titolare Alessandro Bettucchi —. Al momento non sappiamo ancora se è una condizione sostenibile perché abbiamo molti costi in più e perderemo tutti i clienti dall’estero e delle attività di convegnistica. Se non ritorniamo a pieno regime entro dicembre rischiamo di non garantire la tenuta economica».