Dai Filistei al profumo d’arrosto (passando per lauree e anti-tarme) È l’alloro, re antico dei trasformisti
Sono stati i Filistei, il popolo con cui gli ebrei continuavano a litigare, a introdurre, tra il 1200 e il 600 a.C., l’alloro nelle regioni medio - orientali, nel corso di una loro riuscita rivoluzione agricola, che li rese ricchi e potenti, come hanno dimostrato studi storici. Il botanico Pierre Lieutaghi scriveva, nel 1969, che antichissime tracce di piante di alloro furono scoperte, impresse nei tufi, nel sud della Francia.
Laurus nobilis - famiglia delle Lauraceae - è il nome botanico di quest’albero alto e sempreverde, che cresce velocemente. È parente della cannella, della canfora e del sassafrasso (Sassafras officinale). Oggi l’alloro è usato soprattutto in cucina, per aromatizzare arrosti o legumi.
Le magliaie consigliano poi di mettere rami d’alloro nei cassetti dove si conservano le maglie invernali: le tarme li sfuggono. E ancora: rami di alloro benedetti preservano dalla cattiva sorte, attirando spiriti benigni. In alcune regioni la pianta ha un uso funerario: foglie nelle bare e corone sulla cassa accompagnano il defunto nell’aldilà. Come altri sempreverdi,
Mille significati L’alloro è usato in cucina, ma anche come pianta «benedetta» e simbolo di gloria
ad esempio il bosso o il tasso, ha il potere della sopravvivenza; il suo fogliame profumato è immagine delle anime sante. Pierandrea Mattioli, il medico-botanico alla Corte del principe vescovo di Trento scriveva attorno al 1530 che era un albero benedetto «perché non era toccato dai fulmini, ma se il fulmine lo tocca, è presagio di grandi disgrazie». Nell’antica Grecia l’alloro fu sacro ad Apollo: simbolo di gloria, vittoria e onore. Una delle leggende mitologiche più note è quella di Apollo che insegue la ninfa Dafne con cattivissime intenzioni. Lei si salva tramutandosi in alloro.
E ancora: le sacerdotesse mangiavano foglie di alloro hanno proprietà blandamente narcotiche - per entrare in stato di trance. Bassorilievi di questa pianta proteggevano gli abitanti da malattie e saette.
La pianta era associata al concetto di purificazione, e perciò i guerrieri se ne ornavano per tergersi del sangue versato – una bella pensata per autoassolversi. Proprio dai guerrieri l’uso di ornarsi con corone d’alloro passò anche ai poeti e ai vincitori di competizioni sportive.
Nel Medioevo il «bacelliere» era un laureato che aveva il diritto di ornarsi con le bacche che si trovano sui rami d’alloro.
Il latino bacca lauri conduce al baccalaureato, al bachelor, al bachelier. Gli studenti appena laureati s’incoronano di alloro il giorno in cui passano l’esame definitivo – anche se in seguito, come scrive Jonathan Drodi in un suo saggio, non possono certo riposare sugli allori.
Infine, in giardino l’alloro diventa quasi un infestante: i suoi semi, disseminati dagli uccelli, crescono nei posti più impensati. L’ultima piantina che ho estirpato, usciva da una crepa del muro sulla strada.