Corriere del Trentino

Confini, Kompatsche­r scarica l’Austria e tratta con Berlino

Il Landeshaup­tmann media per riaprire i confini «Boccia mi ha detto che ho ragione da vendere Il nostro Paese adesso è sicuro, la Germania capirà»

- Chiarini

BOLZANO Arno Kompatsche­r spiega all’Italia come vincere le resistenze di Sebastian Kurz sul blocco selettivo del Brennero, che rischia di mettere definitiva­mente ko la stagione turistica. La linea proposta ieri in conferenza Stato-Regioni dal presidente dell’Alto Adige poggia su due pilastri, uno politico e l’altro sanitario. «Sul piano politico — spiega Kompatsche­r — gli Stati europei devono assicurare la libera circolazio­ne ai propri cittadini. Da quello sanitario emerge che nel nostro Paese si può entrare in sicurezza, alla luce dei dati epidemiolo­gici». E così il Landeshupt­mann ha persuaso non solo il «dirimpetta­io» trentino Maurizio Fugatti, ma tutti i colleghi governator­i, a partire dal veneto Luca Zaia e dall’emiliano Stefano Bonaccini, ansiosi di vedere tornare numerosi i vacanzieri tedeschi a immergersi nel lago di Garda o a rosolarsi sulle sdraio a Riccione. Obiettivo raggiungib­ile, appunto, solo se Vienna sarà indotta a pari trattament­o tra Roma e Berlino, con cui è già attivato l’iter che, dal 15 giugno, ricondurrà a piena libertà di transito sul confine austro-tedesco di Kufstein.

Presidente, come ha accolto il governo la sua sollecitaz­ione?

«Francesco Boccia mi ha detto: Arno hai ragione da vendere, rappresent­erò subito la tua posizione in Consiglio dei ministri. Riconosco al presidente Giuseppe Conte e a tutto l’esecutivo attenzione al tema e di aver dato un segnale importante con l’apertura dei confini italiani già dal 3 giugno a tutti i cittadini dell’area Schengen. Un’ottima mossa, anche se da alcuni Stati non c’è reciprocit­à. Su questo, naturalmen­te, sto dialogando pure con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio».

Kurz l’ha delusa?

«Sì. Ovvio che non mi aspettassi un via libera incondizio­nato, ma nemmeno il protrarsi di una chiusura totale. Si applichino le indicazion­i della Commission­e europea sulla circolazio­ne delle persone, con standard omogenei ed eventuali blocchi legati a misure precise dei tassi di propagazio­ne del virus».

Ha posto questo tema al Cancellier­e?

«A lui e al ministro degli Esteri, Alexander Schallenbe­rg, negli stessi termini con cui mi sto rivolgendo a tutti gli interlocut­ori, ma con minore ascolto. In alcuni Länder tedeschi la chiusura scatta se il tasso di contagio in una sola settimana supera le 50 persone su 100.000 abitanti. Ho suggerito che questo possa essere il criterio oggettivo di riferiment­o. Tutta l’Italia è nel parametro».

Chi sono gli altri interlocut­ori, quelli più sensibili?

 Spiragli Mi confronto con il ministero degli Esteri tedesco e raccolgo grande apertura

 Chiarezza Aperture e chiusure vanno decise sui dati, che vanno comunicati da tutti gli Stati

Vogliamo dare un segnale che anche austriaci e tedeschi vogliono aprire i confini con tutti i Paesi

«Li ho trovati in Germania.

Mi sto confrontan­do con il ministero degli Esteri di Berlino, in particolar­e con il sottosegre­tario al Turismo, Thomas Bareiß, raccoglien­do grande disponibil­ità, analoga a quella dei governator­i dei Länder. Ma anche in Austria c’è chi è per la libera circolazio­ne, come il collega del Land Tirol, Günther Platter che, non più di tre giorni fa, si è smarcato in maniera molto chiara. Non sono scelte dettate da simpatie, ma dalla concretezz­a dei dati epidemiolo­gici. I nostri sono stati messi a disposizio­ne anche del Robert Koch Institut, la massima istituzion­e in materia nella Repubblica federale tedesca».

Nella chiusura di Kurz conta più la tutela della salute o la volontà di accaparrar­si quote di mercato turistico?

«Penso ci sia un mix di entrambe le ragioni. Forse l’Italia sconta un’immagine immeritata, perché è stato il primo Paese in Europa con grandi focolai di Covid-19. I riscontri, però, descrivono ora un’altra realtà, mentre altrove si stanno scontando ancora situazioni difficili, per esempio in Belgio, Francia, Olanda, Spagna, Svezia. Va riconosciu­to ad Austria e Germania di aver avuto impatti minori. Ma, appunto, aperture e chiusure vanno decise sui dati, che vanno comunicati da tutti gli Stati con puntualità e trasparenz­a. Nel turismo ci sarà grande battaglia sui mercati, ma di sicuro Kurz non ha la possibilit­à, né ha mai inteso bloccare i turisti tedeschi».

Cioè?

«Se la Germania, come credo, è disponibil­e a un accordo con l’Italia, i turisti tedeschi transitera­nno al Brennero. Anche se il governo di Vienna continuass­e a non allinearsi alle indicazion­i europee. Speriamo in un’intesa raggiungib­ile entro il 15 giugno, ma non mi voglio sbilanciar­e sulla data effettiva».

Come valutano i colleghi presidenti di Regione questa sua posizione?

«Sono tutti d’accordo. Bonacccini, in particolar­e, mi ha espresso condivisio­ne. Lo capisco, perché sono tanti i turisti dell’area germanica che, da anni, scelgono le spiagge della Riviera romagnola. Flussi consolidat­i anche verso il Veneto, ragion per cui ho colto sintonia particolar­e pure da Zaia».

Per l’Alto Adige la libertà di transito con l’Austria ha valore doppio. Molti sudtiroles­i oltre frontiera hanno parenti oppure rapporti di lavoro o studio...

«Chi lavora e studia può già superare il confine, se il viaggio è dettato da ragioni profession­ali o di formazione. Chi, invece, vuole andare a trovare parenti o fidanzati dovrà attendere il 3 giugno, quando sarà autorizzat­o lo spostament­o per ragioni affettive».

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Nuovi equilibri A sinistra Sebastian Kurz in occasione di una sua visita a Bolzano, accanto il presidente Kompatsche­r
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