Pruner licenziato, si stima un conto da 200.000 euro
Si stima un conto di 200mila euro. Marini(M5s): un danno. Tonini(Pd): pagina buia
Bufera in consiglio provinciale dopo la sentenza del giudice del lavoro che ha dichiarato illegittimo il licenziamento di Walter Pruner. Le minoranze attaccano: «Un danno enorme». Marini (M5s): «Kaswalder si dimetta».
TRENTO In una mano la calcolatrice, nell’altra la delibera. Erano in tanti ieri in consiglio provinciale a fare i conti per capire quanto costerà al consiglio il licenziamento dell’ex braccio destro del presidente Walter Kaswalder. «Un atto illegittimo» per il giudice del lavoro Giorgio Flaim che ha accolto il ricorso dell’avvocato Attilio Carta e ha ordinato il versamento a Walter Pruner di tutti gli stipendi dal giorno del licenziamento, primi di maggio dello scorso anno, alla fine della legislatura, a novembre 2023. Se si considera che Pruner prendeva circa 2.800 euro lordi per 13 mensilità il conto è presto fatto: 165.000 euro. A questi, però, andrebbero aggiunti forse gli oneri previdenziali a carico dell’ente (il 23% sull’imponibile) quindi la somma dovrebbe salire a circa 200.000 euro. E, salvo una diversa pronuncia in appello, sarà il consiglio provinciale a pagare.
Inutile dire che il diktat del giudice ha scatenato una nuova bufera tra le file della minoranza sul caso Pruner. L’esponete dei Cinque Stelle Alex Marini, va all’attacco. «Mi aspetto che ora il presidente Kaswalder si dimetta», afferma. «Questa vicenda era già partita male — ricorda — tutti i consiglieri provinciali si devono pagare le parcelle e poi in caso di vittoria si può chiedere il ristoro delle spese legali, qui invece è stato subito assunto l’avvocato pagato dal consiglio. Ci sono responsabilità politiche e un problema amministrativo, ma anche un danno al prestigio delle istituzioni. L’immagine ne esce estremamente compromessa». Marini ricorda il ruolo del consiglio provinciale «che dovrebbe garantire i diritti dei lavoratori» e nel caso Pruner sarebbero stati violati. «A inizio legislatura avevo chiesto il potenziamento del personale presso il servizio legislativo del consiglio — continua — e ora abbiamo meno funzionari di prima, poi la rotazione degli incarichi all’ufficio di presidenza. È il caso di anticiparla».
Usa toni più pacati, ma il giudizio politico è netto, Giorgio Tonini, capogruppo del Pd. «In questa vicenda ci sono due aspetti: uno che riguarda il diritto e uno politico. Per quanto riguarda l’aspetto politico è stata una brutta pagina — commenta —, prima scegli una persona e poi la licenzi per motivi del tutto oscuri. Dal punto di vista del diritto la giustizia deve seguire il suo corso, non so se il consiglio deciderà di fare appello, ma si tratterà di capire anche se c’è stato un danno erariale». E aggiunge: «Pruner è persona conosciuta e stimata da tutti, avrebbe arricchito la presidenza del consiglio. Un licenziamento così cattivo nelle modalità è inspiegabile». Tonini parla di una «pagina buia» e di «un danno evidente per il consiglio». È dello stesso avviso il consigliere Filippo Degasperi (Onda), ma spende qualche parola anche a favore di Kaswalder. «Da un punto di vista politico un po’ lo capisco, se non ci si fida del proprio collaboratore più stretto è un po’ difficile», osserva. Ma il rischio di un intervento della Corte dei Conti è concreto per Degasperi e ricorda quando era stata presa la decisione sull’assunzione della difesa di Kaswalder. «Io mi ero astenuto — spiega — il presidente aveva fatto verbalizzare che le spese legali se le sarebbe accollate lui, spero che faccia così. Confido sul buon senso del presidente, vedremo cosa farà con il risarcimento. Ritengo che non debba essere il consiglio provinciale a rimetterci». «La sentenza conferma che il presidente del consiglio predilige comportamenti consoni a un leader di parte più che a una figura istituzionale — aggiunge Paolo Ghezzi (Futura) — dopo i danni politici arriva un grave danno patrimoniale per l’istituzione che rappresenta tutti i trentini».
Degasperi Per il risarcimento confido nel buon senso del presidente dell’Aula
Ghezzi Comportamenti da leader di parte, non da figura istituzionale