Alberghi e ristoranti, ripresa difficile
Trento: disdette e pochi clienti per gli hotel. I locali denunciano un calo del 70%
«Ci sono molte disdette e pochi clienti». Dopo il lungo periodo di lockdown gli alberghi e i ristoranti stanno lentamente riprendendo l’attività, ma la crisi è davvero pesante. «Le prenotazioni sono lente e in ritardo», commenta Andrea Tabarelli De Fatis dell’hotel Venezia di Trento. «Gli stranieri sono frenati dalla giungla delle regole», aggiunge la titolare dell’hotel America, Teresa Lanzinger. E i ristoratori denunciano un calo del 70%: «Ci devono aiutare».
TRENTO Una coppia di turisti bavaresi, di passaggio a Trento in direzione Marche. I due ospiti del Grand Hotel Trento sono i primi turisti stranieri che la città vede da molto tempo, e per un po’ saranno anche gli unici. Se la riapertura dei confini tra regioni e delle frontiere internazionali (esclusa la vicina Austria, che per ora nicchia sull’abbassamento delle misure) ha dimostrato immediatamente i suoi effetti in termini di traffici ferroviari e autostradali, così non è per i molti hotel della città di Trento che almeno fino a fine mese registrano ancora numeri bassissimi.
Le imprese ricettive non sono mai state colpite da ordine di chiusura come è invece accaduto a moltissime attività economiche e commerciali, ma sono state ugualmente e duramente colpite durante tutto il periodo di emergenza sanitaria. Delle 136 camere del Grand Hotel Trento, da marzo a fine maggio ne sono state occupate in media sempre meno di una decina: le 23 di mercoledì sono state salutate con un entusiasmo impensabile prima del Covid. «Dalla scorsa settimana sono ricominciate le telefonate — spiegano in reception —. Le prime timide prenotazioni di italiani arrivano da Lazio, Marche, Toscana: sono clienti abituali della stagione invernale che scelgono di visitare il Trentino d’estate, programmando le consente ferie d’agosto in città per sfuggire alla folla delle spiagge».
Il turismo di Trento vive principalmente di due flussi: da una parte i visitatori attratti dalle bellezza culturali e storico-artistiche, dall’altra i gruppi organizzati di ciclisti austriaci o tedeschi che transitano per la città come tappa di un viaggio che li porta a Venezia o sul Lago di Garda. «L’anno scorso in questo periodo accoglievamo due gruppi di cicloturisti a settimana — spiega mestamente Giovanna, addetta alla reception all’Albergo Accademia —. Ora abbiamo ricevuto disdette fino a luglio».
L’hotel Venezia, con la sua doppia sede tra via Belenzani e piazza Duomo, è stato uno dei pochi che ha deciso di chiudere per un breve periodo: «Abbiamo chiuso 15 giorni da metà marzo a inizio aprile — spiega il titolare Andrea Tabarelli De Fatis -. Poi in accordo con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari abbiamo accolto alcuni operatori sanitari che non volevano tornare a casa per evitare di mettere a rischio le proprie famiglie. Ma anche in quel caso di è trattato di sette stanze occupate su quaranta. Le prime prenotazioni di turisti tedeschi iniziano dal 20 di giugno in poi, mentre di solito iniziavamo ad accoglierli già a fine marzo, e in questo periodo saremmo dovuti essere pieni».
La ripresa è lenta e faticosa. «I turisti stranieri hanno ancora difficoltà a venire perché non vogliono confrontarsi con i mille diversi regolamenti italiani che cambiano di regione in regione — spiega Maria Teresa Lanzinger dell’Hotel America —. E anche qui in città si dovrebbe pensare a un sistema unico in grado di far dialogare alberghi, ristoranti, bar, musei: il rischio di sponsorizzare il Trentino solo per le sue bellezze naturali si traduce nel rischio di far passare in secondo piano la città».