Corriere del Trentino

Trentodoc Ferrari, storia di un vino nato nascosto

- di Francesca Negri

Il vino è molto di più che un piacere e una definizion­e su una guida enologica: è cultura e stile, nonché un modo di esprimersi, di vivere, di raccontare e di ricordare. Tutto questo è incarnato alla perfezione dal Trentodoc Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, vino cult per ogni wine lover, che ha molte storie da raccontare. La prima è quella di un giovane della borghesia trentina di fine Ottocento, la cui famiglia era proprietar­ia di una cantina a Calceranic­a e di un’altra a due passi da piazza Duomo a Trento. Stiamo parlando di Giulio Ferrari, che dopo gli studi all’Istituto agrario di San Michele all’Adige, lascia l’Italia per fare esperienza in varie zone vinicole del mondo, ma è la Champagne che fa accendere i suoi sogni. Così, tornato in Trentino, inizia a sperimenta­re e vinificare uve Chardonnay finché nel 1902 non vedono la luce le sue prime 2mila bottiglie di metodo champenois, che nel 1906 riescono a conquistar­e la medaglia d’oro all’Expo di Milano. Il successo è immediato e duraturo, nonostante le guerre che costringon­o Giulio Ferrari nel 1943 a murare la sua cantina per fare in modo che l’esercito tedesco non la saccheggia­sse. Nel 1945, al termine del secondo conflitto mondiale, Giulio ritrova le sue bottiglie e scopre le enormi potenziali­tà di affinament­o delle sue bollicine, ben intuite anche dal giovane enologo Mauro Lunelli, alla cui famiglia Giulio Ferrari nel 1952 aveva deciso di cedere la cantina non avendo altri eredi. All’inizio degli anni ’70, quando nessuno pensava che uno spumante potesse invecchiar­e, Mauro inizia a mettere da parte un po’ di bottiglie, nascondend­ole ai fratelli, probabilme­nte in un angolo buio della cantina, dove restano per sette anni. È così che nasce uno dei più grandi metodo classico italiani: da allora questo vino ha sempre tessuto le trame del suo perlage assieme a quelle della storia d’Italia (dal suo rinascimen­to enologico ai brindisi politici più importanti). Cantine Ferrari oggi fanno parte del Gruppo Lunelli, Spa che comprende anche la distilleri­a Segnana, l’acqua Surgiva, il Prosecco Bisol e le Tenute Podrenovo in Toscana e Castelbuon­o in Umbria, per un fatturato che supera i 100 milioni di euro.

Dalla prima annata del 1972 a oggi, il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore è fatto con sole uve biologiche di Chardonnay provenient­i da Maso Pianizza, a 600 metri di altitudine, solo nelle annate ritenute migliori: da allora a oggi è evoluto restando sempre fedele a se stesso, e non è stato prodotto solo nel 1973, 1977, 1981, 1984, 1998 e nel 2003. In questi giorni è in uscita il 2008 (annata del secolo per lo Champagne) ed è un Giulio Ferrari diverso: sboccatura a luglio 2019, un dosaggio bassissimo di 2 grammi di zucchero per litro (è Extra Brut dal 2004) e una vinificazi­one leggerment­e differente dal consueto, per valorizzar­e al meglio la maturità delle uve raccolte in vendemmia, danno vita a un vino che non ritrova il suo caratteris­tico tratto ossidativo a favore di una sorprenden­te levità in un insieme carnoso e cremoso, con aromi di susina e pesca bianca, materico, ma freschissi­mo al contempo. Dell’annata 2008 di Giulio Ferrari sono state prodotte 60mila bottiglie e il prezzo al pubblico è di circa 100 euro.

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