Sinner pronto ad allenarsi con Nadal e Djokovic
Il coach Piatti: «Voglio creare delle simulazioni di gioco, da loro imparerà tantissimo»
Linea diretta con Nadal e Djokovic. Il telefono lo ha preso in mano Riccardo Piatti, il coach di Jannik Sinner, che vuole far allenare insieme il pusterese con i due fuoriclasse, leader della classifica mondiale. L’obiettivo è creare «delle vere e proprie simulazioni di partite approfittando dei tornei fermi» ha detto Piatti, in modo che «Jannik porti via qualcosa ai migliori».
Piatti così nei giorni scorsi ha parlato con Carlos Moya, ex campione spagnolo e oggi allenatore di Nadal. Il filo è diretto invece con Djokovic, che da ragazzino è stato cresciuto dal maestro comasco. Inoltre Nole, attuale numero uno del mondo, spesso va ad allenarsi a Montecarlo, dove attualmente è di stanza Sinner, che ha lasciato provvisoriamente Bordighera. Nel Principato già in passato Sinner ha potuto scambiare qualche palleggio con il serbo, ma questa volta sarebbe diverso. Negli anni scorsi Sinner era solo un ragazzino usato come sparring partner, adesso si tratterebbe di allenamenti mirati.
Con Nadal invece la questione è un filo più complicata da organizzare: a differenza di Djokovic il maiorchino non ha instaurato autentiche relazioni con Sinner e staff, e in genere non si allontana mai dalla sua Accademia a Manacor, dove ha costruito i suoi 19 titoli slam. Per questo Piatti sta lavorando per portare per un periodo Sinner proprio nelle Baleari, a «casa» di Nadal. Il coach è determinato: «Sinner va portato al top in tre anni, deve incrociare i migliori e imparare da loro».
C’è poi da recuperare il tempo perduto e Piatti non si riferisce tanto alla pausa per il Covid. Il fatto è che Sinner, come ha spiegato il suo vecchio maestro di Brunico Heribert Mayr, fino ai 14 anni ha giocato poco a tennis, preferendogli lo scii. Un’anomalia nel circuito. «A Sinner manca tanto tennis da giocare» ha confermato Piatti. E alcuni colpi vanno perfezionati. Prendi il servizio: «Deve aumentare la rotazione delle spalle, se va in anticipo con il movimento può trovare angoli più stretti. Poi deve iniziare a utilizzare meglio le variazioni» dice Piatti. Quindi battute non solo e sempre forti e veloci, ma anche piazzate: «Ma Jannik sta iniziando a diventare, anche con la testa, un giocatore di servizio: sa che non deve tirare sempre forte, ma decidere dove tirare». C’è infine il gioco al volo: «La sua volée è buona tecnicamente – conclude Piatti – ma se gli cambiano la rotazione o la velocità del passante va in difficoltà».