Dialoghi sul confine «La nostra ricchezza? Quelle due culture»
Aldo Mazza: ecco le nuove collane di «alpha beta»
Indagare l’altro, la cultura e letteratura di popoli diversi. E raccontare l’Alto Adige. Queste le peculiarità della casa editrice «alpha beta Verlag» di Merano. La più recente pubblicazione è il diario-romanzo di Gabriele Di Luca E quindi uscimmo a riveder la gente. Nato dalle annotazioni dell’autore sul suo profilo Facebook
durante i giorni del lockdown. L’attenzione al presente e agli autori locali emergenti è uno dei filoni della casa editrice di Merano, come spiega il vulcanico direttore Aldo Mazza, che da una quarantina d’anni vive in Alto Adige, dove fondò negli Anni Ottanta l’omonima scuola di lingue e da qualche anno si dedica esclusivamente all’attività editoriale di «alphabeta».
Aldo Mazza, qual è il tratto principale della casa editrice «alpha beta»?
I punti chiave sono più d’uno, quello che ci identifica di più è l’apertura e il dialogo con la letteratura dell’altro, che qui in Alto Adige per noi italiani significa del gruppo linguistico tedesco e viceversa. Penso che il rispetto dell’altro nasca dalla conoscenza e la letteratura ha, in questo, un ruolo fondamentale. Sembra strano, ma considerare una ricchezza la presenza di almeno due lingue e culture qui in Alto Adige non è ancora per tutti ovvio
Qualche esempio?
Nella recente collana «Parole del tempo» mettiamo a confronto autori affermati italiani e tedeschi di volta in volta con una parola che cerca di captare il momento in cui viviamo. La prima è stata «Risentimento», per il significato che ha assunto nella politica (una volta la gente si aggregava piuttosto intorno alla solidarietà). La risposta è stata diversa da autore ad autore, in piena libertà. Sulla prossima parola «indifferenza» scrivono per noi Eraldo Affidesco. nati, Marco Balzano, Claudia Durastanti, Helena Janeczek e Claudio Sartori e altrettanti autori tedeschi dello stesso calibro, che noi pubblicheremo poi nella traduzione italiana, mentre Limbus Verlag di Innsbruck tradurrà specularmente i nostri autori in teUn modo per interpretate e vivere il confine geografico, linguistico e culturale che caratterizza l’Alto Adige come spazio privilegiato di dialogo.
Il territorio di confine dell’Alto Adige compare anche nella narrazione di autori come Claudio Magris o Matteo Strukul, insieme ad altri, nell’antologia «Narrare l’Alto Adige» curata da Toni Colleselli del 2015.
L’antologia raccoglie testi di 25 anni di narrazione sull’Alto Adige ed è un invito alla lettura, alla scoperta di autori inattesi che hanno ambientato racconti nel mondo altoatesino, accanto alle testimonianze che ne indagano la storia e le peculiarità. Anche questa è una conferma dell’importanza della letteratura nel ritrarre e capire un territorio.
Altre iniziative editoriali degli ultimi anni?
Nella collana «180 -Archivio critico della salute mentale» negli ultimi dieci anni abbiamo indagato un altro confine, quello tra la salute mentale e la malattia. Un’altra pubblicazione, o meglio la ripubblicazione avvenuta in pieno lockdown, è il libro «Una casa sull’argine» di Gianni Bianco, scritto nel 1965 e inserito ora nella nostra nuova collana «TravenReprint», che intende recuperare la memoria letteraria dell’Alto Adige.
L’amore e la sua passione per i libri dove nascono?
Dall’infanzia, quando mio padre per la Prima Comunione mi regalò un’edizione compatta di Garzanti, 35 libri per ragazzi che lessi e rilessi per anni.