Corriere del Trentino

LA PORTA CHIUSA AI GIOVANI

- di Ugo Morelli

Una delle regole elementari della democrazia dentro le istituzion­i è il ricambio generazion­ale. Tanto più importante quando sarebbe necessaria una decisa svolta a causa di una situazione critica; svolta che difficilme­nte può essere però intrapresa da chi ha concorso a determinar­e la crisi. Il solito dilemma della crisi profonda delle istituzion­i a ogni livello.

Un altro aspetto tanto trascurato quanto necessario per modificare il presente è la rappresent­anza femminile, non solo per una questione di pari opportunit­à, ma perché il codice materno e femminile possono concorrere a creare istituzion­i più sensibili, più capaci di rispondere ai compiti primari che oggi sono richiesti a istituzion­i di servizio, come la Federazion­e trentina delle cooperativ­e. Si pongono al centro questioni di sicura rilevanza quando si parla di quelle istituzion­i, come il mercato e la domanda, la competenza tecnica e la capacità di erogazione di servizi utili e richiesti, l’efficienza gestionale e l’innovazion­e tecnologic­a. Raramente si mette in rapporto la democrazia interna con l’efficacia di quelle istituzion­i. Eppure, abbiamo evidenza che proprio la crisi della democrazia interna, e un certo verticismo oligarchic­o che non sempre tiene conto delle indicazion­i statutarie sulla partecipaz­ione, stia in una relazione abbastanza stretta con le crisi che si stanno succedendo e che hanno stravolto funzione, ragion d’essere e speriamo non il futuro della cooperazio­ne trentina.

All’interno della Cooperazio­ne trentina esistono due realtà che vogliamo immaginare non siano solo state create per una questione goliardica o di immagine. Una è quella dei giovani cooperator­i trentini. La loro posizione sulle elezioni di luglio non è concentrat­a tanto sui nomi dei candidati, quanto sulla formazione del futuro consiglio di amministra­zione, sul suo pluralismo e sulla sua rappresent­atività. Un’altra questione che i giovani pongono riguarda il metodo della partecipaz­ione nella preparazio­ne delle elezioni. La scelta dei saggi e la possibilit­à di presentare candidatur­e fino a quattro giorni prima delle elezioni appare, a loro dire, ancora una volta una via per eludere il dialogo e il confronto su un programma o una strategia per la cooperazio­ne, in un momento in cui questa sembrerebb­e la priorità.

Non vanno diversamen­te le cose per quanto riguarda le «Donne in cooperazio­ne», l’associazio­ne che dovrebbe rappresent­are la dimensione e la voce femminile nel mondo cooperativ­o. Un tema tanto atavico quanto mai seriamente affrontato, né tantomeno risolto, sia negli organismi di governo della cooperazio­ne, sia nella direzione e nel management delle cooperativ­e. Abbiamo bussato inutilment­e a tantissime porte, dicono i giovani cooperator­i trentini. Possiamo magari immaginare che qualcuno apra o la sordità ha raggiunto livelli di non ritorno e «ultimo viene il corvo», come ha scritto Italo Calvino?

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