LA PORTA CHIUSA AI GIOVANI
Una delle regole elementari della democrazia dentro le istituzioni è il ricambio generazionale. Tanto più importante quando sarebbe necessaria una decisa svolta a causa di una situazione critica; svolta che difficilmente può essere però intrapresa da chi ha concorso a determinare la crisi. Il solito dilemma della crisi profonda delle istituzioni a ogni livello.
Un altro aspetto tanto trascurato quanto necessario per modificare il presente è la rappresentanza femminile, non solo per una questione di pari opportunità, ma perché il codice materno e femminile possono concorrere a creare istituzioni più sensibili, più capaci di rispondere ai compiti primari che oggi sono richiesti a istituzioni di servizio, come la Federazione trentina delle cooperative. Si pongono al centro questioni di sicura rilevanza quando si parla di quelle istituzioni, come il mercato e la domanda, la competenza tecnica e la capacità di erogazione di servizi utili e richiesti, l’efficienza gestionale e l’innovazione tecnologica. Raramente si mette in rapporto la democrazia interna con l’efficacia di quelle istituzioni. Eppure, abbiamo evidenza che proprio la crisi della democrazia interna, e un certo verticismo oligarchico che non sempre tiene conto delle indicazioni statutarie sulla partecipazione, stia in una relazione abbastanza stretta con le crisi che si stanno succedendo e che hanno stravolto funzione, ragion d’essere e speriamo non il futuro della cooperazione trentina.
All’interno della Cooperazione trentina esistono due realtà che vogliamo immaginare non siano solo state create per una questione goliardica o di immagine. Una è quella dei giovani cooperatori trentini. La loro posizione sulle elezioni di luglio non è concentrata tanto sui nomi dei candidati, quanto sulla formazione del futuro consiglio di amministrazione, sul suo pluralismo e sulla sua rappresentatività. Un’altra questione che i giovani pongono riguarda il metodo della partecipazione nella preparazione delle elezioni. La scelta dei saggi e la possibilità di presentare candidature fino a quattro giorni prima delle elezioni appare, a loro dire, ancora una volta una via per eludere il dialogo e il confronto su un programma o una strategia per la cooperazione, in un momento in cui questa sembrerebbe la priorità.
Non vanno diversamente le cose per quanto riguarda le «Donne in cooperazione», l’associazione che dovrebbe rappresentare la dimensione e la voce femminile nel mondo cooperativo. Un tema tanto atavico quanto mai seriamente affrontato, né tantomeno risolto, sia negli organismi di governo della cooperazione, sia nella direzione e nel management delle cooperative. Abbiamo bussato inutilmente a tantissime porte, dicono i giovani cooperatori trentini. Possiamo magari immaginare che qualcuno apra o la sordità ha raggiunto livelli di non ritorno e «ultimo viene il corvo», come ha scritto Italo Calvino?