«Senza mascherina fuori Insistere con i tamponi»
Il virologo Pizzato: i dati confermano un rallentamento di Covid Togliere l’obbligo di mascherina all’aperto? Misura giusta
Massimo Pizzato, virologo del Cibio, vede dei miglioramenti: il virus retrocede. Ma sulla diagnostica, dice, attenzione alta.
TRENTO I contagi da coronavirus continuano a rallentare: «ormai è certo». Giusto quindi introdurre da lunedì ulteriori allentamenti che inaugurano la Fase 3 — tavolate fino a dieci persone nei ristoranti, apertura dei centri termali basta guanti nei supermercati — «perché bisogna imparare a convivere con il virus». Ma dobbiamo essere anche pronti a identificare eventuali focolai nella seconda ondata che arriverà in autunno rispondendo con una forza diagnostica molto elevata. Tradotto: essere in grado di effettuare migliaia di tamponi. In attesa del vaccino. Intanto sarà essenziale difendersi dall’influenza stagionale vaccinandosi per riconoscere i sintomi del Covid-19. Su questi temi riflette il virologo Massimo Pizzato, professore al Cibio dell’ateneo trentino, tra ottimismo e prudenza.
Professore, cosa ne pensa degli allentamenti annunciati da lunedì? È confermato il rallentamento del contagio del Sars-CoV-2?
«Il rallentamento della diffusione del virus è un dato di fatto. Lo vediamo dai tamponi che indicano una positività molto bassa (ieri su 1438 tamponi sono risultati positivi solo due casi e sono 86 i trentini positivi, ndr). Questo spinge ad essere ottimisti e a incoraggiarci a riaprire».
Ritiene corrette queste misure di allentamento?
«Sicuramente. Dall’esperienza con virus simili come altri coronavirus sappiamo che potrebbe tornare, ma abbiamo imparato molto dalla prima fase di contagio e d’altronde non possiamo sempre vivere rinchiusi: dobbiamo riuscire a conviverci e le riaperture devono essere viste con ottimismo, sempre mettendo in atto le precauzioni necessarie».
Non è rischioso cenare allo stesso tavolo fra amici e familiari fino a dieci persone o andare alle terme?
«Il rischio c’è sempre, ma dobbiamo accettarlo. Ripeto, non potevamo quando il virus circolava molto perché il rischio era troppo elevato, ma ora possiamo permettercelo con i pochi casi registrati».
Da lunedì cade anche l’obbligo dei guanti al supermercato e nei negozi al dettaglio e Fugatti intende superare l’obbligo della mascherina all’esterno.
«I guanti servivano poco anche prima, l’igienizzazione delle mani è l’azione più appropriata come precauzione. Per le mascherine va bene utilizzarle nei luoghi chiusi, ma non all’aperto, sono d’accordo. Bisognerà, invece, essere attenti più avanti per identificare subito un eventuale focolaio che si presenterà in autunno ed essere pronti con i tamponi per circoscrivere i casi: la nostra sfida sarà questa. Ma in base alle conoscenze acquisite potremo diagnosticare i sintomi in modo migliore».
Per raggiungere lo scopo può essere utile una vaccinazione anti-influenzale su larga scala?
«Sarà cruciale. Con l’arrivo dell’inverno e dell’influenza sarà assolutamente essenziale. Insieme ai tamponi: mi auguro che venga istituito un sistema che sia pronto per l’autunno, un monitoraggio diagnostico ampio per rispondere con efficacia. Non possiamo rilassarci per i pochi casi attuali. Non c’è niente di certo con questo virus».
Con il rischio di una seconda ondata di contagi come vede il rientro a scuola in presenza per migliaia di bambini e ragazzi?
«La seconda ondata è probabile, ma gli studenti devono rientrare in classe, dobbiamo accettare che la vita continui: le divisorie in plexiglass sono un’esagerazione, ma ci sono altre precauzioni applicabili. Prima cosa dovremo essere pronti con le diagnosi e salvaguardare le fasce più rischio, ma poi da qui a un anno sarà anche pronto il vaccino. Anche noi ne stiamo studiando uno contro il SarsCoV-2, è quasi pronto: servono ulteriori risorse per continuare la sperimentazione, ma siamo fiduciosi».
L’esito dei tamponi ci porta a essere ottimisti: il virus retrocede
Dobbiamo però essere sempre pronti per gestire un ritorno
Cene con dieci amici? Possiamo permettercelo. I guanti servivano a poco