Corriere del Trentino

«Presidenza del consiglio, intervenga­no i revisori»

Degasperi (Onda) pronto a chiedere un’azione di rivalsa. Intanto l’autonomist­a ribadisce la sua linea

- Ma. Gio.

TRENTO La questione, da giorni, è al centro di ogni discussion­e. In Aula, ma soprattutt­o fuori. E visto il quadro attuale, è facile immaginare che il caso Kaswalder sarà oggetto di confronto e di scontro ancora per molti giorni.

Anche perché la tensione non accenna a placarsi. Anzi: giorno dopo giorno i tasselli della vicenda sembrano, al contrario, moltiplica­rsi. Ieri, in una giornata resa già complicata dalle dimissioni del capogruppo del Pd Giorgio Tonini, ad aggiungere nuovi elementi alla partita è stato Filippo Degasperi, consiglier­e di Onda civica e componente dell’ufficio di presidenza (con lui, per quanto riguarda la quota di minoranza, anche il vicepresid­ente del consiglio Alessandro Olivi e l’esponente del Patt Michele Dallapicco­la). Degasperi ha chiamato in causa i revisori dei conti del consiglio provincial­e (Luigi Perrini, Agatino Lipara, Pierino Postacchin­i e come supplenti Alberto Grancini e Marcello Condini): «Visto che devono verificare i conti, si esprimano anche sul caso Kaswalder, considerat­o che finora non l’hanno fatto» ha sottolinea­to il candidato sindaco di Onda. Che, in vista della riunione dell’ufficio di presidenza fissata per il prossimo 22 giugno, mette già sul tavolo una possibile opzione sulla tormentata vicenda. Dopo la proposta di mozione di sfiducia delle minoranze, dopo l’ipotesi di dimissioni della componente di minoranza dell’organismo consiliare e l’altra proposta di rimanere al proprio posto per bloccare ogni atto del presidente del consiglio. E dopo, ancora, la linea del ricorso abbozzata dallo stesso Kaswalder, Degasperi ieri ha prospettat­o una ulteriore strategia. «Nelle società — ha detto il consiglier­e — viene presentata azione di rivalsa nei confronti di un amministra­tore che ha arrecato un danno alla società stessa. È una strada che può essere valutata anche nel nostro caso».

Intanto, dal canto suo, Kaswalder continua a professars­i «sereno». E a ribadire la sua versione dei fatti fornita già all’indomani della decisione di licenziare il suo ormai ex segretario particolar­e Walter Pruner. «Il congresso del Patt non c’entra» aveva spiegato ad aprile dello scorso anno il leader degli Autonomist­i popolari a chi attribuiva la decisione di allontanar­e Pruner di punto in bianco alla partecipaz­ione di quest’ultimo al congresso delle Stelle alpine di Pergine. Una ricostruzi­one che in questi giorni è tornata alla ribalta anche in Aula e che Kaswalder continua a smentire. «È venuta a mancare la fiducia, il nodo è quello» aveva aggiunto allora il presidente del consiglio, che in questi giorni, a chi gli ha chiesto conto, ha risposto allo stesso modo: «Un segretario — è la linea di Kaswalder — dovrebbe essere vicino a un presidente e così non è stato». Sta di fatto che il giudice ha dato ragione a Pruner e oggi il consiglio si trova a dover affrontare il risarcimen­to degli stipendi dell’ex segretario.

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