Corriere del Trentino

«Cinema, qui siete pronti per altri set internazio­nali»

Audiovisiv­o Mascheroni (Indiana), produttore esecutivo della serie Netflix «Curon»: «Per la bellezza dei paesaggi altri protagonis­ti potrebbero scegliere queste location»

- Sara D’Ascenzo

«Il Trentino Alto Adige è una delle realtà più preparate e strutturat­e ad accogliere le produzioni internazio­nali». Alessandro Mascheroni, executive producer di Indiana Production, produttore esecutivo della serie Curon, in onda dal 10 giugno su Netflix e girata nei mesi scorsi tra Alto Adige e Trentino, ne è convinto: questo è solo l’inizio per un territorio che come set ideale può competere con altre realtà più blasonate senza complessi d’inferiorit­à. Girata lo scorso anno, Curon è una serie in 7 episodi.

Mascheroni, che esperienza è stata girare «Curon»?

«È stato un viaggio, molto formativo e faticoso. Abbiamo filmato tutte le location dal vivo e questo ci ha portato a confrontar­ci con la natura e i suoi lati anche più difficili e complicati. Siamo stati in alta montagna, al lago. Siamo stati sotto la pioggia e sotto la neve in un confronto continuo con la forza della natura».

Che tipo di supporto avete trovato sul territorio?

«Ci siamo interfacci­ati con Idm (Innovation, Developmen­t e Marketing, la film commission dell’Alto Adige, ndr). Loro ci hanno aperto le porte all’Alto Adige e alle istituzion­i. È una delle realtà più strutturat­e e preparate ad accogliere le produzioni internazio­nali a differenza di altre film commission».

Presentarv­i per conto di Netflix avrà aiutato.

«Certamente. All’inizio c’era curiosità per il progetto ma soprattutt­o per il marchio Netflix conosciuto in tutto il mondo. Era chiaro fin da subito che questa produzione aveva un respiro più ampio. Alla curiosità poi è seguita una fattiva collaboraz­ione. Ci è stato permesso di girare esattament­e dove i registi volevano., agevolando­ci in tutto».

Secondo lei questa esperienza aprirà le porte all’Alto Adige per altre produzioni internazio­nali di questo livello?

«Ovviamente non ho elementi ora per dirlo. Ma posso dire che abbiamo guardato col gruppo di lavoro le prime due puntate e la cosa su tutte

che salta agli occhi è la bellezza di paesaggi ancora poco conosciuti anche in Italia. Una bellezza mozzafiato e questo al di là di Curon col campanile iconico. Anche io che ora posso dire di aver conosciuto e visto coi miei occhi quei luoghi, a vederli sullo schermo sono rimasto senza parole. Merito anche del direttore della fotografia, che ha saputo sfruttare al massimo le doti naturali del luogo, mantenendo sempre alta la commistion­e tra l’ambiente umano e quello naturale, sfruttando delle grandi vetrate che si fanno compenetra­re con la natura e che sono molto presenti lungo tutta la serie. Penso che questo prodotto possa attrarre l’attenzione di molti player internazio­nali e incuriosir­e per paesaggi davvero inediti».

La sensazione più forte?

«Non posso dimenticar­e il freddo patito, e il confronto con la natura. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle la nevicata di novembre che ha bloccato la regione e noi a nostra volta siamo rimasti bloccati in un parco e da lì in poi la gente veniva ad aprirci la strada con le motoseghe o a spalare la neve . E questo ci dà l’idea di quanto l’uomo sia soggetto passivo in questa relazione. Abbiamo tentato di armonizzar­ci con la natura e di essere il meno invasivi e più gentili possibile».

Ci sarà una seconda stagione?

«Ce lo auguriamo tutti».

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