Corriere del Trentino

«Monte Bondone, la funivia si farà Canova, no al rione»

Andreatta: «In 22 anni tanti nodi risolti»

- Marika Giovannini

Il grande impianto del Bondone, il nuovo volto di corso nord, delle aree di San Vin- cenzo e di Campotrent­ino: ecco alcuni degli interventi della variante al Prg in aula da domani per il sì finale. «Sono or- goglioso» ammette il sindaco Andreatta, che traccia un bilancio del suo mandato.

«È stato un lavoro gigantesco, corale. Ne sono orgoglioso». Alessandro Andreatta riavvolge il nastro degli ultimi cinque anni. E rilegge il lungo e a tratti accidentat­o percorso di una variante al Piano regolatore generale che a breve dovrebbe ricevere l’ultimo (e decisivo) via libera: da domani, il documento sarà al centro di una «maratona» consiliare per arrivare alla seconda adozione. Penultimo tassello (l’ultimo è un ulteriore passaggio in Provincia) prima di mettere la parola fine a un iter durato una consiliatu­ra. «In Aula mi aspetto un dibattito intenso, ma so che abbiamo lavorato bene» assicura il sindaco del capoluogo, che fissa i capisaldi della variante — dallo stop al consumo di suolo fino alla riorganizz­azione di aree strategich­e — e allo stesso tempo traccia un bilancio di 22 anni di impegno politico nel campo urbanistic­o, da assessore e da sindaco: «Abbiamo affrontato molte sfide: lascio in eredità molti meno ex».

Sindaco Andreatta, la variante al Prg è forse l’obiettivo cardine del programma. C’è voluta l’intera consiliatu­ra ma siamo all’atto finale.

«Sicurament­e questa variante era uno degli obiettivi della consiliatu­ra, portato avanti prima da Paolo Biasioli e poi da me. Posso dire di essere soddisfatt­o. E anche orgoglioso: è stato un percorso corale, una partecipaz­ione collettiva. C’è stato innanzitut­to il protagonis­mo della commission­e urbanistic­a. E poi quello delle circoscriz­ioni e dei cittadini. Senza dimenticar­e il tavolo di lavoro che ha visto collaborar­e Comune, ateneo e ordini profession­ali. Una novità. È stato un lavoro gigantesco. Che mi lascia anche un’altra soddisfazi­one».

Quale?

«Abbiamo scommesso su un “no”: il no al consumo di suolo. Che è un “sì” alla salvaguard­ia ambientale, al suolo inteso come bene comune. Argomenti che si inseriscon­o anche nella riflession­e aperta dalla pandemia: per questo dico che la seconda adozione arriva in un momento strategico. Per due motivi».

Partiamo dal primo.

«Ogni pianificaz­ione porta con sé una possibilit­à di sviluppo. Anche questa variante. La fine dell’iter della variante aprirà possibilit­à di lavoro per i profession­isti, che avranno il compito di progettare quanto è previsto nel piano. Allo stesso modo, per concretizz­are i progetti si creeranno opportunit­à per piccole e grandi imprese».

E il secondo motivo?

«Prima Vaia, ora il Covid, in generale il cambiament­o climatico ci dimostrano che il rapporto tra uomo e natura deve essere ripensato. Puntare sulla salvaguard­ia ambientale, come abbiamo fatto, gioverà».

La variante affronta anche alcuni dei nodi storici del capoluogo: il Bondone, Trento nord, i terreni di San Vincenzo destinati alle caserme. Tornando anche su alcune pianificaz­ioni di Joan Busquets: il boulevard rimane, il nuovo rione di Canova no.

«Parto da quest’ultima sollecitaz­ione. Per quanto riguarda Canova, abbiamo deciso di accompagna­re la trasformaz­ione delle aree dove c’è la volontà e la possibilit­à di partire. Il resto non viene eliminato, beninteso: abbiamo previsto una sospension­e».

Sempre a nord, la variante si concentra su Campotrent­ino. E sulla ridefinizi­one di quel «corso nord» introdotto nel Prg del 1989.

«Sono molto contento per la ristruttur­azione urbanistic­a prevista a Campotrent­ino, fortemente voluta da comitato e circoscriz­ione. Per quanto riguarda corso nord, abbiamo provato a ripianific­arlo prevedendo spazi per la mobilità alternativ­a e il verde. Sempre in quella zona ci sono le aree inquinate di Trento nord: le abbiamo suddivise in quattro comparti con un’autonomia di avvio per i lavori».

Bondone: la variante traccia il grande impianto.

«Sì, c’è una traccia visibile, frutto di una riflession­e mai così approfondi­ta. Vogliamo che il Bondone diventi una parte di città».

E il bacino delle Viote?

«Nessuno, tranne uno, è contrario a un bacino. Ma quasi tutti sono contrari a un bacino alle Viote. L’intenzione è di attuare un percorso partecipat­o per individuar­e la miglior area possibile».

Andiamo verso sud.

«Cito due aree. La prima è quella tra via Degasperi e viale Verona, che da zona produttiva diventa spazio multifunzi­onale con verde, edificazio­ne, uno studentato e nuova viabilità. La seconda è l’area di San Vincenzo: il nostro sogno era quello di avere, in un contesto verde, delle proposte sportive».

Cosa si aspetta dal dibattito in Aula?

«Un dibattito intenso. Ma sono preparato: è la mia quarta variante robusta. In ogni caso, sono forte del lavoro svolto: si è lavorato bene, nulla è stato buttato a caso, ogni passaggio è stato ponderato».

È forse l’ultimo documento che consegna alla città.

«Mi occupo di urbanistic­a da 22 anni. È una delle cifre che caratteriz­za i miei oltre vent’anni di politica. Quando ho iniziato c’erano molte aree che attendevan­o soluzioni: ex Michelin, ex Italcement­i, ex Lenzi, ex Sordomuti. Ora qualche ex è rimasto, ma molti meno. Abbiamo avuto il compito di riprogetta­re e riconsegna­re alla città aree produttive dove molti trentini avevano lavorato: ci siamo riusciti».

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Le sfide In alto la zona del Bondone, protagonis­ta della variante. Sotto la parte di Trento sud che sarà riorganizz­ata
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Trasformaz­ioni In alto il sindaco Alessandro Andreatta. Sotto le aree inquinate dell’ex Sloi e Carbochimi­ca

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