Cassa integrazione, soldi in arrivo
L’annuncio della vicepresidente dell’Inps Gnecchi. Quaranta milioni al Trentino
«Con l’inizio della prossima settimana saranno autorizzate tutte le domande di cassa integrazione in deroga (Cigd) per Alto Adige e Trentino». Lo assicura Luisa Gnecchi, altoatesina e vicepresidente Inps, che conferma lo sblocco pieno delle risorse a favore dei lavoratori costretti a casa dal Covid-19, stimate in circa 40 milioni di euro per la provincia di Trento e in 29,5 per quella di Bolzano. I comitati provinciali dell’istituto si riuniranno domani.
«Con l’inizio della prossima settimana saranno autorizzate tutte le domande di cassa integrazione in deroga (Cigd) per Alto Adige e Trentino». È Luisa Gnecchi, altoatesina e vicepresidente Inps, a confermare lo sblocco pieno delle risorse per ristorare i lavoratori costretti a casa dal Covid-19, stimate in circa 40 milioni di euro per la provincia di Trento e in 29,5 per quella di Bolzano. I comitati provinciali dell’istituto di previdenza si riuniranno domani alle 16.
Vicepresidente Gnecchi, la liquidazione delle Cigd di marzo e aprile sta arrivando solo ora...
«Comprendo l’arrabbiatura dei lavoratori delle nostre Province, visto che Trento e Bolzano sono state le ultime a partire. Abbiamo però operato per rimuovere gli ostacoli procedurali e, ora, stiamo chiudendo lo smaltimento di tutte le domande giacenti. Devono dare una mano anche le imprese, consegnando con rapidità il modello Sr41, in cui le aziende indicano per ciascun dipendente il numero di ore non lavorate».
Per attenuare gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria, sono stati previsti bonus per autonomi e parasubordinati. Quale è stata l’incidenza nel territorio?
«La misura dei 600 euro ha riguardato complessivamente 99.437 persone, per i mesi di marzo e aprile. Sono 66.984 autonomi puri e 5.515 co.co.co. Completano l’insieme gli stagionali, ripartiti tra i 18.136 del turismo e gli 8.858 dell’agricoltura. Nel conto, infine, anche 304 lavoratori dello spettacolo. Per maggio, i numeri saranno inferiori, perché per la percezione del bonus dovrà essere attestata una contrazione dei redditi almeno del 33%. Attendiamo di vedere, poi, gli esiti per il contributo da 1.000 per due mesi a colf e badanti, collegato alla stipula di un contratto regolare di almeno 10 ore settimanali, anche con committenti diversi. Un modo per disincentivare il lavoro irregolare. Qualcosa di simile va studiato per l’edilizia e ci sono emendamenti in tal senso in parlamento».
Finita la stagione dei bonus, quali politiche attive per i lavoratori accompagneranno la ripartenza, sapendo che dal 16 agosto le aziende riavranno facoltà di licenziare?
«Per il lavoro stagionale sono ottimista: Alto Adige e Trentino mantengono un forte appeal turistico e questi primi giorni di ripartenza paiono confermarlo. La riflessione più approfondita va fatta sul lavoro a distanza, da regolamentare con accordi collettivi, tenendo conto di aspetti positivi, come la riduzione di traffico e inquinamento, e negativi, come il venir meno delle relazioni umane sul posto di lavoro. Vanno valutati, inoltre, i minori costi imputati alle aziende e il fatto che non sempre i dipendenti a casa hanno spazi adeguati. A ciò si lega il tema della cura dei bambini, per cui sono fondamentali il diritto a istruzione e socialità. Intanto, aumenta chi chiede se è possibile inserire nel libretto famiglia Inps il nonno, per il lavoro di cura dei nipoti, in modo da poter chiedere anche i bonus baby sitter. Legittimo, ma impone una riflessione ulteriore».
Molti i lavori di cura non retribuiti, quasi sempre a carico delle donne...
«La condivisione delle pari responsabilità in famiglia è stabilita per legge ancora dal 1991. Dopo quasi 30 anni siamo ancora distanti dalla piena attuazione. Nelle nostre Province il divario è forse meno spiccato. Penso, per esempio, alle campagne portate avanti dalle commissioni Pari opportunità o, a Bolzano, dall’Istituto promozione lavoratori. L’emergenza Covid-19 ha fatto emergere che molti lavori di prima linea e di cura, dalla sanità alle pulizia, sono svolti da donne che, per questo, hanno pagato un conto rilevante nei contagi».